DE LELLIS, Carlo
Nacque nei primi decenni del sec. XVII da famiglia originaria di Chieti, ma trapiantata a Napoli.
Suo nonno Onofrio fu poeta affermato, ed ebbe un fratello giureconsulto, Lelio, che lasciò un volume manoscritto di "Conclusioni singolari in legge". Onofrio morì nel 1608 e lasciò un figlio di nome Donato, che fu uno dei più celebri avvocati nei supremi tribunali di Napoli.
Da Donato nacque il D., del quale è incerto il luogo di nascita; alcuni suoi contemporanei lo definiscono "teatinus" (il Toppi, che era di Chieti, lo chiama "concivis meus"), ma già da tempo la sua famiglia aveva scelto Napoli come luogo di residenza. Il D. si avviò agli studi giuridici e alla poesia, ma presto cominciò ad applicarsi per intero alle ricerche archivistiche, stimolato e protetto da Marcello Bonito, archivario del Regno, mentre le sue amicizie con Niccolò Toppi, che era archivario della R. Camera della Sommaria dal 1651, e con Sigismondo Sicola, archivario della R. Zecca, dovettero senz'altro facilitargli le ricerche. Il D. investigò in modo particolare le genealogie delle famiglie nobili del Regno, sperando forse anche di ricavarne un utile economico per sollevare le sue modeste condizioni.
Del dissesto di queste ultime esiste una testimonianza autografa nel sesto volume dei suoi Notamenta, da cui risulta che il 23 marzo 1675 egli diede dei pegni al Monte dei poveri, mentre era già in debito col "credensiero" di detto Monte, Giuseppe Martone. Da un'altra nota autografa, al volume decimo dei Notamenta si apprende che il 9 febbr. 1682 il D. era detenuto a Castel Nuovo ("dum detemptus essem in Castro Novo Neapolis"), senza che egli spieghi le ragioni della sua detenzione, ma dove peraltro gli era consentito continuare i suoi transunti.
Il D. morì prima del 1691, dato che in un opuscolo di D. Confuorto stampato in quell'anno (Scrittura intitolata alla verità ...) si trova un accenno al suo testamento, riguardo ad alcuni manoscritti lasciati dal D. ai padri crociferi del collegio di S. Aspremo. Sicuramente era morto prima del 1701, anno in cui fu dato l'assenso alla stampa a Napoli, del quarto volume dei Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli, pubblicato postumo. Il Confuorto citò anche brevemente il D. nei suoi Giornali di Napoli dal MDCLXXIX al MDCIC, al 23 febbr. 1695, a proposito di Nicola Caputo e della sua pretesa appartenenza ad una famiglia nobile già estinta "come vanamente ha fatto dire da quel buon Carlo De Lellis".
L'impegno del D. nelle ricerche erudite trova la prima testimonianza il 7 ag. 1641, in una lettera indirizzata da Francesco Origlia, erudito napoletano amico del D., a Ferdinando Ughelli (Bibl. Ap. Vat., Barb. lat. 3246, f. 355), nella quale l'autore chiede all'abate per conto del D. un parere sull'origine teramana di Teodoro De Lellis, vescovo di Feltre dal 1462 al 1464 e di Treviso dal 1464 al 1466. Due anni dopo, il 16 luglio 1643, è lo stesso D. a scrivere all'Ughelli rinnovando la richiesta (ibid., ff.314-315). La corrispondenza si prolungò sino al maggio 1658, data di una seconda lettera all'Ughelli (Bibl. Ap. Vat., Barb. lat. 3245, ff. 322-324) nella quale il D. accenna all'invio da parte sua di alcune armi cittadine richiestegli dall'abate, e riporta numerose notizie su un frate Angelo De Lellis di Bitonto dell'Ordine dei conventuali.
Nello stesso periodo il D. partecipava all'attività di varie accademie napoletane: una delle più celebri, quella degli Oziosi, che fra l'altro annoverò tra i suoi membri l'arcivescovo e cardinale Ascanio Filomarino e Filippo Anastasio; l'altra degli Incauti, che si riuniva nel monastero di S. Agostino a Napoli, della quale il D. fu eletto prima assistente poi principe; e infine l'Accademia di legge, quella degli Abbandonati, della quale fu anche principe, e che si celebrava nella chiesa di S. Maria Maggiore.
A questa sua attività accademica si ricollega la produzione poetica del D., in volgare ed in latino, il cui frutto maggiore furono Gli applausi poetici, una raccolta di rime che fu stampata a Napoli nel 1649. In precedenza il D. aveva composto una vita di Michele Riccio, letterato e uomo politico napoletano, premessa all'edizione dell'opera del Riccio Regibus Hispaniae Hyerusalem Galliae..., Napoli 1645, che venne ristampata ancora nel 1654. In quest'ultimo anno il D. pubblicò, sempre a Napoli, la Parte seconda o' vero Supplimento a Napoli sacra di D. Cesare d'Engenio Caracciolo. Nella dedica a Giuseppe Caracciolo, marchese di Brienza, l'autore parla della famiglia Caracciolo, mentre una premessa dello stampatore R. Mollo accenna a numerose opere che l'erudito era sul punto di pubblicare. L'opera conserva la stessa struttura di quella pubblicata dal D'Engenio nel 1624, con l'aggiunta della descrizione di parecchie chiese costruite nel frattempo. Ancora nel 1654 uscì in Napoli la prima parte dei Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli, risultato più importante delle pazienti ricerche d'archivio del D., che però, al di là dell'impegno, non esce da una impostazione generica della storia narrata.
La dedica è a Francesco Marino Caracciolo, del quale il D. loda l'impegno nel sedare i tumulti del 1647 e ricorda il titolo di ambasciatore del Regno di Napoli presso il pontefice, incarico che prevedeva la presentazione dell'omaggio della chinea. La prefazione al lettore è del già ricordato Francesco Origlia. Nell'opera il D. pone sempre in margine le sue fonti d'informazione, che vanno dai classici e dalle epigrafi alle opere dei suoi contemporanei; ogni trattazione è preceduta dallo stemma della famiglia di cui si parla. La seconda parte dei Discorsi venne stampata a Napoli nel 1663. Nella prefazione lo stampatore precisa che il D. non intendeva urtare suscettibilità col mescolare a famiglie nobili per stirpe e tradizione altre illustratesi da poco. L'"imprimatur" e la data del nulla osta dei revisori sono del 1655, e lo stampatore spiega nella suddetta prefazione che l'opera fu cominciata a stampare parecchio tempo prima del 1663, e fu pubblicata solo a quella data in seguito a vari incidenti. La terza parte, stampata sempre a Napoli nel 1671, è dedicata ad un personaggio spagnolo, Pietro Antonio Raymondo Folch de Cardona, del quale vengono elencati i numerosi titoli, tra i quali ricorre di nuovo quello di ambasciatore presso S. Santità. Il quarto volume (Napoli 1701) conteneva in realtà solo quattro famiglie trattate dal D., che a quell'epoca era già morto; le altre diciotto vennero curate da Domenico Confuorto.
Nel 1670 il D. aveva pubblicato un'altra opera, il Supplimento all'Historia della famiglia Blanch scritta da D. Camillo Tutini, stampata a Napoli. Tale famiglia era quella materna di Marcello Bonito. Ancora a proposito del Tutini, il D. compose una Apologia contro D. Camillo Tutino per il libro dell'Origine de' Seggi, in due volumi manoscritti (Napoli, Bibl. naz., X. B. 25 e X. B. 26). Nell'introduzione a quest'opera è inserita una biografia del Tutini, verso il quale il D. non nasconde la sua avversione, accusandolo di ignoranza, di malignità e persino di natura depravata; narra poi il D., il quale si dimostrò sempre fedelissimo al governo spagnolo, della posizione assunta dal Tutini durante i fatti del 1647, nel corso dei quali, egli afferma, fu prima partigiano del duca di Guisa, poi lo tradì con una lettera al re di Francia nella quale il duca veniva accusato di badare ai suoi interessi e non a quelli della Corona; perseguitato - continua il D. - dai Francesi, che giustiziarono i suoi complici, e dagli Spagnoli, Tutini fu costretto a fuggire a Roma.
Il D., "con una costanza da sbalordire" (De Laurentiis, Manoscritti..., p. 179), eseguì lo spoglio di tutti i volumi ancora reperibili al suo tempo appartenenti alle Cancellerie angioina, aragonese e vicereale, oltre ai più importanti processi trattati innanzi al Regio Consiglio, sulle orme di quanti prima di lui, nella seconda metà del '500 e all'inizio del'600, si erano occupati di quel materiale ricavandone genealogie (P. Vincenti, C. Tutini, B. Chioccarelli e altri) o dedicandosi come lui agli spogli dei registri (G. Bolvito, C. Pagano, C. D'Afflitto, ecc.). Il D. compilò ben 28 volumi di repertori, di cui undici riguardanti la Cancelleria angioina (1266-1435); i primi sette volumi erano tratti dai quattrocentotrentasei registri esistenti a quel tempo, ai quali era stato dato un ordinamento, anche se confuso, nel 1568; i due successivi volumi riguardavano i fascicoli, mentre gli ultimi due le arche in pergamena e quelle in carta; questi ultimi due repertori vennero compilati tra il 1680 e il febbraio 1682, mentre il D. era detenuto a Castel Nuovo.
I repertori rimasero, insieme ad altro materiale riunito da Marcello Bonito (e cioè i notamenti compilati da C. Pagano, C. D'Afflitto e G. G. Di Transo), per oltre un secolo e mezzo in casa Bonito, e furono acquistati nel 1850 da C. Minieri Riccio che ne pubblicò parecchi (cfr. Gli atti perduti..., a cura di R. Filangieri, pp. XVIII s.). Nel 1882 li acquistò Angelo Broccoli, che iniziò la pubblicazione dei registri nell'Archivio storico campano (I, 1889), ma si limitò al registro 1271 A della Cancelleria angioina, al secondo privilegio di re Ferrante I d'Aragona (1487-1488) della Cancelleria aragonese, e al primo privilegio del gran capitano (1503) della Cancelleria spagnola. Dagli eredi del Broccoli il materiale fu acquistato dallo Stato nel 1925, e posto nell'Archivio di Stato di Napoli. Parte di esso andò distrutta durante la seconda guerra mondiale. Il D. compilò un repertorio ampio e organico solo di una parte dei registri; di tutti gli altri eseguì un repertorio parziale o relativo solo a qualche documento. Dei registri presi in considerazione, ventidue riguardavano Carlo II (1285-1309), diciannove Roberto d'Angiò (1309-1343), sette Carlo d'Angiò duca di Calabria e ventidue sua figlia Giovanna I; questi ultimi ebbero un repertorio quasi completo solo da parte del De Lellis. Si può ritenere che con questi repertori venne recuperato oltre un terzo del materiale perduto nel 1701, quando, durante i tumulti che seguirono la congiura del principe di Macchia, il popolo in rivolta penetrò in Castel Capuano e incendiò sessanta registri angioini insieme ad altro materiale ivi custodito.
Numerosi altri volumi del D. confluirono nell'Archivio di Stato di Napoli; essi riguardavano le famiglie del Regno, i feudatari delle province e vari argomenti, spesso con citazioni di registri angioini. Si trattava di bozze, con postille e aggiunte del D., la cui scrittura malferma e difficilmente decifrabile denunciava l'età avanzata.
Altri manoscritti del D. si trovano presso la Bibl. naz. di Napoli, segn. X. A.4-A.10, A.12, A.13; X. B.20-B.26; XIV. F.17, G.26; XV. D.76, E.19. Il De Laurentiis (Manoscritti..., p. 199) dà notizia che presso Bartolomeo Capasso si trovavano due manoscritti del D. cedutigli dal Minieri Riccio, riguardanti spogli delle scritture dei monasteri di S. Marcellino, S. Sebastiano e S. Gregorio Armeno. Nel 1887 un manoscritto del D. riguardante la famiglia Filangieri venne pubblicato con ampie note e richiami da B. Candida Gonzaga (Napoli 1887).
Fonti e Bibl.: Per le vicende dei docum. delle Cancell. angioina, aragonese e vicereale e dei repertori che li riguardano, v.: C. Minieri Riccio, Le Cancell. angioina, arag. e spagnuola dell'Arch. di Stato di Napoli, Napoli 1880; P. Durrier, Les archives angevines de Naples, Paris 1886-1887; B. Capasso, Invent. cronologico-sistematico dei registri angioini conservati nell'Arch. di Stato di Napoli, Napoli 1894; Gli atti perduti della Cancell. angioina transuntati da C. D., a cura di R. Filangieri, in Reg. chart. Italiae, XXV, Roma 1939; XXXI, ibid. 1942; I registri della Cancelleria angioina ricostruiti da R. Filangieri, in Testi e documenti di storia napol. pubblicati dall'Accademia Pontaniana, I-XXXI, Napoli 1950-1980; Fonti aragonesi a cura degli archivisti napoletani, ibid., s. 2, I-XI, Napoli 1957-1981. Per la bibliografia specifica sul D.: L. Duardo, De societatibus tractatus, Neapoli 1644, p. 174; C. A. Bottiglieri, De successionibus ab intestato tractatus elaboratissimus, Neapoli 1653, p. 584; N. Toppi, De origine omnium tribunalium, Neapoli 1655, I, 1, p. 181; 2, p. 134; Id., Biblioteca napoletana, I, Napoli 1678, pp. 58, 285; G. Ravizza, Notizie biogr. che riguardano gli uomini illustri della città di Chieti, Napoli 1830, pp. 78 s.; S. Volpicella, C. Tutini, in Arch. stor. per le provincie napol., I (1876), pp. 316-320; G. Del Giudice, La famiglia di re Manfredi, ibid., V, (1880), pp. 61 ss.; M. Mongillo, Cenni biogr. e bibliografici su C. D., in Arch. stor. campano, I (1889), pp. 33-51; C. De Laurentiis, Manoscritti di scrittori chietini presso l'Arch. di Stato, le biblioteche e i privati in Napoli, in La Rivista abruzzese di scienze, lettere ed arti, XII (1897), pp. 179, 199 s.; B. Capasso, Le fonti della storia delle provincie napolitane dal 568 al 1500, Napoli 1902, pp. 4 s.; E. Gentile, I manoscritti di C. D., in Arch. stor. ital., LXXXVII (1929), pp. 309-313; R. Filangieri, Notamenti e repertori... compilati da C. D. ..., in Scritti di paleografia..., Roma 1970, pp. 178-185; G. Galasso, Napoli nel Viceregno spagnuolo dal 1648 al 1696, in Storia di Napoli, VI, 1, Napoli 1970, p. 649; G. Morelli, Lettere inedite di storici abruzzesi a Ferdinando Ughelli, in Abruzzo, XII (1974), pp. 81, 88 ss.; Guida gen. d. Archivi di Stato ital., III, Roma 1986, pp. 20-23.