CAMPULO
È menzionato come notaio pontificio in una lettera di papa Adriano I a Carlo Magno scritta nel 781, e, come tesoriere, nell'anno 801 dagli Annales regni Francorum. Èprobabilmente lo stesso Campulo nominato in una lettera di Carlo Magno al papa Leone III. In questo caso egli, insieme con un Atanasio altrimenti ignoto, sarebbe stato inviato in legazione alla corte franca nel 795, durante il pontificato di Adriano I. Accanto al primicerio Pasquale - un nipote di Adriano I - e a Mario Nepesino, compare tra i principali esponenti della rivolta romana del 25 apr. 799. Una sua parentela con Pasquale e, quindi, col papa Adriano I sembrerebbe da escludersi.
Il 25 apr. 799 scoppiò a Roma una rivolta contro Leone III (che il 26 dic. 795 era succeduto ad Adriano I sul soglio pontificio). Leone III venne assalito da un gruppo di armati durante la processione delle litanie maggiori. Alla tesi, secondo la quale la rivolta romana sarebbe stata una presa di posizione di una fazione filobizantina contro un pontefice che accettava di buon grado il predominio franco, ostano obiezioni molto serie: tra le altre, il fatto che gli avversari del papa presentarono proprio a Carlo Magno le loro accuse contro Leone III. Scopo della rivolta sembra essere piuttosto un mutamento della situazione politica interna romana. Anche i termini della partecipazione di C. alla rivolta non sono affatto chiari in tutti i loro aspetti. La Vita Leonis riferisce che C. e Pasquale avevano accompagnato il pontefice durante la processione, e che si erano trovati a lui vicini durante l'improvvisa aggressione dei congiurati. In base a queste testimonianze sembra doversi escludere che i due si unissero a coloro che maltrattarono il pontefice. Inoltre nelle trattative con l'abate di S. Erasmo per il trasferimento del papa prigioniero in quel monastero (VitaLeonis, cap. XIII), essi, a quanto pare, si atteggiarono piuttosto come sostenitori del pontefice. Infine la loro complicità nella sollevazione fu accertata sicuramente per la prima volta solo più tardi nel corso dell'inchiesta contro l'abate stesso.
Secondo la Vita Leonis i rivoltosisi presentarono con le loro accuse anche dinanzi alla corte franca a Paderborn, ma questa loro iniziativa tornò a vantaggio del pontefice. Le fonti franche si limitano invece a ricordare che il re Carlo si schierò immediatamente dalla parte del papa, e lo fece ricondurre a Roma da suoi inviati. Secondo la Vita Leonis (cap. XX), gli inviati franchi aprirono un'inchiesta contro i ribelli, a conclusione della quale li mandarono in esilio nel regno franco. Tra coloro che furono colpiti dal provvedimento si trova anche Campulo. Nelle principali fonti franche (Annales regni Francorum e Annales... Einhardi)non si trova cenno della vicenda di C.: esse si occupano esclusivamente della restaurazione del papa. Gli Annales Laureshamenses narrano che gli inviati franchi avevano mandato i responsabili della rivolta al re, e concludono che essi si trovavano in territorio di dominio franco, in esilio. Di un nuovo processo celebrato in un secondo tempo a Roma alla presenza di Carlo Magno essi non dicono nulla, mentre - al contrario - gli Annales regni Francorum ricordano, entrando in particolari, questa seconda inchiesta e riportano inoltre, per la prima volta, i nomi dei colpevoli tra cui C. e Pasquale. Poiché la Vita Leonis afferma che il re Carlo aveva riconosciuto, nel processo da lui celebrato a Roma, la spietatezza e l'iniquità degli accusati, cosa che però egli aveva già accertato - stando alla stessa fonte - nel corso del ricordato processo di Paderborn, resta dunque il problema di stabilire se i responsabili della rivolta furono coinvolti in tre processi - uno a Paderborn; un secondo istruito a Roma dagli inviati dei re; ed un terzo, sempre a Roma, celebrato dallo stesso sovrano. Non risulta inoltre dalle fonti che il re avesse portato con sé, nel suo viaggio in Italia, gli accusati, cosa che avrebbe necessariamente dovuto fare assumendo più processi. La Vita Leonis ha evidentemente raccolto tutte le notizie che potevano contribuire alla giustificazione del papa; ed ha pertanto utilizzato tre fonti che, in realtà, si contraddicono là dove l'anonimo autore della Vita di Leone III le riferisce tutte e tre a C. e al primicerio Pasquale. Perciò la Vita di Leone III contenuta nel Liber pontificalis non può essere considerata contemporanea agli avvenimenti narrati: il suo resoconto - del resto l'unico del genere nell'intero testo -, tardo riepilogo di tutte le versioni esistenti, è stato inserito nel racconto perché l'autore lo ritenne necessario proprio per le gravi accuse altra volta mosse nei confronti del pontefice. I diversi processi furono istruiti verosimilmente di volta in volta contro persone diverse: l'inchiesta del re a Roma fu la prima che riuscì ad individuare i principali responsabili in C. e nel primicerio Pasquale, perciò essa è l'unica menzionata dalla più importante fonte franca.
Rimane pertanto incerto in quale momento fu accertata la complicità di C. nella rivolta. Stando agli accenni nella Vita Leonis (cap. XXVI), nel corso del processo C. indicò Pasquale come il principale responsabile, e anche gli altri maggiori imputati si accusarono reciprocamente. Gli imputati vennero condannati per aver deciso la deposizione del papa, e dunque per la violazione dell'ordine pubblico. La sentenza di colpevolezza fu perciò per il crimine di lesa maestà. Secondo gli Annales regni Francorum, la condanna a morte comminata agli imputati fu commutata in quella di esilio grazie all'intervento del papa; secondo la Vita Leonis fu pronunziata la sola condanna all'esilio, né vi fu alcun intervento di Leone III. I proscritti dovettero recuperare la loro libertà in occasione della visita del papa Stefano IV nel regno dei Franchi nell'816, e grazie al suo intervento (Liber pontificalis, Vita Stephani IV, cap. II: le fonti franche tacciono a questo proposito): tuttavia, poiché le fonti note non citano i nomi dei graziati, non possiamo sapere se C. fosse allora ancora in vita.
Fonti e Bibl.: Liber pontificalis (Vita Leonis III), a cura di L. Duchesne, II, Paris 1955, pp. 4-8; Annales Laureshamenses, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, I, a cura di G. H. Pertz, Hannoverae 1826, pp. 37 s.; Codex Carolinus, ibid., Epistolae, III, a cura di M. Gundlach, Berolini 1892, n. 67, pp. 594 ss.; Annales regni Francorum, ibid., Script. rer. Germanic. in usum scholarum, VI, a cura di F. Kurze, Hannoverae 1895, pp. 106, 110, 112; Annales qui dicuntur Einhardi, ibid., a cura di F. Kurze, pp. 107, 109, 111, 113; Alcuini abbatis Turonensis Epistolae, ibid., Epistolae, IV, a cura di E. Dümmler, Berolini 1895, n. 93; Libellus de imperatoria potestate in urbe Roma, a cura di G. Zucchetti, Roma 1920, in Fonti per la storia d'Italia, LV, pp. 196 ss.; I. Döllinger, Das Kaisertum Karls d. Gr. und seiner Nachfolger, in Münchner Historisches Jahrbuch, 1865, pp. 330-333; Ch. Bayet, L'élection de Léon III, in Annuaire de la Faculté d. lettres de Lyon, I (1883), pp. 174 s., 179, 182 ss., 195 s.; S. Abel-B. Simson, Jahrbücher des frankischen Reiches unter Karl d. Gr., II, 789-814, Berlin 1883, pp. 108, 163-172, 205 s., 227 s., 242 s.; E. Sackur, Ein römischer Majestätsprozess und die Kaiserkrönung Karls d. Gr., in Historische Zeitschrift, LXXXVII(1901), pp. 385-406; L.M. Hartmann, Geschichte Italiens im Mittelalter, II, 2, Gotha 1903, pp. 337 s., 3413 348; O. Engelmann, Die päpstlichen Legaten in Deutschland bis zur Mitte des 11. Jahrhunderts, Dissert., Marburg 1913, p. 38; K. Heldmann, Das Kaisertum Karls d. Gr. Theorien und Wirklichkeit, in Quellen und Studien zur Verfassungsgeschichte des Deutschen Reiches in Mittelalter und Neuzeit, VI, 2, Weimar 1928, pp. 73-107, 234-244; E. Caspar, Das Papsttum unter fränkischer Herrschaft, in Zeitschrift für Kirchengeschichte, LIV (1935), pp. 219-230, 2,56; L.Santifaller, Saggio di un elenco dei funzionari, impiegati e scrittori della cancelleria pontificia dall'inizio all'anno1099, in Bull. dell'Istituto stor. ital. per il Medio Evo e Archivio Muratoriano, LVI (1940), pp. 39, 248; G. Romano-A. Solmi, Le dominazioni barbariche in Italia (395-888), Milano 1940, pp. 495-98; A. Hauck, Kirchengeschichte Deutschlands, II, Berlin-Leipzig 1952, pp. 98-106; L. Wallach, The Genuine and the Forged Oath of Pope Leo III, in Traditio. Studies in Ancient and Medieval History and Religion, XI (1955), pp. 3840; W. Mohr, Karl d. Gr., Leo III, und der römische Aufstand von 799, in Archivum Latinitatis Medii Aevi, XXX (1960), pp. 39-47, 74-80, 86-98; F. Cognasso, I papi nell'età carolingia (795-888), in I papi nella storia, I, Roma 1961, pp. 257-262; W. Mohr, Die karolingische Reichsidee, in Aevum Christianum, V (1962), pp. 56-58, 62 s.;P. Classen, Karl der Grosse, das Papsttum und Bysanz, in Karl der Grosse, I, Persönlichkeit und Geschichte, Düsseldorf 1965, pp. 569 s., 578; H. Zimmermann, Papstabsetzungen des Mittelalters, Graz-Wien-Köln 1968, pp. 27-37.