BOSELLINI, Carlo
Nato a Modena il 6 maggio 1764 da Lodovico e Rosa Cioni, s'addottorò in giurisprudenza all'università di Modena nel 1786. Durante un viaggio in Francia e in Inghilterra nel 1791 contrasse rapporti con gli ambienti rivoluzionari parigini e ritornato a Modena entrò nel gruppo dei giacobini che facevano capo alla locale loggia massonica. Datosi a un'attiva diffusione delle idee repubblicane, fu arrestato e, in attesa del processo, subì una lunga detenzione nella fortezza di Sestola (gennaio 1793-marzo 1794). Nell'agosto del 1796, dopo la fuga di Ercole III, il B. prese parte alla fallita rivolta contro la reggenza, cosicché fu costretto a rifugiarsi a Reggio. Ritornato a Modena dopo l'ingresso delle truppe francesi (4 ott. 1796), fece parte della municipalità repubblicana, sollecitando provvedimenti per la diffusione delle idee repubblicane e per l'educazione popolare, anche per mezzo del Giornale repubblicano di pubblica istruzione. È di questo periodo un opuscolo dal titolo Ricerche sopra la legislazione del matrimonio... (Modena 1798), in cui il B. considera il matrimonio come un contratto risolvibile col divorzio, propone l'abolizione delle imposte più gravose per i ceti popolari, la vendita dei beni del clero e il frazionamento della proprietà. Nel 1799, "costituitosi il governo della reggenza ducale, il B. fu arrestato e sottoposto a un lungo processo con l'imputazione di lesa maestà di primo grado, passibile di pena di morte, ma fu salvato dalla vittoria napoleonica a Marengo e dal ritorno dei Francesi a Modena.
Dopo la liberazione, il B. non riprese l'attività politica del triennio precedente e preferì dedicarsi agli studi. All'abbandono degli ideali repubblicani, già tiepidi al tempo della sua partecipazione alla municipalità, seguì ben presto l'orientamento verso la monarchia costituzionale. Nel 1803, nel Discorso sulprincipio di giustizia in materia di finanze (Modena) criticò aspramente i sistemi tributari della Cisalpina e la durezza con cui venivano colpiti i capitali, opponendo come modello il sistema tributario inglese. Pubblicò poi un poemetto, Le rivoluzioni antiche del globo... (Modena 1808), in cui i moduli della poesia scientifica del Settecento sono impiegati per la descrizione delle trasformazioni della crosta terrestre; ma l'opera più importante di questo periodo e di tutta la produzione del B. è il Nuovo esame delle sorgenti della privata e pubblica ricchezza, scritta intorno al 1810, ma pubblicata, in due volumi, soltanto nel 1816-17 a Modena, dopo la caduta del regime napoleonico che ne aveva vietato la stampa.
Nell'opera, scritta sotto l'influsso delle dottrine economiche inglesi e francesi, soprattutto dello Smith e del Say, il B. sostiene che la monarchia costituzionale è la sola possibile garante dei due capisaldi politici sui quali poggiano i progressi dell'economia: libertà (di stampa, commercio, religione, ecc.) e proprietà privata. Queste sono, a loro volta, le due condizioni che assicurano la libera concorrenza e stimolano l'attività economica dei più industriosi; l'accumulazione del capitale è frutto di "previdenza", ottenuta con sacrificio e l'interesse sul capitale è remunerazione di questo sacrificio. Al problema dei tributi è dedicato l'intero secondo volume, in cui l'Einaudi (pp. 346-406) ha visto una notevole originalità di impostazione. Contro i fisiocratici, il B. sostiene l'ingiustizia dell'imposta diretta sulla proprietà fondiaria, sul capitale e sui salari: l'una viola la proprietà privata, l'altra colpisce l'industriosità e il lavoro. L'imposta indiretta è la sola che il B. ritiene utile e giusta, perché, secondo lui, l'imposta indiretta è un tributo volontario in quanto pesa su beni non di prima necessità; non viola la proprietà privata in quanto grava, non sul capitale, ma sull'uso di esso; è giusta in quanto si paga su un godimento, reale, come contropartita che il cittadino deve alla società in cambio dei beni che questa gli offre; è meno gravosa per i singoli e più redditizia per lo Stato; colpisce, non l'uomo che lavora e produce, ma l'uomo "in riposo" che consuma.
Sul Messaggiere modenese del 19 luglio 1817 Melchiorre Gioia accusò il B. di plagio delle sue teorie esposte nel Nuovo prospetto delle scienze economiche, uscito nel 1815. Con una Lettera a Giuseppe Acerbi, in Biblioteca italiana, X (1818), pp. 141-144, il B. si disse disposto a provare, con atti rilasciati dalla magistratura sulla stampa, che il Nuovo esame era già stato scritto nel 1810. La polemica si protrasse fino al 1825 con particolare violenza: lo scritto più notevole con cui il B. intese confutare il Gioia fu pubblicato nel Giornale arcadico di scienze,lettere ed arti, XV (1822-23), 3, pp. 285-303.
Il B. trascorse gli ultimi anni fra gli studi e i viaggi; si legò d'amicizia a Pietro Giordani e mantenne contatti col circolo di G. P. Vieusseux. Nel 1825 raccolse in volume una serie di articoli sulla storia delle dottrine economiche, apparsi in sette puntate nel Giornale arcadico, col titolo Intorno ai progressi delle scienze economiche (Roma 1825).
L'opera, divisa in due parti (sino alla fine del sec. XVIII e dagli inizi del sec. XIX al 1825), viene presentata come uno dei primi disegni storici delle dottrine economiche. La informazione è vasta; il metro di giudizio è dato dalla maggiore o minore approssimazione alle dottrine del liberismo.
Il B. morì a Modena il 1º luglio 1827.
Fonti eBibl.: Arch. di Stato di Modena, Cancelleria Ducale,Elenchi di affari presentati al Duca dal Supremo Ministro, 1793; Ibid., Reggenza Imperiale, 1799-1800, Processi, busta 8; L. Bosellini, Elogio del conte cavaliere L. Valdrighi, Modena 1863 (con notizie biografiche sul B.); A. Campori, Saggio di biografie modenesi del sec. XIX, Modena 1877, p. 9; L. Einaudi, Saggi sul risparmio e l'imposta, Torino 1941, pp. 346-406; A. Berselli, Movimenti politici e sociali a Modena dal 1796 al 1859, in Aspetti e problemi del Risorgimento a Modena, Modena 1963, pp. 11-66; T. Ascari, Spigolature da un carteggio frignanese, in Rassegna frignanese, VIII (1963), n. 12, pp. 27-33.