BRUNO o Brunone di Querfurt
Appartenente alla stirpe dei signori di Querfurt e parente degli Ottoni, nato nel 974, morto il 9 marzo 1009: ultimo dei grandi missionarî tedeschi tra gli Slavi al tempo dei Sassoni. Cappellano di corte nel 997, B. seguì Ottone III a Roma e nel febbraio 998 entrò nel monastero dei Ss. Bonifacio ed Alessio sull'Aventino, da cui derivò il suo nome in religione, Bonifacio. Cinque anni dopo, B. entrò nella congregazione degli eremiti di San Romualdo (camaldolesi). Nel 1002 ottenne da Silvestro II il permesso di recarsi missionario in Polonia, come era desiderio del potente duca Boleslao Chrobry. Sebbene il papa avesse conferito a B. la dignità arcivescovile, l'arcivescovo Tageno lo consacrò di nuovo per ordine di Enrico II, affinché il territorio della sua missione polacca fosse annesso alla chiesa germanica (1004). B. venne perciò a trovarsi in conflitto tra i desiderî di Boleslao, che voleva creare una chiesa nazionale autonoma per il suo regno polacco e la politica del governo tedesco.
Senza permesso, B. abbandonò la corte reale tedesca e si recò in Polonia (1004), per convertire, quale successore di Adalberto ivi martirizzato nel 997, i Prussiani; dovette però rinunziare ai suoi disegni e rimase (1004-1007) in Ungheria presso il re santo Stefano. Si recò poscia presso lo zar Vladimiro di Kiev, e da questo tra i Pecceneghi dell'Ucraina, che ritenne di aver convertito. Tornato da Boleslao (1008) B. tentò di riconciliare i due sovrani nemici ma né il suo tentativo di mediazione diplomatica né la sua missione ebbero successo. Ai confini della Prussia e della Russia soffrì il martirio insieme ad altri 18 compagni. La sua attività non ebbe alcun seguito.
La data della sua morte viene per lo più fissata al 14 febbraio (secondo Thietmar di Merseburg): la data esatta si trova negli Annales Quedlinburgenses, cfr. Hauck, III, 631, n. 1. B. redasse una biografia di S. Adalberto (secondo Johannes Canaparius e Wilico) e la Vita quinque fratrum Poloniae, cioè di cinque camaldolesi martirizzati nel I003.
Bibl.: Per gli scritti: Vita S. Adalberti, 1ª red., ed. Bielowski, Monumenta Poloniae historica, I, Leopoli 1864, pp. 184-222; Fontes rerum bohemicarum, I, Praga 1871, pp. 266-304; redazione più recente, ed. Pertz, in Mon. Germ. Hist., Script., IV, pp. 577, 569-612; Vita quinque fratrum Poloniae (esattamente: Vita vel Passio Benedicti et Iohannis sociorumque suorum, trovata da R. Kade nel 1883), ed. R. Kade, Mon. Germ. Hist., Script., XV, 2, pp. 709-738; anche W. Ketrzynski, Mon. Pol., VI, 1893. - Si veda: W. v. Giesebrecht, Geschichte der deutschen Kaiserzeit, 5ª ed., I, 1881, p. 789; Perlbach, in Neues Archiv., XXVII, pp. 37-70; Kaindl, in Mitteilungen des Institus für Österreichische Geschichtsforschung, XX, pp. 648-658; W. Wattenbach, Deutschlands Geschichtsquellen, 7ª ed., I, 1904; Manitius, Geschichte der lateinischen Literatur des Mittelalters, II, 1924.
Per la biografia: W. v. Giesebrecht, op. cit., II; Zeissberg, in Sitzungsberichte der Akademie der Wissenschaften zu Wien, LVII, p. 346 segg.; Lohmeyer, in Allgemeine deutsche Biographie, III (1876), pp. 433-434; Hefele, nel Kirchenlexicon, pp. 1373-1374; Werner, in Reaelencyklopädie für protestantische Theologie und Kirche, 3ª ed., III, Lipsia 1897, pp. 513-514; Kaindl, in Historisches Jahrbuch, XIII (1892), pp. 493 segg.; O. Pfülf, in Stimmen auss Maria Laach, LII (1897); A. Hauck, Kirchengeschichte Deutschlands, III, 3ª e 4ª ed., Lipsia 1906; W. Franke, Romuald von Camaldoli... Berlino 1913.