MAPEI, Camillo
Nacque a Nocciano, un piccolo comune presso Chieti, il 1° giugno 1809, da una famiglia di ricchi possidenti: il padre, Domenico, aveva compiuto gli studi giuridici, la madre si chiamava Marianna Scurci.
Dopo un periodo di preparazione in seminario, il M. giunse a Roma per proseguire la sua formazione presso il Collegio pontificio e nel 1832 venne ordinato sacerdote. Conseguì la laurea in teologia nel Pontificio Istituto di S. Apollinare e divenne membro di varie accademie: dell'Arcadia con il nome di Narizio Ismeneo, dei Velati con quello di Euribante Cercopio e della Tiberina, ottenendo una discreta fama come poeta estemporaneo che gli valse l'invito alla corte papale in qualità di improvvisatore di versi. Fece quindi ritorno nel paese natio dove venne eletto canonico, nominato professore di dogmatica e di morale nel seminario di Penne ed esaminatore sinodale della stessa diocesi.
Fin dal 1838, per le sue idee liberali e gianseniste, oltre che per la sua condotta libertina, venne in sospetto della polizia borbonica e accusato di eresia dalle autorità ecclesiastiche. Nel 1840 si sottrasse a un ordine di arresto fuggendo dapprima a Roma, poi a Civitavecchia per imbarcarsi alla volta di Algeri. Di qui ripartì per raggiungere Marsiglia e infine approdare a Malta nel 1841, dove trovò lavoro come redattore dell'Osservatore maltese e improvvisatore di versi. A Malta il M. entrò in contatto con alcuni esuli mazziniani, fra i quali N. Fabrizi, e nello stesso 1841 pubblicò una raccolta di versi da lui composti durante uno spettacolo di improvvisazione. Non tardò molto prima che l'attività giornalistica, e in particolare l'incarico, sia pure di breve durata, di direttore del giornale satirico Il Democrito, gli procurassero l'ostilità del vescovo di Malta, che lo punì con la sospensione a divinis. La sua posizione si fece ancor più difficile con la pubblicazione di una Apologia delle lezioni sacro-morali pronunziate nella chiesa del Gesù (Malta 1842) in difesa delle tesi sostenute dal gesuita polacco M. Ryllo, giunto nell'isola per tenere un ciclo di conferenze dedicate alla religione cattolica quale promotrice del bene sociale, lezioni che sollevarono gravi polemiche al punto da essere proibite.
Fu allora che il M. prese le parti del gesuita e rifacendosi alla teologia tomista si espresse in favore di una conciliazione fra la religione cattolica e le idee liberali, arrivando ad affermare il diritto dei popoli alla sovranità. Ai nuovi attacchi della stampa cattolica locale replicò con un altro opuscolo dal titolo Risposta ad una risposta che non è riposta (ibid. 1842).
La pubblicazione dell'Apologia, uscita senza il placet della censura, suscitò reazioni ostili soprattutto da parte della curia maltese: espulso dall'isola in base a un provvedimento del governatore inglese, il M. si recò a Londra, unendosi al già cospicuo numero di esuli italiani, e si rivolse al primate cattolico e futuro cardinale N.P. Wiseman, che interessatosi al caso, ottenne da papa Gregorio XVI la reintegrazione del M. nelle sue funzioni sacerdotali, a patto che egli ritrattasse le tesi liberali espresse nel suo libro. Il M. rifiutò una simile condizione e, ormai giunto alla rottura con la Chiesa di Roma, si avvicinò agli ambienti evangelici iniziando a frequentare i culti tenuti da G.B. Di Menna, un ex frate, anch'egli abruzzese, passato all'anglicanesimo, e si convertì alla confessione valdese. Le sue continue oscillazioni in fatto di materia teologica furono avvertite però all'interno del gruppo dei fuorusciti italiani come sintomo di doppiezza; lo stesso G. Mazzini, che aveva incontrato il M. a Londra nel 1843, ne aveva ricevuto un'impressione sfavorevole, giudicandolo "giovine d'ingegno molto", ma "persona doppia e sospetta" (in Ed. nazionale degli scritti di G. Mazzini, XXIV, Epistolario, Imola 1916, p. 56). Solo l'incontro con S. Ferretti, anch'egli esule convertito, aiutò il M. a superare la crisi spirituale guidandolo verso l'adesione all'evangelismo. Prese infatti a collaborare all'attività di un asilo per i bambini italiani sfruttati, realizzato proprio da Ferretti, per affiancare l'opera già intrapresa da Mazzini con la creazione della scuola gratuita per bambini italiani. Lasciata Londra, forse a causa delle ritorsioni violente da parte dei padroni dei piccoli schiavi, il M. in cerca di fortuna si recò a Glasgow, poi a Liverpool, e qui il 6 dic. 1845 sposò una metodista wesleyana, C. Burrows, da cui ebbe due figli.
A Liverpool, dove aveva trovato lavoro come insegnante di lingua e letteratura italiana, il M. svolse un'intensa attività evangelica e diede vita a un "Asilo per i preti italiani vittime della tirannia religiosa e civile" che offriva ospitalità ai sacerdoti italiani convertiti e costretti all'esilio. Nel 1847 pubblicò il più importante dei suoi scritti, un Essay on the political, religious and moral state of Italy (Glasgow; riedito, ibid. 1859 e 1864), destinato a suscitare un interesse non trascurabile presso il pubblico anglosassone. Stabilitosi di nuovo nella capitale, ancora nel 1847 fu tra i fondatori della Chiesa italiana di Londra, una comunità che raccoglieva gli esuli italiani che avevano abbandonato il cattolicesimo, e divenne il più attivo dei collaboratori del periodico L'Eco di Savonarola, mensile d'ispirazione mazziniana ed evangelica risvegliata, fondato da Ferretti all'inizio del 1847 con l'intento di promuovere in Italia una riforma religiosa ed ecclesiastica.
Nei suoi articoli il M. teorizzò lo stretto legame fra la battaglia religiosa in nome di una riforma evangelica e la battaglia politica del Risorgimento, affermando che il fondamento di quest'ultima avrebbe dovuto essere l'accesso libero e diretto di tutti alle Sacre Scritture, il cui messaggio era a suo dire capace di formare le coscienze e rendere gli individui responsabili e artefici del progresso politico e sociale.
Lo stesso M. fu una delle voci più critiche verso il nuovo pontefice Pio IX, diffidando dell'entusiasmo con cui era stato accolto il papa liberale, al punto che nel giugno del 1849, nelle pagine del periodico, salutò l'avvento della Repubblica Romana che definì la nazione più grande del mondo. Durante la permanenza in Inghilterra, il M. compose anche alcuni carmi satirici di ispirazione anticattolica e antipapale, apertamente polemici appunto nei confronti di Pio IX, e fu autore altresì di inni liturgici, poi raccolti in un innario evangelico italiano (Inni e salmi ad uso dei cristiani d'Italia, London 1850, pp. 7-32, 69-82), che ancor oggi sono fra i più cantati.
Nel 1850 il M., dopo aver trascorso alcune settimane in un carcere londinese per il mancato pagamento di un debito, lasciò l'Inghilterra e fece ritorno in Italia dove si stabilì con la famiglia non lontano da Genova desiderando proseguire la sua opera evangelizzatrice e collaborando con la locale comunità valdese. Ma già nel 1851 fu costretto ad allontanarsi dall'Italia per ragioni non accertate; si hanno nuovamente sue notizie dapprima in Scozia e poi in Irlanda nel 1852, dove cercò senza successo di riprendere la sua attività di insegnante e conferenziere.
Il M. morì a Dublino il 18 apr. 1853, e lì fu sepolto.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Napoli, Ministero della Polizia, Gabinetto, 1ª serie, ff. 2230, 2297; Londra, Public Record Office, Home Office, 1/30/993; S. Ferretti, Il fu C. M., in L'Eco di Savonarola, 1856, n. 9, pp. 19-23, 51-54, 79-82, 114-117, 145-147; 1857, n. 9, pp. 265-268, 302-304, 366-374; Ed. nazionale degli scritti di G. Mazzini, Indici, I-III, a cura di G. Macchia, Imola 1964-74, ad nomen; G. Luzzi, C. M.: esule, confessore, innografo, Firenze 1895; Id., Le idee religiose di Gabriele Rossetti, Firenze 1903, pp. 9 s.; A. Armand-Hugon, Correnti evangeliche tra gli italiani in esilio (1840-1860), in Rass. storica del Risorgimento, XLIII (1956), pp. 217-224; V. Vinay, Evangelici italiani esuli a Londra, Torino 1961, pp. 14 s., 44 s., 61-64, 67-70, 75-78, 82, 89-92, 95 s., 99-101, 103, 114 s., 119, 121, 124, 136, 143 s., 146; G. Spini, Risorgimento e protestanti, Torino 1998, pp. 11, 203-206, 210 s., 218, 227, 240-243, 269, 274, 276, 319, 372-375; G. Pannunzio, Un caso di "damnatio memoriae": C. M. e la letteratura dell'emigrazione italiana del primo '800, in Studi medievali e moderni, III (1999), 2, pp. 53-75.