TOGNI, Camillo
TOGNI, Camillo. – Nacque a Gussago in provincia di Brescia il 18 ottobre 1922, da Giacomo e da Maddalena Cancellerini, secondo di cinque figli (Giulio Bruno, dal 1958 al 1963 parlamentare della Repubblica nelle file della Democrazia cristiana e dal 1964 al 1996 presidente del Giornale di Brescia; Candida; Flaminio; Annamaria).
Bambino introverso, iniziò a parlare verso i cinque anni; il ritardo del linguaggio fu compensato da un precoce interesse per il canto e la musica. Su intercessione della zia Esterina Togni Conti, pianista allieva di Filippo Bettoni, dopo i sei anni iniziò lo studio del pianoforte con Lisy Odorici, allieva prima di Giuseppe Benedetti Michelangeli, padre di Arturo, poi di Luigi Ferrari Trecate.
Dal 1936 proseguì la pratica didattica di tipo privato con Franco Margola, che influenzò i suoi primi esperimenti compositivi, tra i quali la LXIII lirica di Cesareo per voce femminile e pianoforte op. 1 (1936), d’impronta pucciniana, e il Concerto per archi op. 3 (1937), d’ispirazione neoclassica. Più complessa e originale è la Fantasia a quattro voci e pedale per pianoforte op. 8, composta a distanza di appena un anno. Nell’autunno del 1938 conobbe Alfredo Casella, con cui studiò in privato, recandosi a Roma prima saltuariamente, poi assiduamente, fino al 1942.
Fondamentale per la formazione del compositore fu anche la scoperta della musica di Arnold Schönberg, di cui Togni ascoltò, sempre nel 1938, in una serata organizzata dalla Società dei concerti di Brescia, le opere 11, 19, 25 e 33a nell’esecuzione di Arturo Benedetti Michelangeli, introdotte da una conferenza di Luigi Rognoni (I Sei di Parigi e Vienna).
La Sonata per violoncello e pianoforte op. 9 (1939) fu il primo lavoro realizzato sotto il magistero di Casella; eseguita il 1° aprile 1940 per la Società dei concerti di Brescia dallo stesso Togni con Willy La Volpe, la sonata nacque dallo studio del contrappunto bachiano e da suggestioni offerte dalla Sonata in mi minore per violoncello e pianoforte op. 38 di Johannes Brahms. Nel 1940 Togni compose la Serenata n. 1 per pianoforte op. 10, primo dei tentativi compiuti in quegli anni di integrare nel proprio linguaggio musicale metodo dodecafonico e tradizione tardoromantica: il lavoro, pur basandosi su una tecnica motivica di ascendenza brahmsiana, presenta intuizioni originali, tra cui le dodici note – una forma embrionale di serie – che permeano la parte del basso. Tra il 1940 e il 1941 compose gli Otto pezzi per basso e sei strumenti op. 12, versi di Guillaume Apollinaire.
Durante la guerra, per la salute cagionevole, fu congedato dal servizio militare; fatto salvo il rapporto con Casella, il contatto con colleghi e amici fu sostituito dagli epistolari, nei quali si discuteva della ricerca clandestina di opere vietate dal regime e della volontà di definire un personale linguaggio espressivo. Dal 1943, poiché raggiungere Casella a Roma e a Siena (dove insegnava all’Accademia Chigiana) era divenuto troppo pericoloso, frequentò a Milano le lezioni di Giovanni Anfossi. Nel capoluogo lombardo, in quegli stessi anni, seguiva i corsi di filosofia all’Università cattolica (aveva conseguito la maturità classica nel liceo Arnaldo di Brescia); l’incontro con Rognoni, dal quale prese lezioni di estetica musicale, fu importante nell’indirizzare la scelta della facoltà. Tra la fine del 1944 e l’inizio del 1945 Anfossi fu costretto a sfollare ad Alpino (sopra Stresa), e Togni si trovò senza maestro: per fortuna Benedetti Michelangeli, anch’egli profugo, fu accolto a Gussago in casa dalla zia Esterina e gli impartì lezioni fino al 1948. Nel 1946 Togni conseguì a Parma il diploma di pianoforte, con il massimo dei voti e lode; due anni più tardi, all’Università di Pavia, dove si era trasferito, concluse anche gli studi filosofici con una tesi dal titolo L’estetica di Croce e il problema dell’interpretazione musicale (relatore Enzo Paci). La difficoltà di intrecciare durante la guerra rapporti con musicisti e istituzioni lo spinse negli anni Quaranta a comporre in prevalenza opere pianistiche, tra cui il significativo ciclo di sette Serenate (1940-1944, opp. 10, 11, 13, 15, 18, 19a e 20), tre raccolte di Preludi (opp. 21, 22 e 28), le Variazioni per pianoforte e orchestra op. 27 (dedicate a Benedetti Michelangeli, furono dirette in prima esecuzione da Bruno Maderna, con Enrica Cavallo al pianoforte, il 21 settembre 1946 al Festival di musica contemporanea della Biennale di Venezia) e la Prima partita corale op. 29 (da corali organistici di Johann Sebastian Bach).
Un posto di rilievo nella produzione giovanile tiene la musica sacra, con le opere 16 (Preludio, canzone e finale per basso e organo), 17 (Canto di Pentecoste per basso e organo), 19b (Missa brevis per tre voci miste), 24 (Magnificat per soprano e organo) e 30, Psalmus CXXVII, piccola cantata per soprano, contralto e basso con accompagnamento d’archi, scritta nel 1949 per le nozze della sorella Candida: Togni vi utilizzò procedimenti seriali derivanti dallo studio di Schönberg.
Il desiderio di confrontarsi con musicisti che avevano seguito un percorso simile al suo spinse Togni a partecipare al I Congresso dodecafonico, organizzato dal 4 al 7 maggio 1949 a Milano da Riccardo Malipiero e Wladimir Vogel. Nel 1950 la sua Fantasia per pianoforte op. 25 (scritta nel 1944) fu inclusa in uno dei concerti dei Ferienkurse di Darmstadt dedicati a giovani musicisti; l’anno seguente Togni prese parte per la prima volta alla manifestazione, invitato dal direttore Wolfgang Steinecke.
Nel 1951 si attendeva a Darmstadt il ritorno di Schönberg; per l’occasione il 2 luglio era stata programmata la prima esecuzione, in forma di concerto, di Der Tanz um das goldene Kalb dal Moses und Aron, diretto da Hermann Scherchen, ma il compositore, gravemente malato, non poté sostenere il viaggio dagli Stati Uniti, e morì il 13 luglio a Los Angeles, pochi giorni dopo quel concerto, che per Togni fu «un’autentica rivelazione, la scoperta di una musica nuovissima che indicava un cammino da percorrere» (cit. in Trudu, 1992, p. 66). Nel corso della manifestazione Togni eseguì in prima assoluta, con il soprano Lydia Stix, i Tre studi (per Morts sans sépulture di Jean-Paul Sartre) op. 31, in cui l’applicazione della tecnica dodecafonica sfocia in una tesa drammaticità. Il 1952 fu per Darmstadt un anno di polemiche, alimentate dallo sferzante scritto di Pierre Boulez Schönberg est mort, una presa di distanza dal maestro austriaco che Togni non condivise; in compenso poté fare la conoscenza di Theodor W. Adorno, strinse amicizia con René Leibowitz, allievo devoto di Schönberg, ed eseguì con Gerd Kämper il suo Omaggio a Bach per due pianoforti op. 32. Tornò a Darmstadt nel 1953, dove poté ascoltare le opere 3, 5, 7, 9, 11, 22 e 23 di Anton Webern, da cui trasse importanti insegnamenti circa il controllo timbrico e formale del materiale musicale. Il Coro di Eliot op. 34 per coro misto a cappella (dall’Assassinio nella cattedrale di Thomas S. Eliot), cantata dalla struttura ritmica basata su due sole cellule generatrici, composta da Togni nel 1952, non trovò spazio in quella edizione dei Ferienkurse, ma fu eseguito il 27 maggio al festival del Nordwestdeutscher Rundfunk di Colonia.
Punto fondamentale nel cammino di Togni verso l’utilizzo della tecnica compositiva del serialismo integrale – modello di riferimento nei Ferienkurse – fu la Sonata per flauto e pianoforte op. 35, eseguita nel 1954 a Darmstadt in prima assoluta dal compositore con il flautista Severino Gazzelloni, committente e dedicatario. Nel 1953 compose Ricerca, per baritono e cinque strumenti, su commissione del Congrès pour la liberté de la culture di Parigi per il festival La musique du XXe siècle, tenutosi l’anno successivo a Roma. La progressiva estensione della tecnica seriale ai diversi parametri compositivi (melodia, ritmo, timbro ecc.) è centrale in altri lavori della seconda metà degli anni Cinquanta, eseguiti a Darmstadt e Colonia: nel 1955, Helian op. 39 (l’ultima composizione cui il compositore appose il numero d’opera), cinque Lieder per soprano e pianoforte, opera commissionata dalla città di Darmstadt in occasione del decennale dell’istituzione dei corsi estivi, primo importante incontro con la poesia di Georg Trakl (la versione per soprano e orchestra da camera fu presentata a Palermo nel 1961 alla II Settimana internazionale per la nuova musica); nel 1957, i Tre Capricci per pianoforte op. 38 (la cui gestazione era cominciata nel 1954); nel 1958, la Fantasia concertante per flauto e orchestra d’archi, composta su richiesta di Gazzelloni, che la eseguì il 25 marzo al festival Musik der Zeit del Westdeutscher Rundfunk, in un programma che, diretto da Maderna, comprendeva musiche di Luciano Berio, André Jolivet, Ernst Křenek ed Edgar Varèse.
L’incontro con la poesia di Trakl fu fondamentale per il percorso creativo di Togni: l’anima inquieta e tormentata del poeta austriaco si compenetrava con la sua concezione del comporre come necessità di vita e rappresentazione di una condizione umana lacerata. Nel 1957 si interruppero i rapporti di Togni con Darmstadt; l’entusiasmo che aveva accompagnato le precedenti partecipazioni si era forse dissolto, visto anche il nuovo corso che i Ferienkurse avevano intrapreso: nel 1957 fu eseguito in prima assoluta il brano aleatorio Klavierstück XI di Karlheinz Stockhausen e fu presentato e letto il testo Alea di Boulez; l’anno seguente John Cage suscitò interesse e scalpore con le sue esecuzioni e con la conferenza Composition as process.
Al 1961 risale l’unica composizione elettronica di Togni, Recitativo, ispirata dalla lettura dei Sequestrati di Altona di Sartre, realizzata nello Studio di fonologia della RAI di Milano ed eseguita il 15 aprile 1962 al Festival di musica contemporanea della Biennale di Venezia. Nel 1962, sette anni dopo il primo incontro con la poesia di Trakl, Togni attinse al ciclo Gesang zur Nacht, componendo quattro Lieder per contralto e orchestra da camera (su una serie cromatica già utilizzata per la Fantasia concertante).
L’opera fu commissionata da Mario Labroca per il Festival di musica contemporanea della Biennale ed eseguita l’11 aprile al teatro La Fenice, con brani di Aldo Clementi e Firmino Sifonia; difficoltà organizzative furono alla base della scelta di utilizzare una voce sola invece di un piccolo coro maschile (il tentativo successivo di introdurre un coro non andò a buon fine e si trasformò quattro anni più tardi in un progetto di natura diversa, Sei notturni per contralto, clarinetto, violino e due pianoforti).
Nella prima metà degli anni Sessanta dalla lettura delle liriche di Charles d’Orléans e dall’interesse per il clavicembalo nacquero Rondeaux per dieci per soprano leggero e nove strumenti (prima esecuzione integrale a Madrid, 24 giugno 1965, Festival della Società italiana di musica contemporanea) e Préludes et rondeaux per soprano e clavicembalo (Firenze, 17 aprile 1964, associazione Vita musicale contemporanea); in entrambi i cicli la scrittura vocale privilegia la discontinuità e la rapidità del gesto, mentre quella tastieristica è tesa a esaltare le possibilità timbriche offerte dallo strumento.
Blaubart è la prima opera teatrale di Togni. L’atto unico ebbe una genesi complessa: nel 1956 Togni aveva letto il «frammento» di Trakl (Blaubart: ein Puppenspiel, 1910), ma la gestazione della partitura avvenne solo tra il 1972 e il 1975. L’opera fu rappresentata con successo, in prima assoluta, il 14 dicembre 1977 alla Fenice di Venezia (inaugurò la stagione lirica in un trittico con Il mandarino meraviglioso di Béla Bartók e Hyperion di Maderna) ed ebbe quattro repliche; minore entusiasmo suscitarono le cinque repliche alla Scala di Milano (novembre del 1978) e le sei all’Opera di Roma (giugno del 1979).
Togni rispettò il testo di Trakl, mantenuto nella lingua originale, aggiungendovi solo un rondeau in francese e alcuni versi del Gesang zur Nacht. Costituito da un prologo corale e tre scene di numeri chiusi, Blaubart è scritto per un imponente organico orchestrale, che prevede un centinaio di esecutori, benché siano frequenti i passaggi dal tessuto cameristico; musica e drammaturgia hanno per modello il teatro espressionista, in particolare di Schönberg e di Alban Berg.
Tra fine anni Sessanta e primi anni Ottanta, affrancandosi da coeve tendenze all’evasione dal rigore seriale, compose in parallelo a Blaubart brani basati sulla serie fondamentale e sul materiale di partenza del lavoro teatrale: il Quarto capriccio per pianoforte (1969); Für Herbert per due violini, viola e clavicembalo (1976); Some other where per orchestra (1976-1977); La guirlande de Blois per soprano e pianoforte (1978), tre melodie su versi di Jean Robertet, d’Orléans e François Villon; il Trio d’archi (1978-1980).
Dal 1981 al 1985 lavorò a Barrabas, opera in un atto, ancora su testo di Trakl; l’opera fu eseguita parzialmente, in forma di concerto, il 30 aprile 1981 all’Auditorium RAI di Torino (parti I, III e V) e il 25 settembre 1985 al Festival di musica contemporanea della Biennale (parti II, III e IV), poi integralmente il 30 settembre 1996 alla Fenice (la prima rappresentazione scenica ebbe luogo il 28 novembre 2000 al Grande di Brescia, sette anni dopo la morte del compositore).
Togni mise in musica quasi per intero il testo di Trakl, d’ispirazione religiosa (ambientato il Giovedì e il Venerdì santo a Gerusalemme): lo suddivise in cinque parti e derivò la serie fondamentale da Blaubart. Sul finire degli anni Ottanta compose alcuni lavori collegati tra loro dal comune rimando a Der Doppelgänger, Lied di Franz Schubert su versi di Heinrich Heine: il Quinto capriccio (omaggio a Vincenzo Bellini) per pianoforte (1987, commissionato per il XIV Congresso della Società internazionale di musicologia, Bologna); Der Doppelgänger per quattro chitarre (1987); So manche Nacht (1988) e In alter Zeit (1989), entrambi per chitarra sola e pubblicati come Fantasia per chitarra; Du bleicher Geselle per undici strumenti (1989); Les feuilles amères per soprano solo su testo di Paul-Jean Toulet (1989).
Agli ultimi anni di vita risalgono due lavori d’occasione, il Sesto capriccio per pianoforte (1991), composto per il sessantesimo compleanno di Sylvano Bussotti, e la Fantasia per arpa, scritta su commissione dell’arpista Zenaide Scandola (1993), oltre a un Concerto per pianoforte e orchestra, rimasto incompiuto. A Blaubart e Barrabas Togni avrebbe inteso accostare – in un’ideale trilogia trakliana – Maria Magdalena, il dialogo tra un romano di stanza in Palestina e un giovane ebreo (sotto le cui spoglie si cela la figura del Salvatore), ma il progetto rimase incompiuto per l’improvvisa scomparsa di Togni.
Morì il 27 novembre 1993 a Brescia, per un collasso, dopo una malattia polmonare. Dal 1978 al 1988 aveva insegnato composizione al Conservatorio di Parma; in seguito aveva tenuto corsi di perfezionamento in composizione alla Scuola di musica di Fiesole.
Appartenuto a quella generazione di compositori che, nati negli anni Venti del Novecento, furono in Europa i portabandiera della musica d’arte contemporanea nel secondo dopoguerra, Togni seguì lungo l’intera vita un percorso artistico fortemente individuale, coerente con i propri ideali estetici e autonomo rispetto ai coetanei. Fu tra i primissimi in Italia ad adottare la tecnica di composizione dodecafonica di derivazione schönberghiana, ricavando dal vivace ambiente di Darmstadt la spinta verso letture e riflessioni teoriche che lo condussero alla definizione di uno stile personale, basato sull’adozione dei principi della serialità integrale: a essi rimase fedele per tutta la vita, impermeabile ai nuovi sviluppi linguistici attraversati dalla musica europea del secondo Novecento.
Fonti e Bibl.: Venezia, Istituto per la musica della Fondazione Giorgio Cini, Fondo Camillo Togni, http://archivi.cini.it/istitutomusica/archive/IT-MUS-GUI001-000016/camillo-togni.html (26 maggio 2019); A. Trudu, La ‘Scuola’ di Darmstadt, Milano 1992, ad ind.; C. Togni, Un paio di linee, Brescia 1994; Tavola rotonda dedicata al socio maestro C. T. nell’anniversario della sua scomparsa, in Commentari dell’Ateneo di Brescia, Brescia 1994, pp. 203-237 (con contributi di M. Bortolotto, M. Messinis, G.P. Minardi, G. Pestelli); M. Crepet, Il teatro espressionista di C. T., Lucca 2001; Carteggi e scritti di C. T. sul Novecento italiano, Firenze 2001; D. Cima, C. T.: le opere, Milano 2004; Domani l’aurora: ripristino ricostruttivo del concerto per pianoforte e orchestra incompiuto (1993) di C. T., a cura di P. de Assis, Firenze 2004; Carteggi e scritti di C. T. sul Novecento internazionale, a cura di C. Gibellini, Firenze 2006; A. Venzi, La tecnica dodecafonica di C. T. nelle opere degli anni Cinquanta, in Il Saggiatore musicale, XVII (2010), pp. 237-263; G. Viviani, Blaubart di Georg Trakl nella rilettura di C. T., in Paragone. Letteratura, s. 3, LXV (2014), 114-116, pp. 33-52; Ead., Maestro d’arte e di vita. Modelli e percorsi della riflessione teorica di C. T. su Arnold Schönberg, in Gli spazi della musica, V (2016), 2, pp. 28-45; M. Bortolotto, T., in M. Bortolotto, Il viandante musicale, a cura di J. Pellegrini - R. Colajanni, Milano 2018, pp. 330-342.