BIGORDI, Ridolfo, detto (del) Ghirlandaio
Figlio di Domenico e di Costanza di Bartolomeo Nucci, nacque a Firenze il 4 febbr. 1483. Alla morte del padre passò a vivere con lo zio David, che lo tenne come figlio e lo avviò all'arte; abitò presso di lui anche dopo aver sposato nel 1510 Contessina del Bianco Deti e frequentò la sua bottega almeno sino al 1511 (vedi la portata al catasto in Mather, 1948). La sua vita trascorse tranquilla a Firenze tra le pareti domestiche, tra i numerosi (quindici) figli (per alcuni documenti di nascita, v. Mazzoni Rajna, 1953, p. 143; ebbe come seconda moglie Niccolosa di ser Bartolommeo d'Antonio Mei), aumentando le ricchezze lasciategli dal padre e avviando i figli maschi, a detta del Vasari, nelle cose della mercatura in Francia e a Ferrara. Il Vasari fu suo amico: sono quindi attendibili le notizie che egli ci riferisce, confermate del resto da altre fonti e documenti d'archivio.
Morì a Firenze il 6 genn. 1561 (la data del 1560 fornita dal Vasari è in stile fiorentino).
Come ci tramanda il Vasari, il B. dimostrò subito capacità notevoli, esercitandosi sui cartoni di Michelangelo (strinse allora amicizia con Aristotele da San Gallo) e di Leonardo in Palazzo Vecchio, e andando a studiare e copiare gli affreschi di Masaccio nella cappella Brancacci al Carmine. Lo storico aretino afferma che il giovane fece anche "buona pratica nella pittura sotto fra' Bartolomeo di San Marco" e che godé della stima e dell'amicizia di Raffaello, durante il soggiorno fiorentino di questo, tanto che il Sanzio gli dette da finire il manto di una sua Madonna (in genere identificata con la Bella giardiniera del Louvre). Da Raffaello il B. fu anche invitato a raggiungerlo a Roma, ma egli non volle muoversi da Firenze. Pur lavorando nella bottega dello zio, il B. doveva condurre un'attività indipendente, anche perché David si era soprattutto dedicato alla tecnica musiva. Data la scarsezza di opere certe di David e l'assenza di veri legami con l'arte del padre, si può affermare che gli inizi pittorici del B. furono piuttosto orientati nell'ambito del primo "classicismo" fiorentino e verso talune soluzioni "protomanieristiche" che rivelano il suo interesse per Piero di Cosimo. Ciò appare documentato dalla prima opera databile del B., la Madonna in trono fra i ss. Francesco e Maria Maddalena (1503: Firenze, Accademia). La stesura del paesaggio sembra indicare già una via intermedia tra fra' Bartolomeo e Piero di Cosimo, mentre a quest'ultimo si legano decisamente la ricerca di fermi partiti di luce e talune soluzioni abbreviate di forma nelle figure. A questo momento (1503) dovrebbe risalire il tondo con le figure dei Ss. Pietro e Paolo, oggi nei Depositi degli Uffizi e finora attribuito a David.
Nonostante questo dipinto sia stato esplicitamente commissionato nel 1503 a David (almeno a quanto riferisce il Milanesi, in Vasari, VI, p. 133 nota 2), in accordo con il carattere quasi imprenditoriale della sua attività, esso s'inserisce assai bene, per gli elementi che risultano ancora una volta desunti da fra' Bartolomeo e Piero di Cosimo, fra le prime opere certe di Ridolfo.
Il tondo appare in stretto contatto stilistico con la pala del 1503 e con l'Incoronazione della Madonna dipinta dal B. (1504) per il monastero delle monache di Ripoli (Vasari, VI, p. 535), Oggi al Louvre. Anche il tondo con l'Adorazione dei pastori, oggi a Manchester (City Art Gallery), cade in questo momento. Ricordi di Leonardo, Piero di Cosimo e fra' Bartolomeo sono ancora presenti in quella tavola con l'Andata al Calvario (Londra, National Gallery) che, secondo il Vasari (VI, p. 535), "acquistò gran nome a Ridolfo". A questi anni dovrebbe risalire anche quella Natività che il Vasari dice dipinta per il convento di Cestello e che il Cavalcaselle (J. B. Crowe-G. B. Cavalcaselle,A history of painting in Italy..., VI, London 1914, p. 143) credette di riconoscere in un quadro di soggetto analogo a Leningrado (Ermitage), dal Berenson (1963) restituito al Granacci.
Nel secondo lustro del secolo andranno posti anche i primi ritratti del B., che vi si afferma in un genere che gli darà larga fama, come testimonia anche il Vasari: "perché furono infinite l'opere ed i quadri che uscirono della bottega di Ridolfo e molto più i ritratti di naturale..." (VI, p. 545). Il più antico sembra l'Uomo con "mazzocchio" (Chicago, Art Institute), al quale è stata accostata la Signora con coniglio (New Haven, Yale University Gallery). In questo momento vanno posti anche alcuni notevoli quadri di soggetto religioso, come il Matrimonio di s. Caterina -da identificare con quello dipinto dal B. per la chiesa di S. Iacopo di Ripoli -, oggi al conservatorio della Quiete (Firenze), i due laterali con figure di Angeli (Firenze, Accademia), i quattro sportelli d'organo con i Ss. Gerolamo,Sebastiano,Cosma e Damiano, provenienti dal monastero di Ripoli e oggi anch'essi alla Quiete.
La prima opera documentata del B. è la pala con la Madonna della Cintola, commissionata dagli operai del duomo di Prato a lui e allo zio David nell'ottobre 1507 (Marchini, 1963, pp. 119 s., doc. 134), ma di certo eseguita per intero dal B. e terminata nella primavera del 1509.
In tutte queste opere il B. va precisando una decisa inclinazione verso forme ed elementi neoquattrocenteschi, con l'esclusione sempre più palese di tutti quei motivi che avevano determinato l'atteggiamento più aperto delle opere degli anni precedenti. Notevole comincia ora a manifestarsi anche l'ascendente di Raffaello, soprattutto nel colore e nella linea che acquista un diverso andamento ritmico rispetto alla forma e al risalto plastico del chiaroscuro. Lo studio di Raffaello è dimostrato anche da alcuni ritratti tra la fine del primo decennio e gli inizi del secondo, come quello femminile (l'Ignota, 1509) della Galleria Palatina di palazzo Pitti, in cui la fermezza volumetrica della forma acquista un valore quasi astratto, in parallelo, appunto, al Sanzio (perciò il Freedberg, 1961, ha riferito al B. il ritratto di Dama col liocorno della Galleria Borghese, troppo alto per essere suo). Di questi anni sembra essere anche l'Adorazione del Bambino, già a Berlino (Kaiser-Friedrich Museum), andata distrutta durante la seconda guerra mondiale.
Il tema della Natività, particolarmente caro al B., viene ripetuto in una delle sue opere più felici, la tavola, oggi a Budapest (Museo di Belle Arti), che reca la data del 1510 e la firma, oltre al nome del committente. Al 1513 è datata l'Annunciazione a mosaico della lunetta della porta d'accesso al chiostrino dei Voti della SS. Annunziata, opera che dai documenti appare commissionata, nel 1510, a David e stimata nel gennaio 1514 da Monte di Giovanni, Lorenzo di Credi e Mariotto di Biagio (P. Tonini,Il Santuario della SS. Annunziata..., Firenze 1876, p. 266). Tuttavia il Vasari ne parla diffusamente come opera del B., e la notizia vasariana appare pienamente suffragata dai caratteri stilistici, dalla pienezza delle forme ormai cinquecentesche e dal ricorso a modelli che saranno usati dal B. anche altrove.
"Dipintore dell'opera" del duomo negli anni 1511-13 (Frey, 1909, p. 136), il 26 febbraio del 1513 il B. inizia la sua attività per la Signoria: evidentemente già da ora egli doveva avere degli aiuti e forse una bottega per proprio conto, se nei pagamenti a lui versati per la decorazione della "camera del capitano de' fanti" si nomina un "Poggino dipintore" che sembra eseguire l'opera su sue indicazioni e disegni. Tra il 1512 e il '13 si collocano opere come il trittico con la Natività e sei santi (New York, Metropolitan Museum) e il Ritratto di un orefice della Galleria Palatina di Firenze, forse il capolavoro del B. ritrattista, un tempo attribuito a Leonardo. Nel gennaio 1514 iniziano i pagamenti per gli affreschi della volta della cappella dei Priori in Palazzo Vecchio, condotti, negli ornati, con l'aiuto di Andrea di Cosimo Feltrini, suo allievo (Ch. e G. Thiem,Andrea di Cosimo Feltrini..., in Zeitschrift für Kunstgeschichte, XXIV [1961], pp. 8-13). I pagamenti proseguono fino al 26 gennaio dell'anno successivo. Del 1515 è anche un'opera assai lodata dal Vasari (VI, p. 538), la predella con "tre bellissime storie della Nostra Donna, che paiono miniate" per l'altare della cappella del Bigallo nella piazza di S. Giovanni, dove ancora si trova.
Da questo momento l'attività del B. si fa sempre più intensa, soprattutto in relazione a commissioni ufficiali, e ha inizio quell'operosità al servizio dei Medici che lo vede impegnato soprattutto come apparatore di cerimonie e rappresentazioni teatrali in occasione di avvenimenti solenni legati alla vita della città. Nel 1515, infatti, con i suoi allievi viene impegnato nella decorazione degli appartamenti papali in S. Maria Novella (è sua l'Incoronazione a fresco nella cappella, mentre spetta al Feltrini la parte ornamentale; il complesso venne stimato l'anno dopo da fra' Bartolomeo e da Giovanni Cianfanini: v. Ch. e G. Thiem,ibid., pp. 14-20) e nel restauro della cappella di palazzo Medici, in occasione della visita di papa Leone X. Nel 1516 approntò gli apparati per le nozze di Giuliano de' Medici, duca di Nemours, e quelli per i suoi funerali l'anno dopo. Nel 1517 dipinse, tra le opere più note, due Fatti miracolosi di s. Zanobi (Firenze, Accademia: disegni preparatori nel Gab. Naz. delle Stampe a Roma) da porre come laterali all'Annunciazione (Firenze, Accademia), che era stata dipinta nel 1510 dall'Albertinelli e stimata dal B., con il Perugino e il Granacci, in quell'anno. Le due tavolette si pongono come sviluppo di quel realismo tipico dei ritratti del B., che qui si interessa anche, con occhio particolarmente acuto, all'ambientazione dei fatti in una Firenze contemporanea. Nel 1518 prosegue la sua attività per i Medici, occupandosi degli apparati per i festeggiamenti delle nozze di Lorenzo, duca d'Urbino. In quell'occasione allestì le scenografie, insieme col Franciabigio, per due commedie (per il Milanesi, in Vasari, una era forse l'Amicizia di Iacopo Nardi, mentre il Parronchi [1962], ha indicato il Falango e la Pisanadi Lorenzo Strozzi). Morto Lorenzo l'anno dopo, il B. si occupò dei suoi solenni funerali in S. Lorenzo.
Come attesta il Vasari, il B. fu persona modesta e non ricusò alcun tipo di lavoro, anche di carattere artigianale, come la decorazione di stendardi, pennoni e altri oggetti processionali per l'Opera del duomo, della quale era stato nominato pittore ufficiale (pagamenti nel 1518-19: Milanesi, in Vasari, III, p. 542 nota). Non trascurabile, nello stesso periodo, la sua attività di affrescatore, come attesta la cappellina della villa di Colle Ramole, presso il Galluzzo (oggi villa Agostini), che il B. aveva ereditato dal padre: i dipinti eseguiti tra il 1515e il '16, rivelano una forte adesione ai modi di fra' Bartolomeo e di Raffaello; interessanti anche per la presenza del suo autoritratto, assieme alla prima moglie e ai figli Domenico, Costanza e Margherita (Mazzoni Rajna, 1953). Del 10 luglio 1519 è un pagamento per un tabernacolo presso la certosa di Val d'Ema, detto della Madonna delle Rose, oggi scomparso; come pure è scomparsa la decorazione a fresco di due cappelle in S. Felicita, in cui rispettivamente dipinse, a detta del Vasari, con la collaborazione di Michele Tosini, e quindi in un periodo piuttosto tardo, un Cristo morto con le Marie e l'Assunta con alcuni santi.
Nel 1520, col Bugiardini, stimò una pala d'altare di Iacopo del Sellaio, e nel 1524 le vetrate del duomo d'Arezzo, fornite dal Marcillat. Nel 1521eseguì, per Mario di Niccolò Beltramini, la Pietà con i ss. Nicola,Giovanni Battista,Girolamo e Maddalena completata da una predella, nella chiesa di S. Agostino a Colle Val d'Elsa: per lo stesso committente dipinse a fresco, sempre nel 1521, una Madonna col Bambino e s. Giovannino sull'angolo della casa (scomparso). Del 1528è una delle sue opere di maggiori proporzioni, la Madonna in trono e santi dipinta per S. Pier Maggiore di Pistoia, oggi in quel Museo Civico. Del 1531 è il ritratto di Cosimo I giovanetto (Firenze, Museo Mediceo), ricordato dal Vasari.
Nel 1536 il B. ebbe l'importante incarico di allestire gli apparati per l'ingresso di Carlo V a Firenze, e accanto a lui lavorarono Battista Franco e Michele Tosini: il Vasari ricorda in particolare l'arco di trionfo eretto sul Canto della Cuculia, e menziona anche l'altro arco, eretto alla Porta a Prato in occasione dell'arrivo di Eleonora di Toledo (1539). Nel '41 si occupava degli apparati e dei festeggiamenti per il battesimo di Francesco, figlio primogenito di Cosimo ed Eleonora, e stimava, col Pontormo e il Sogliani, la pala della Concezione dipinta dal Vasari per i SS. Apostoli.
Sempre più rada divenne l'attività del pittore a partire dalla fine del quarto decennio del secolo, a dire del Vasari per l'aumento dei disagi procuratigli soprattutto dalla gotta. Tra le sue ultime decorazioni a fresco ricordate dal Vasari sono quelle che dipinse nel monastero di S. Maria degli Angeli, dove si trovava suo fratello Bartolomeo, delle quali resta nel refettorio, in pessime condizioni, un'Ultima Cena (datata 1543), pedissequa imitazione di quella di Andrea del Sarto a S. Salvi. Negli ultimi anni prevalgono le opere di bottega che riflettono l'intervento dei numerosi allievi che la frequentarono (Antonio del Ceraiolo, Perin del Vaga, Bartolomeo Getti, Mariano da Pescia, Carlo Portelli, Nunziato Puccini detto Nunziata, Domenico Puligo, Michele Tosini detto Michele di Ridolfo), e a questo periodo tardo, ma senza possibilità di precisazione, vanno riferite opere come il S. Girolamo di S. Trinita (ripetizione del tema già precedentemente dipinto nella tavola oggi all'Accademia), l'Annunciazione di S. Pietro a Pitiana (Reggello), ripetuta e imitata diverse volte anche dai suoi allievi, e varie altre, condotte con la collaborazione prevalente di Michele Tosini (dove è difficile stabilire la portata dell'intervento del Bigordi).
Di altre opere oggi disperse o distrutte - come le copie delle Fatiche d'Ercole del Pollaiolo, eseguite per Giovan Battista della Palla e mandate in Francia - dà l'indicazione il Vasari; nelle liste del Berenson (1963) è l'elenco più aggiornato delle attribuzioni.
L'arte del B. riflette con chiarezza talune tendenze dell'arte fiorentina dei primi decenni del sec. XVI, senza tuttavia offrirne un'interpretazione che desse luogo a nuove aperture o a nuove soluzioni. Dopo i primi saggi, nei quali compaiono interessanti allusioni all'arte nuova di Piero di Cosimo e di fra' Bartolomeo, l'esempio di Raffaello fu determinante per raggiungere forme più bilanciate e classiche, di ampiezza cinquecentesca (Storie di s. Zanobi; pala nel Museo Civico di Pistoia), che tuttavia segnarono l'assestamento definitivo entro un'accademica correttezza di disegno sostenuta da un colore spesso brillante. Non si può dire che la tematica presente nelle opere dei maestri della seconda metà del Quattrocento (Pollaiolo, Verrocchio) e nei cartoni di Michelangelo e Leonardo desse incentivo a una comprensione reale, da parte del B., dei problemi maggiori affrontati dagli artisti del "manierismo" cinquecentesco; egli fu tuttavia eccellente ritrattista, e come tale raggiunse singolari risultati di penetrante individuazione (Il cosiddetto Girolamo Benivieni, Londra, National Gallery; Giovane uomo, Firenze, Galleria Corsini; Uomo attempato, Firenze, collezione Torrigiani).
Fonti e Bibl.: Oltre alla bibl. in U. Thieme-F. Becker,Künstler-Lexikon, XIII, pp. 560-563, v. in particolare: G. Gaye,Carteggio ined. di artisti…, I, Firenze 1839, p. 268; G. Vasari,Vite..., a cura di G. Milanesi, VI, Firenze 1881, pp. 534-542, 545-547 e passim (per gli altri volumi, v. Indici); K. Frey,Studien zu M. Buonarroti und zur Kunst seiner Zeit..., in Jahrbuch der kön. preusz. Kunstsammlungen, XXX (1909), Beiheft, v. 136; R. G. Mather,Documents..., in The Art Bulletin, XXX (1948), p. 49 (doc. 4); G. Mazzoni Raina,Un nuovo affresco di R. Ghirlandaio, in Riv. d'arte, XXVIII (1953), pp. 137-144; G. Marchini,Il tesoro del Duomo di Prato..., Milano 1963, pp. 82, 118 s. (doc. 134); E. Calzini,Di un probabile ritratto di Emilia Pia..., in Rass. Bibl., XV(1912), p. 19; T. Borenius,Portrait of an Ecclesiastic..., in The Burlington Magazine, XXIII(1913), p. 65; F. Mason Perkins,Un ritratto…, in Rass. d'arte antica e moderna, 1915, n. 1, p. 19; G. Poggi,Dei miracoli di s. Zanobi di Ridolfo del Ghirlandaio..., in Riv. d'arte, IX (1916), pp. 64 s., 66 s.; Id.,Di un ritratto inedito di Cosimo de' Medici…, ibid., pp. 250 ss.; A. Venturi,Storia dell'arte italiana, IX, 1, Milano 1925, pp. 490-512; C. Gamba,Ridolfo e Michele di Ridolfo del Ghirlandaio, in Dedalo, IX (1928-1929). pp. 463-490, 544-561; A. Badiani,L'Assunzione di R. del Ghirlandaio nella Cattedrale di Prato, in Arch. storico pratese, IX (1930-31), pp. 5-9; Mostra del Cinquecento toscano (catal.), Firenze 1940, pp. 19, 26, 119; S. J. Freedberg,Painting of the High Renaissance in Rome and Florence, Cambridge (Mass.) 1961, pp. 77-79, 209-211, 487-490; B. Berenson,I disegni dei pittori fiorentini, Milano 1961, I, p. 209; II, pp. 168-170; A. Parronchi,La prima rappresentazione della Mandragola…, in La Bibliofilia, LXIV (1962), pp. 76-86; A. Clark,R. Ghirlandaio portrait of a lawyer, in The Minneapolis Inst. of Art Bull., LI (1962), pp. 32 s.; B. Berenson,Italian pictures of the Renaissance,Florentine School, London 1963, pp. 77 ss.; L. Vertova,I cenacoli fiorentini, Torino 1965, p. 80; Encicl. Ital., XVI, p. 921,sub voce Ghirlandaio.