CROATTO, Bruno
Nato a Trieste il 7 apr. 1875 da Lodovico e da Pia Garghetta, secondo di cinque figli, ebbe la prima formazione artistica nella sua città natale quale allievo di G. Garzolini. A sedici anni si recò a Monaco di Baviera per seguire un corso di studi biennale tenuto dal pittore G. Hackl. Ritornato in Italia, partecipò nel 1897 alla II Esposizione internazionale d'arte (biennale) di Venezia (L'eletta: p. 159 del catalogo); sarà poi presente a queste manifestazioni dal 1912 al 1924. Nel 1908, anno di un suo soggiorno a Orvieto, cominciò a dedicarsi alla tecnica dell'incisione (acquaforte e acquatinta), attività in cui si distinguerà in modo particolare. Si stabilì definitivamente a Roma nel 1925 con la moglie Igea Finzi, continuando a viaggiare e ad esporre: nella stessa Roma tenne mostre personali nel 1930 alla Camerata degli artisti (cfr. catal. di R. Strinati); nel 1937, 1938, 1939, 1942 alla Barcaccia (si vedano i catal. ed Emporium, XXV[1942], p. 127; Il Messaggero, 12 nov. 1942), dove ancora si tenne una retrospettiva nel 1949 (cfr. Il Momento, 9 marzo 1949); espose anche a Trieste (cfr. bibl.) e in numerose città europee, tra cui Parigi (1929, presso la gall. Reitlinger: cfr. catal.), Praga (1931, presso la Krassoumna Jednata: cfr. Cenni critici sulla mostra di B. C. a Praga, Roma 1932), Atene (Esposizione ital. di bianco e nero e arti decorative..., Atene 1938, p. 141, riscuotendo ampi consensi presso la critica e il pubblico, specie riguardo alla produzione grafica e alla ritrattistica.
Il C. morì a Roma il 4 sett. 1948.
La formazione monacense, alla quale non furono estranei neppure gli artisti conosciuti dal C. in ambiente triestino, quali Veruda e Rietti, lo portò a sviluppare una pittura impressionistica di matrice tedesca, dalla pennellata sfatta e fortemente contrastata. Sempre con questi modi pittorici, nel periodo tra il 1920 e il 1923, dipinse quadri di soggetto biblico di particolare suggestione. In seguito si indirizzò verso il genere della natura morta, prendendo ispirazione dalla pittura olandese del Seicento e, dopo il 1931, verso il genere della ritrattistica, rifacendosi al Quattrocento italiano e in particolare ad Antonello da Messina. Nell'ambito della ricca attività grafica, merita menzione la raccolta di acqueforti di Paesaggisiciliani (cfr. IlPiccolo [Trieste], 2 genn. 1925), caratterizzata dalla delicatezza del segno e dall'immediatezza dell'immagine.
Particolare attenzione è stata sempre riservata al C. dalla critica a proposito delle mostre personali romane e triestine, tenutesi, con regolarità, dagli anni Venti alla sua morte. È stato messo in evidenza il suo "verismo" il suo attaccamento alla realtà, talvolta per taluni "fin troppo oggettivo", punto di arrivo di un'evoluzione lenta, ma meditata attraverso i frequenti viaggi e lo studio della pittura italiana del Rinascimento, che lo portò ad "una sorta di moderno classicismo pittorico" (Firmiani, 1976). La chiarezza del segno, la nitidezza dei colori, la forza plastica degli oggetti induce il C. a esprimere un naturalismo puro e raffinato, un'attenzione meticolosa al dato reale. Il senso di finitezza, vivo nell'evidenza corporea delle figure dai colori brillanti, quasi smaltati, ne caratterizza le ultime opere e dimostra un'evoluzione artistica che si compie nella maturazione del suo sentire.
Opere dei C. si conservano in numerose collezioni pubbliche e private europee e americane, tra le quali in Italia il Museo civico Revoltella di Trieste, la Galleria nazionale d'arte moderna di Roma e la Galleria d'arte moderna di Milano.
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