Canaletto
Il pittore che esportò il mito di Venezia all'estero
Figlio di uno scenografo, il pittore veneziano Canaletto ritrasse nel Settecento la sua città con fantasia e grande talento. Lo straordinario successo delle sue vedute, in tutta Europa e in particolare in Inghilterra, consolidò il mito della città veneziana
Giovanni Antonio Canal, detto il Canaletto nasce a Venezia nel 1697. Le sue vedute di Venezia lo rendono molto famoso, soprattutto in Inghilterra, dove diventa il pittore più ricercato dai collezionisti.
Ai suoi contemporanei Canaletto deve essere sembrato un pittore curioso: si aggira tra i ponti e gli stretti vicoli di Venezia alla ricerca di ispirazione, osserva il cielo, la luce e i riflessi dell'acqua e schizza velocemente immagini sul suo taccuino, servendosi spesso di uno strano oggetto, una camera ottica. Questo antenato della macchina fotografica permette di catturare immagini con estrema precisione perché, attraverso un gioco di riflessi, proietta su una parete un'immagine che l'artista può ricalcare. Su questi schizzi Canaletto annota i punti di maggiore luminosità o i toni di colore e, tornato in studio, li rielabora per i suoi quadri.
Nonostante la cura minuziosa del dettaglio, Canaletto non descrive fedelmente ciò che vede ma ricompone elementi reali in un insieme inventato. Ricerca una sua personale visione della città e per ottenere gli effetti desiderati ‒ per esempio, rendere più ariosa una piazza ‒ non esita a deformare le prospettive e le proporzioni architettoniche, a moltiplicare i punti di vista o a confondere verità e finzione. Per questo, nonostante il virtuosismo tecnico, le sue vedute non possono essere paragonate a cartoline e fotografie.
Ai committenti inglesi, che partendo da Venezia vogliono portare con sé un ricordo della visita, Canaletto offre vedute felici che non contengono elementi di tristezza o di fatica, ma colgono un'atmosfera serena e vivace attraverso le figurine in movimento. Anche all'interno delle grandi composizioni solenni, che celebrano la gloria di Venezia e ne consolidano il mito, Canaletto non rinuncia a mettere in scena piccoli e gioiosi episodi quotidiani.
Le prime opere del pittore risentono della sua formazione teatrale, con i forti contrasti di luci e ombre accentuati dai colori scuri. Ma presto Canaletto rischiara la tavolozza e conquista una luminosità diffusa che diventa caratteristica del suo stile. Questa luce chiara infonde serenità nei quadri perché rende i dettagli dello sfondo nitidi e definiti come quelli del primo piano.
Con questa luce egli ritrae ogni angolo di Venezia e riesce a tradurre sulla tela il fermento quotidiano: il vociare dei gondolieri, le chiacchiere dei nobili a Piazza S. Marco, la curiosità delle donne affacciate dai balconi e il gioioso giocare dei bambini nei vicoli.
Come fosse un cronista dell'epoca, Canaletto coglie il fasto della città attraverso le regate delle barche sui canali, le celebrazioni solenni come lo Sposalizio con il mare, i severi cerimoniali del Doge in occasione di visite importanti.
Il banchiere e console Joseph Smith, protettore di Canaletto, con una iniziativa che anticipa i tempi moderni cura la pubblicazione di un catalogo di incisioni derivate dalle vedute. Questo catalogo conquista il pubblico inglese e conferma la fama internazionale dell'artista. Ma a causa delle guerre che sconvolgono l'Europa e rendono difficili i viaggi e i traffici commerciali, nel 1746 Canaletto decide di trasferirsi a Londra, dove vivrà per dieci anni. Le vedute panoramiche, i parchi e i ponti sul Tamigi confermano la sua sensibilità per le atmosfere paesaggistiche ma anche il suo interesse per le scene di vita mondana inglese.
Rientrato a Venezia, Canaletto si dedica a vedute di fantasia secondo un genere pittorico chiamato capriccio, ossia unisce in una stessa veduta edifici di città diverse, oppure accosta palazzi realmente esistenti a ponti mai realizzati. Sfruttando l'abilità tecnica appresa in teatro Canaletto libera infatti la sua capacità inventiva e confonde realtà e finzione. Muore a Venezia nel 1768.