Musicista (Crema 1602 - Venezia 1676). Studiò dapprima col proprio padre G. B. Caletti, poi (per cura del suo protettore F. Cavalli) in S. Marco, con C. Monteverdi. Qui C. (che aveva preso il nome del protettore) fu cantore durante una ventina d'anni e dal Monteverdi trasse fecondi esempî di drammatismo musicale, in lui destinati a uno sviluppo barocco in senso "rappresentativo", "scenico". Dopo vent'anni d'esercizio polifonistico in cappella, fece rappresentare nel 1639, nel teatro di S. Cassiano, la sua prima opera, le Nozze di Tetide e Peleo, saggio piuttosto timido di "favola" ancor legata ai Fiorentini e al primo Monteverdi. Nel 1639 divenne secondo organista e nel 1645 primo organista a S. Marco. Dopo aver dato nel 1641, con la Didone, un'opera già significativa, dopo altre undici opere raggiunse la celebrità con il Giasone (1649), lavoro in cui l'esempio monteverdiano si ricorda più per le armonie e i ritmi che per la forma e per la struttura dell'opera ove l'"arioso" (proprio delle salienze drammatiche presso il Monteverdi) si va disegnando sempre più nel giro dell'"aria" propriamente detta. Ne conseguirà una semplificazione che, fuori dei momenti di più alta ispirazione, tenderà alla formula. Ancora undici opere, e nel 1654 il nuovo culmine, Xerse, cui seguirono molte altre. Nel 1660 per le nozze di Luigi XIV fu chiamato ad allestire il Xerse (cui G. B. Lulli aggiunse i balletti), e nel 1662, a quella corte, diede l'Ercole amante. Ritornato a Venezia, dal 1668 il sempre fecondo operista (autore però anche di musica sacra) fu maestro di cappella a S. Marco.