RAMA, Camillo
RAMA, Camillo. – Nacque a Brescia nel 1586. Leonardo Cozzando scrive che «uscì dalla Scuola di Giacomo Palma, e fu suo ben degno allievo […]; l’ultima sua maniera di lavorare, riesce assai simile in molte opere al fare di quell’eccellente maestro» (1694, p. 112). Tra i dipinti citati da Cozzando risulta di interesse la tela per il refettorio di S. Faustino a Brescia (perduta), «copia del bellissimo quadrone di Paolo Veronese nel refettorio de’ pp. serviti di Vicenza a’ Monte», ovvero la Cena di s. Gregorio Magno del santuario della Madonna di Monte Berico. La formazione presso Palma il Giovane è confermata da Pellegrino Orlandi – «scolaro del Palma Juniore, sul gusto del quale, con misto tintoresco, dipingeva l’anno 1622» (1704, pp. 106 s.) – e da Luigi Lanzi (1795-1796, II, p. 189) che, dopo aver indicato Francesco Giugno come unico allievo bresciano del Palma citato da Ridolfi, elenca tra i ‘palmeschi’ Grazio Cossali, Camillo Rama, Ottavio Amigoni e Jacopo Barucco, ai quali aggiunge Antonio Gandino, che «non obbliò il Palma». Questo alunnato è confermato da Stefano Fenaroli): «uscì ben addottrinato dalla scuola di Palma il Giovane, e, seguendo la maniera di lui, seppe darci lavori che molto gli si avvicinano di merito» (1887, p. 199). Emma Calabi riconosceva nelle sue opere «i modi del veneziano congiunti con caratteri cromatici vicini alla tradizione bresciana, in una maniera diffusa, che accomuna il pittore alla maggior parte dei contemporanei: sì che non sempre le attribuzioni, nei vari repertori di opere, sono concordi» (La pittura a Brescia…, 1935). Tali difficoltà sono confermate dalla critica recente soprattutto nella distinzione tra la mano di Rama e quella di Giugno; molti dei loro dipinti sono così vicini a quelli del Palma da essere «in certi casi al limite del plagio» e giustificabili solo con un’«esperienza lagunare nella grande ed affollatissima bottega del pittore di origini bergamasche» (Guzzo, 2006, p. 225).
La prima opera di Rama datata è S. Martino divide il mantello con il povero (1609; Zanano di Sarezzo, S. Martino; Guzzo, 1988, pp. 41 s.; per il disegno preparatorio: Loda, 1998, p. 62), ed entro il primo decennio è possibile collocare anche la Madonna con il Bambino e i ss. Domenico e Caterina (Gardone Riviera, S. Maria degli Angeli) e la Madonna di Loreto (ante 1611; Chiari, S. Maria Maggiore; Fusari, 2010, pp. 47-49). Al secondo decennio sono riconducibili: il Cristo Crocefisso e i ss. Carlo Borromeo e Caterina d’Alessandria (firmato; Malegno, chiesa vecchia di S. Andrea), la Madonna con il Bambino e i ss. Michele, Nicola da Tolentino e Giovanni Battista (Sarezzo, Ss. Faustino e Giovita; Guzzo, 1988, p. 41), S. Carlo Borromeo e i ss. Alberto e Lorenzo (Bagolino, S. Giorgio), la Madonna con il Bambino e i ss. Antonio abate, Giulia, Andrea e Carlo Borromeo (Pian Camuno, S. Giulia), il Ringraziamento alla Madonna del Rosario per la vittoria nella battaglia di Lepanto (Provaglio d’Iseo, S. Pietro in Lamosa) – attribuita a Francesco Giugno da Luciano Anelli (2004) –, il Martirio di s. Erasmo (Travagliato, Ss. Pietro e Paolo, sagrestia) e la Madonna con il Bambino e i ss. Pietro, Andrea e Carlo Borromeo (1618, datata; Artogne, S. Andrea). In mancanza di riferimenti cronologici, accanto alle tele firmate e datate con Gesù fra i pescatori (1622; Brescia, S. Afra in S. Eufemia) e la Cena in casa di Simone fariseo (1624; Brescia, Duomo Vecchio) – commissionata da padre Felice Soardi per il refettorio del convento di S. Maria del Carmine – si possono ascrivere su base stilistica al terzo decennio: la Madonna con il Bambino adorata dai ss. Carlo Borromeo, Giovanni Battista, Antonio abate, Francesco d’Assisi e Pietro con i ritratti dei committenti (Castelmella, fraz. Colorne, S. Giovanni Battista; ora nella parrocchiale), la Madonna con il Bambino e gli arcangeli Michele e Raffaele con Tobiolo (smembrata; coll. priv.; Anelli, 1982), il Miracolo della Neve (Piazze di Artogne, S. Maria della Neve), la Madonna del Rosario con i ss. Angela Merici [?], Domenico, Pio V e Carlo Borromeo (Rovato, S. Maria Assunta, sagrestia), S. Carlo Borromeo intercede presso la Trinità per le anime del Purgatorio (Castenedolo, S. Bartolomeo) – attribuito a Giugno (Anelli, 2004), ma che sembra più vicino, soprattutto nella parte inferiore, ai modi di Rama –, la Nascita del Battista (Lodetto, S. Giovanni Battista), la Madonna con il Bambino e i ss. Vincenzo Ferrer e Caterina d’Alessandria (Manerbio, S. Lorenzo), S. Gregorio consacra il vescovo Paterio (Brescia, S. Afra in S. Eufemia), Santi francescani (Brescia, S. Francesco, sagrestia), l’Immacolata Concezione (S. Eufemia, Brescia, S. Giacinto), la Madonna con il Bambino e i ss. Carlo Borromeo e Antonio abate (Rudiano, chiesa della Natività di Maria) e i Martiri francescani in Giappone, la cui esecuzione si colloca in anni vicini alla loro beatificazione nel 1627 (Brescia, S. Giuseppe). Allo scorcio del terzo decennio è possibile riferire la Madonna annunciata e l’Angelo annunciante (Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo, già S. Afra; D’Adda, 2011, pp. 28-31), così come il Martirio di s. Afra e il Martirio di s. Calogero (Brescia, S. Afra in S. Eufemia, cripta). Nel Vicentino sono stati rintracciati due dipinti, la Madonna del Rosario con i ss. Antonio da Padova e Carlo Borromeo (Villaverla, frazione di Novoledo, già oratorio di S. Antonio, ora nella parrocchiale) e La Vergine Assunta con i ss. Silvestro e Francesco d’Assisi e due committenti della famiglia Pisani de Lazara (Lonigo, frazione di Bagnolo, S. Maria Assunta), già attribuiti ad Alessandro Maganza, ma riconducibili con certezza all’artista bresciano.
Alla produzione su tela, Rama affiancò un’intensa attività di frescante accanto a Pietro Giacomo Barucco, Francesco Giugno, Antonio e Bernardino Gandino e ai quadraturisti Tommaso Sandrini e Ottavio Viviani. Tra i lavori in parte o del tutto perduti, ma di cui si conosce la datazione, si ricordano: la cappella e una sala nel palazzo del Capitano (1610), la volta della navata e del presbiterio nel santuario della Madonna del Pianto di Ono Degno (1615) e il coro e il presbiterio della pieve di Cividate Camuno (1626). A Brescia partecipò ai cicli ad affresco nelle chiese di S. Maria delle Grazie (post 1617), dei Ss. Faustino e Giovita (1626-29), di S. Afra in S. Eufemia e di S. Maria del Carmine (1625-29). In quest’ultimo cantiere decorò nel 1625 il terzo e il sesto altare della navata sinistra, dedicati rispettivamente a S. Cecilia e a S. Maria Maddalena de’ Pazzi. Nel 1626 Rama giunse a Bagolino, dove lavorò con Sandrini alla decorazione della chiesa di S. Giorgio, e successivamente fu ancora nella chiesa del Carmine, dove affrescò la parte terminale del catino absidale (1627) e alcune Sibille nella navata centrale (1629; Volta, 1991).
Non si conosce la data della morte di Rama, che si può far risalire al 1630, anno della peste (Stradiotti, 1989, p. 857).
Fonti e Bibl.: B. Faino, Catalogo delle chiese di Brescia (manoscritti queriniani E. VII. 6 ed E. I. 10) [1630-1669], a cura di C. Boselli, in Supplemento ai Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’anno 1961, Brescia 1961, ad ind.; F. Paglia, Il giardino della pittura (manoscritti queriniani G. IV. 9 e Di Rosa 8) [1660-1701], a cura di C. Boselli, in Supplemento ai Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’anno 1967, Brescia 1967, ad indicem.
L. Cozzando, Vago, e curioso ristretto profano, e sagro dell’historia bresciana, Brescia 1694, p. 112; G.A. Averoldo, Le scelte pitture di Brescia…, Brescia 1700, ad ind.; P.A. Orlandi, L’abcedario pittorico, Bologna 1704, pp. 106 s.; G.B. Carboni, Le pitture e sculture di Brescia…, Brescia 1760, ad ind.; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia dal risorgimento delle belle arti fin presso al fine del XVIII secolo, II, Bassano 1795-1796, p. 189; F. Nicoli Cristiani, Della vita e delle pitture di Lattanzio Gambara…, Brescia 1807, p. 178; S. Fenaroli, Dizionario degli artisti bresciani, Brescia 1887, p. 199; La pittura a Brescia del Seicento e Settecento (catal.), a cura di E. Calabi, Brescia 1935, pp. 63 s.; G. Bonafini, Ignorate reliquie archivistiche sul pittore C. R., in Memorie storiche della diocesi di Brescia, 1964, pp. 80-83; B. Passamani, La pittura dei secoli XVII-XVIII, in Storia di Brescia, III, Brescia 1964, p. 601; A. Bertolini - G. Panazza, Arte in Val Camonica. Monumentii e opere, I, Brescia 1980, p. 117; L. Anelli, Ricognizioni nel Seicento, in Brixia sacra, n.s., XVII (1982), 3-4, pp. 149 s.; Id., Visita a San Giacinto, ibid., n.s. XVIII (1983), 1, pp. 6-8; E.M. Guzzo, Note bresciane in margine al volume della Mason Rinaldi: Palma il Giovane, C. R. ed altro, ibid., n.s., XX (1985), 5-6, pp. 204, 212 s.; Id., Arte in Valtrompia, ibid., XXIII (1988), 1-6, pp. 41 s.; R. Stradiotti, R., C., in La pittura in Italia. Il Seicento, II, Milano 1989, pp. 856 s.; A. Bertolini - G. Panazza, Arte in Val Camonica…, III, 1, Brescia 1990, ad ind.; V. Volta, Le vicende edilizie del complesso di Santa Maria del Carmine, in G. Mezzanotte - V. Volta - R. Prestini, La chiesa e il convento di Santa Maria del Carmine in Brescia, Brescia 1991, pp. 79, 83, 95, 97; L. Anelli, Le chiese di Travagliato, II, Travagliato 1993, pp. 61 s.; A. Fappani, R. C., in Enciclopedia bresciana, XIV, Brescia 1997, pp. 273 s.; A. Loda, Un quadro e un disegno per il manierismo bresciano, in Civiltà bresciana, VII (1998), 1, pp. 61-63; L. Anelli, Le pale d’altare del ’500, ’600 e ’700 nella chiesa di S. Pietro in Lamosa, ibid., XIII (2004), 4, p. 34; E.M. Guzzo, La pittura del ’600…, in Valtrompia nell’arte, a cura di C. Sabatti, Roccafranca 2006, ad ind.; F. Fisogni, Il Seicento bresciano, in Duemila anni di pittura a Brescia, a cura di C. Bertelli, II, Brescia 2007, pp. 343 s.; R. Dugoni, scheda n. 50, in Restituzioni 2008. Tesori d’arte restaurati (catal., Vicenza), Venezia 2008, pp. 384-391; G. Fusari, La chiesa di Santa Maria Maggiore in Chiari, a cura di A. Gozzini, Rudiano 2010, pp. 47-49; R. D’Adda, scheda n. 6a-b, in Pinacoteca Tosio Martinengo. Catalogo delle opere. Seicento e Settecento, a cura di M. Bona Castellotti - E. Lucchesi Ragni, Venezia 2011, pp. 28-31.