BURCI, Carlo
Nacque in Firenze il 4 sett. 1813 da Federigo, orefice, e da Caterina Landi. Appassionatosi sin dalla giovinezza all'arte drammatica, volle iscriversi al corso di recitazione dell'Accademia di Belle Arti e continuò a frequentarlo anche dopo aver optato per la scienza medica. Allievo nel 1830 dell'Istituto superiore di Firenze, egli richiamò l'attenzione del suo maestro di anatomia, F. Zannetti, con il quale strinse poi una profonda e sincera amicizia. Terminò gli studi anatomici nel 1833, dopo un triennio di ininterrotto lavoro sul cadavere, e si dedicò subito allo studio della patologia medica e chirurgica come allievo interno dell'ospedale di S. Maria Nuova. Nel 1835-36, quale "primo giovane", eseguì numerosi interventi e compilò le storie cliniche, conseguendo la cosiddetta "matricola chirurgica" (diploma chirurgico). Ottenuto tale diploma, fu chiamato da P. Betti, sovrintendente dell'ospedale di S. Maria Nuova, a ricoprire il posto di ripetitore delle operazioni chirurgiche; nel 1839 fu nominato riordinatore e illustratore del Museo fisiopatologico dell'Istituto superiore. Nel 1840 si verificò un fatto importantissimo per l'insegnamento medico fiorentino: venne promulgato il nuovo ordinamento degli studi di complemento e perfezionamento di S. Maria Nuova e s'istituirono diverse cattedre, fra le quali una di anatomia patologica: il B. ne venne nominato titolare. Egli coprì questo suo ufficio con tale successo che l'anno seguente venne riconfermato professore effettivo, divenendo contemporaneamente membro del Collegio medico fiorentino. Durante l'insegnamento non tralasciò le ripetizioni di chirurgia, tenendosi così sempre in esercizio e facendosi notare come elegante operatore. Allorché G. Regnoli lasciò Pisa, il B. fu nominato, nell'anno 1845, professore di clinica chirurgica.
Dopo aver preso parte alla prima guerra d'indipendenza (nel 1848 fu prima capitano chirurgo della guardia universitaria e poi chirurgo maggiore d'ambulanza delle truppe toscane), si iniziò per il B. quel periodo che, dal '49 al '60, fu il più proficuo, scientificamente, della sua vita: pubblicò molti lavori su difficili interventi da lui eseguiti; si occupò di medicina sociale, suggerendo provvedimenti per diminuire il numero dei rachitici e degli scrofolosi; sottolineò l'importanza degli stabilimenti balneari marini. Intanto prendeva attivamente parte alla vita politica, frequentava circoli liberali, aveva contatti con eminenti patrioti. Più tardi dovrà intercedere presso le autorità in favore del figlio Carlo Giuliano, inquisito perché sospettato di cospirazione e di partecipazione allo sbarco a Gombo di armi e di munizioni, e ciò determinerà un notevole affievolimento della sua attività politica. Nel 1860 il B. poté finalmente ritornare a Firenze come primo clinico chirurgo, continuando la sua fatica fino al 1867, allorché un flemmone a una mano, conseguenza di una lesione riportata durante un intervento, lo tenne lontano da ogni attività per parecchi mesi. Guarì, ma la mano rimase storpiata e non sentendosi, in tale condizione, capace di accudire pienamente ai doveri del suo insegnamento clinico, egli diede le dimissioni, accettate nel 1868; contemporaneamente venne nominato consulente della clinica chirurgica. Senatore dal 1865, fu eletto nel 1871 presidente del Consiglio superiore di sanità del Regno e in tale qualità lavorò indefessamente alla riforma del codice sanitario.
Il B. morì a Firenze il 4 febbr. 1875 di tubercolosi polmonare.
Dei suoi scritti concernenti la chirurgia ricordiamo: Lezioni sulla cistotomia maschile e femminile, Firenze 1861, in cui sostiene la necessità di stabilire caso per caso la tecnica d'intervento che più s'addice al bisogno; Lezioni sulla cura chirurgica delle ernie addominali e sciolte e strangolate e più specialmente della erniotomia, Pisa 1875. Degni di ricordo per l'intonazione precorritrice sono pure i suoi studi: Dei casi di aneurisma nei quali può essere raccomandata l'elettro-agopuntura e modi per eseguirla, Pisa 1852; Della cura abortiva della gravidanza extra-uterina operata col mezzo dell'elettro-agopuntura, Pisa 1855.
Oltre che nella chirurgia, il B. si distinse pure nella storia delle arti sanitarie. Come anatomo-patologo, s'interessò profondamente all'evoluzione di questa disciplina e soprattutto all'opera di Antonio Benivieni (1443-1502), di cui tradusse per la prima volta in italiano la classica opera De abditis nonnullis ac mirandis morborum et sanationum causis, con il titolo Di alcune ammirabili ed occulte cause di morbi e loro guarigioni. Libro di Antonio Benivieni fiorentino,volgarizzato e corredato di un elogio storico intorno alla vita e alle opere dell'autore (Firenze 1843). Successivamente egli ritrovò il manoscritto autografo originale dell'opera, e poiché in quegli anni F. Puccinotti lavorava al suo trattato di storia della medicina, d'accordo con il B. fu deciso di pubblicare fra i documenti sia la dedica originale dei Benivieni al Lorenzani, sia le osservazioni inedite in latino della seconda centuria dalla 112ª alla 158ª (cfr. Puccinotti, II, parte I, Livorno 1855, pp. CCXXXIII-CCLV). Il B. stese poi una nuova traduzione basata sull'originale, che non venne mai pubblicata (il manoscritto è conservato tra le Carte Burci).
Ai lavori storici di minor impegno del B. appartengono alcuni articoli e discorsi biografici e commemorativi: fra essi, quelli sul Benevoli, Falcucci, Gallizioli, e degni soprattutto di menzione gli elogi biografici del chirurgo bolognese Paolo Baroni (1856), di Andrea Ranzi (1859), di Francesco Puccinotti, letti nel marzo 1873 all'Accademia dei Georgofili. Lontano da ogni ampollosità e facile retorica, il B. sapeva mantenere una obiettività che rende ancora i dati forniti preziosi al ricercatore odierno. Ma il suo capolavoro dal punto di vista della ricerca storica è rappresentato dalla Storia compendiata della chirurgia italiana dal suo principio fino al secolo XIX: secondo le prime intenzioni, avrebbe dovuto rappresentare la parte introduttiva della voce "Chirurgia" nel Dizionario delle scienze mediche, redatto da A. Corradi, P. Mantegazza, G. Bizzozero; l'argomento però piacque tanto al B. da divenire una vera e propria monografia, edita dopo la morte dell'autore, nel 1876, nel volume primo delle pubblicazioni dell'Istituto di studi superiori in Firenze (sezione di medicina e chirurgia e scuola di farmacia), pp. 92-181. La grande reputazione di questa opera, che venne definita da D. Giordano "un prestigioso gioiello", sta nel fatto che l'autore riuscì a condensare entro il breve spazio di neanche cento pagine l'intera storia della chirurgia non solamente italiana, ma internazionale. Il B. distingue nella chirurgia vari periodi: in ciascuno tratta dapprima la chirurgia italiana, poi, a seconda dell'importanza, passa ad esaminare quella delle altre nazioni; cerca sempre di essere obiettivo nella valutazione dei meriti di coloro che esercitarono un'influenza decisiva sullo sviluppo dell'arte e di dare la dovuta attenzione anche a certe branche specialistiche, come l'urologia e la chirurgia delle ferite da arma da fuoco.
Nel 1874 vide la luce in Firenze un altro suo lavoro, intitolato Prolusione ai discorsi anatomici di Lorenzo Bellini, a cura della Società per l'incremento dei buoni studi: quest'opera, che espone l'importanza scientifica, storica e letteraria dei discorsi anatomici del Bellini, rappresenta la degna conclusione dell'attività storico-medica del Burci.
Fonti e Bibl.: Un fondo di Carte B. è conservato nella Bibl. di medicina e chirurgia dell'univ. di Firenze; F. Puccinotti, Storia della medicina, Livorno-Prato 1850-66, II, parte 1, p. CCXXXIV; O. Andreucci, Ricordanza necrologica del prof. C. B., Firenze 1875; A. Filippi, Alla memoria di C. B., Firenze 1875; P. Landi, In morte del prof. C. B., Pisa 1875; D. Giordano, Scritti e discorsi pertinenti alla storia della medicina e ad argomenti diversi, Milano 1930, pp. 368 s.; E. Michel, Maestri e scolari dell'università di Pisa nel Risorg. nazionale, Firenze 1949, ad Indicem;Antonii Benivienii De regimine sanitatis ad Laurentium Medicem, a cura di L. Belloni, Torino-Milano 1951, pp. 6 s.; E. Coturri, Le Scuole ospedaliere di chirurgia del granducato di Toscana (secoli XVII-XIX), Torino 1958, pp. 29, 104; U. Stefanutti, C. B., storico della medicina, in Quattro figure significative nella medicina del passato, Venezia 1959, pp. 37-53; Encicl. Ital., VIII, p. 126.