ANTONIOLI, Carlo
Nacque a Correggio (Modena) il 2 ott. 1728 da Giuseppe e Domenica Rivolta. Educato nel locale collegio degli scolopi, passò nel 1744 a Firenze, ove compi gli studi filosofici ed umanistici ed entrò tra i chierici regolari delle Scuole Pie. Allievo per le discipline filosofiche e la letteratura greca di O. Corsini, del suo stesso Ordine, si trasferì con lui a Pisa allorché il maestro fu chiamato nel 1752 a occupare in quella università la cattedra di eloquenza, già del p. Politi. A Pisa l'A. fece da assistente prima e da sostituto poi, dal 1754 al 1760, al Corsini, unendo a questi incarichi, dal 1753, l'insegnamento della logica e metafisica. Dopo la morte del maestro (27 nov. 1765), l'A., abbandonato l'insegnamento filosofico, ottenne la cattedra del Corsini, che tenne sino alla morte, avvenuta il 1º nov. 1800.
Nella sua notevole, ma dispersa attività scientifica, spesso modestamente mascherata dall'anonimo, l'A. si orientò secondo gli interessi che erano stati del Corsini: la letteratura greca innanzi tutto e poi l'antiquaria e la filosofia. Nella sua non copiosa produzione a stampa vanno, d'altra parte, distinti due tipi di opere: quelle scritte per la scuola e quelle nate per esigenze polemiche o comunque occasionali. Al primo gruppo appartengono gli scritti dedicati alla grammatica e alla letteratura greca, improntati a grande chiarezza e semplicità: le note e assai diffuse Institutiones linguae graecae in usum Scholarum Piarum, Florentiae 1759, e alcune raccolte antologiche di autori greci, con annotazioni già a suo tempo composte dal confratello C. Nicolio. Al secondo gruppo devono essere invece ascritte le opere di argomento antiquario e di interesse filosofico, quasi tutte dettate da intenzioni polemiche. Prima, fra esse, fu l'Antica gemma etrusca spiegata e illustrata, Pisa 1757, nella quale l'A., in contrasto con altri studiosi e in particolare col Winckelmann, dava una nuova interpretazione di un famoso cammeo di proprietà del barone di Stosch.
Singolare fu la battaglia letteraria ingaggiata parecchi anni dopo dall'A. con M. Guarnacci, delle cui Origini italiche..., Lucca 1767, egli pubblicò una equilibrata ma dura recensione nel Giornale de' Letterati [di Pisa], I (1771), pp. 54-77: in essa l'A., mosso da quell'amore per la chiarezza e per la semplicità che informava ogni sua indagine, dimostrava quanto fossero infondate le arditissime tesi affacciate in quella fantasiosa opera dal Guarnacci. La recensione provocò, da parte dello studioso volterrano, un ingeneroso e violento attacco ad una delle maggiori opere del defunto Corsini, la Series praefectorum Urbis, edita a Pisa nel 1763; le Osservazioni critiche del Guarnacci (apparse a Bologna nel 1772, insieme con la Difesa dell'A. e poi di nuovo nel 1773 a Venezia) indussero l'A. a rivendicare i meriti dell'opera del maestro in una Difesa per la serie de' prefetti di Roma del ch. p. Corsini, Bologna s. d. L'A. respinge con dottrina e arguzia gli argomenti addotti dal Guarnacci e, pur riconoscendo alcune omissioni in cui era incorso il Corsini, non lascia di rivolgere ancora acerbe critiche alle Origini del volterrano. Costui ribattè ancora con grossolana violenza e tentò anche di danneggiare l'A. sul piano professionale, brigando invano per fargli togliere la cattedra di Pisa.
Negli anni seguenti l'A. pubblicò due fra le sue opere più interessanti. La prima, compilata con la collaborazione del suo allievo S. Canovai e pubblicata anonima, è costituita dalle Riflessioni intorno alle pubbliche scuole e sopra quanto hanno scritto di esse alcuni de' più celebri autori del nostro secolo, Firenze 1775. Si tratta di una decisa difesa dell'insegnamento pubblico affidato agli ecclesiastici e di una acerba ma in fondo mediocre e generica polemica contro i nuovi orientamenti pedagogici dell'illuminismo e, soprattutto, di L.-R. de Caradeuc de la Chalotais (Essai d'éducation nationale...1763). L'A. propone, per il rinnovamento dell'educazione scolastica, una via di compromesso: "Invece di distruggere, e distrugger tutto l'antico, perché non cercar piuttosto un compenso, per cui ai beni sperimentati nel sistema finor praticato si uniscano, per quanto è possibile, quei nuovi vantaggi, che ora tanto si desiderano?" (Riflessioni, pp. 70-71). Ma i consigli pratici che egli dà per risolvere la crisi del vecchio ordinamento scolastico (Riflessioni, pp.71 ss.) dimostrano chiaramente l'incapacità dell'A. di staccarsi decisamente da esso.
Dieci anni prima di morire, nel 1790, l'A. pubblicò l'ultima sua opera, che è anche, dal punto di vista erudito, il suo scritto più equilibrato e maturo. Si tratta di un lungo studio biografico sul giurista pisano del sec. XII Burgundio, composto con grande sicurezza di esposizione, ricchissima informazione documentaria e bibliografica e notevole capacità di prospettiva storica (ed. in Memorie istoriche di più uomini illustri Pisani, I, Pisa 1790, pp. 71-104).
Bibl.: Per un elenco delle opere anonime dell'A., cfr. G. Melzi, Diz. di opere anonime e pseudonime, III, Indice, p. 310; per la polemica contro il Guarnacci cfr. Delle origini italiche di monsign. M. Guarnacci Esame critico...,Venezia 1773, ove sono pubblicati i vari testi; cfr. anche Giornale de' letterati [di Pisa], VIII (1772), pp. 179-217. Cfr. inoltre sull'A.: E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri, VII, Venezia 1840, pp. 70-72; A. Checcucci, Commentario della vita e delle opere di P. Pozzetti, Firenze 1858, pp. 201-210; F. Buonamici, Burgundio Pisano, in Annali delle Università toscane, XXVIII(1908), pp. 10 s.; G. Giovannozzi, Il Calasanzio e l'opera sua, Firenze 1930, pp. 89-91; G. Calò, Un umanista educatore del sec. XVIII, in Riv. pedagogica, XXV(1932), pp. 162-163; E. Codignola, Pedagogisti ed educatori, Milano 1939, p. 32; Enciclopedia Cattolica, I, col.1559.