BIGORDI, David, detto (del) Ghirlandaio
Figlio di Tommaso e di una Antonia, nacque a Firenze il 14 marzo 1452. Già nella dichiarazione al catasto del padre, del 1480, il B. appare come aiuto di Domenico, e tale rimase nella bottega del fratello sino alla morte di questo (1494) . Successivamente accolse nella propria casa, educandolo come figlio, il nipote Ridolfo che, divenuto a sua volta pittore, lavorò a lungo nella bottega del B. (documenti in Mather, 1948; Marchini, p. 118, doc. 134).
Si sposò due volte: con Caterina Mattei di Andrea del Gabburro e con Tommasa di Luigi de' Morsi (Milanesi, in Vasari, III, p. 282), ma non risulta che abbia avuto figli. Morì a Firenze il 10 apr. 1525.
Come collaboratore del fratello Domenico, ne tradusse le idee con tanta fedeltà che, come per gli altri aiuti, è difficile precisare la parte del B. nelle opere condotte collegialmente. Come attesta lo stesso Vasari, il B. dovette avere soprattutto un ruolo di amministratore nella bottega del fratello: "dette (Domenico) a David... ogni peso di spendere dicendogli: lascia lavorare a me e tu provvedi..." (III, p. 270) e la stessa funzione imprenditoriale il B. mantenne nei rapporti con il nipote Ridolfo. Come attività propria egli svolse prevalentemente quella di mosaicista - raggiungendo una certa notorietà - soprattutto dopo la morte di Domenico e nell'ambito della rinascita di quest'arte voluta da Lorenzo de' Medici, che ambiva riportarla agli antichi splendori (v. A. Chastel,Arte e umanesimo a Firenze..., Torino 1964, pp. 167-171). R. W. Kennedy (1938, p. 157) ritiene che il B. derivasse stile e tecnica dai mosaici del Baldovinetti del quale avrebbe adottato anche i colori schiariti.
Il Vasari, che costituisce la più antica fonte per la sua biografia, elenca pochissime opere del B. che non siano state condotte nella bottega del fratello, e nella vita dedicata separatamente ai tre Bigordi minori dà ben poco spazio alle notizie riguardanti i fratelli di Domenico perché dopo la sua morte essi "si sviarono dal bene operare" (VI, p. 531).
La prima notizia sull'attività del B. è quella che riguarda la decorazione (scomparsa) condotta con Domenico nella Biblioteca Vaticana a Roma: dato che i pagamenti, dal dicembre 1475 al maggio 1476, si riferiscono a lui solo, il Milanesi (in Vasari, III, p. 259, nota 4) - non tenendo in conto la funzione di amministratore che evidentemente il B. ricopriva nella bottega fraterna - ritenne che a lui dovesse spettare la maggior parte del lavoro.
Nel 1476-77 David è con Domenico nella badia di Passignano a dipingervi una Ultima Cena nel refettorio: opera ancor oggi in situ e citata dal Vasari. Una pittura di analogo soggetto, eseguita attorno al 1480 e pagata il 31 maggio 1481, per il convento di S. Donato in Polverosa, era già andata distrutta nel 1529 (Milanesi, in Vasari, III, p. 272 nota 2). Il B. seguiva Domenico a Roma nel 1482, aiutandolo negli affreschi della Sistina (E. Steinmann, Die Sixtinische Kapelle..., I, München 1901, v. Indice). Nel 1489, sempre con Domenico, riceve la commissione per l'esecuzione del mosaico dell'Annunciazione nella lunetta della porta della Mandorla di S. Maria del Fiore, lavoro per il quale riceve l'ultimo pagamento nel gennaio 1491 (Poggi, 1909, doc. 403). Il 20 ag. 1490 (compiuta la grande decorazione a fresco del coro di S. Maria Novella, massima impresa della bottega dei Bigordi), fra' Francesco di Mariotto del Vernaccia commissionava a Domenico e a David la pala d'altare con la Madonna in trono col Bambino e i ss. Francesco,Bonaventura,Antonio da Padova e Bernardino e sette mezze figure nella predella per il convento di S. Francesco al Palco vicino Prato, per la quale lo stesso David, a nome di Domenico, riceverà il saldo il 7 dic. 1492 (Guasti, 1888; Milanesi, 1901, pp. 156 s.).
Se si escludono il disegno d'insieme e la coloritura delle teste, opera di Domenico, il resto era eseguito dagli aiuti (e in primo luogo dal B.), secondo una pratica diffusa nelle botteghe fiorentine del Rinascimento, e della quale il documento citato è testimonianza importantissima. Andata smarrita la tavola principale, è stato supposto (Gamba, 957) che la predella sia da identificarsi con quella unita alla pala di Filippino Lippi (anch'essa proveniente dal convento del Palco) oggi nella Alte Pinakothek di Monaco: per essa, rimane aperto il problema connesso alla partecipazione della bottega di Domenico.
Il 18 maggio 1491 Domenico e David vengono invitati al concorso per i mosaici in due vele della cappella di S. Zanobi in S. Maria del Fiore; ma al modello di David su disegno di Domenico la commissione formata dal Perugino, da Lorenzo di Credi e da Giovanni delle Corniole preferì, il 30 giugno 1505, quello di Monte del Fora (Poggi, 1909).
Nel 1491-93 il B. è a Orvieto (un pagamento risale al 20 apr. 1493), per eseguire lavori di mosaico nella facciata del duomo (rifacimento dello Sposalizio della Madonna e restauro di altri mosaici: vedi Milanesi, in Vasari, III, p. 274 nota 1), dei quali non è rimasto che il ricordo documentario (Fumi, 1891).
Nel 1493, sempre da solo, il B. eseguiva sulla facciata del duomo di Siena - tra l'occhio e l'arco del portale centrale - un mosaico rappresentante la Natività con l'annunzio ai pastori, oggi scomparso (Borghesi e Bianchi, 1898; anche Milanesi, in Vasari, III, p. 274 nota 1). Nello stesso anno si richiedeva a Domenico di restaurare il mosaico dell'abside della cattedrale di Pistoia, lavoro che egli dovette praticamente lasciare a David, che vi attese fino al 1494 assistito dai garzoni di bottega (Bacci, 1912).
Del 1494 è una delle rarissime opere documentate del B.: il quadro con S. Lucia e il donatore, Tommaso Cortesi, ancora oggi in S. Maria Novella (Poggi, 1903). Il Vasari (VI, p. 532) però lo rammentava tra le "molte cose cominciate da ... Domenico", e il Berenson (1963) vedeva la mano di Benedetto nella figura della santa, confermando a David quella del donatore.
Dopo la morte di Domenico (1494) sembra che il B. abbia intensificato la propria attività di mosaicista, e può darsi che proprio ora cada il ritiro a Montaione in Valdelsa - "per aver quivi commodità di vetri, di legnami e di fornaci..." (Vasari, VI, p. 534). Il Vasari, a questo proposito, menziona "molte cose di vetri e musaici" (Haftmann, 1940-41).
Nel 1495 il B. manda a Pisa il cartone, eseguito con il fratello Benedetto, di un'Incoronazione della Madonna per una vetrata della tribuna del duomo (disegno e vetrata irreperibili: L. Tanfani Centofanti, 1898, p. 137). Dell'anno dopo, almeno secondo il Milanesi (in Vasari, VI, p. 533 nota 3), è il mosaico su tavola con la Madonna in trono e due angeli, oggi al Museo di Cluny a Parigi.
Nel 1503 si ha ricordo del B., in quanto fece parte della commissione chiamata a deliberare circa la collocazione del David di Michelangelo (Barocchi, 1962). Il Milanesi (in Vasari, VI, p. 533 nota 2) rammenta, ma senza citare la fonte, come nello stesso anno il B. dipingesse un tondo con i Santi Pietro e Paolo per la stanza del gonfaloniere nel palazzo dei Priori (cioè Palazzo Vecchio). Il tondo fu identificato dal de Francovich (1930-31, p. 86 n. 10) nei depositi delle Gallerie ed è rammentato di nuovo dal Marchini (in Encicl. univ. dell'arte): entrambi accettano l'indicazione del Milanesi; il tondo, però, sembra invece di Ridolfo, eseguito da questo forse quando ancora si trovava nella bottega dello zio.
Il 5 ott. 1507 alcuni operai del duomo di Prato allogano a David e a suo nipote Ridolfo la pala con la Madonna della Cintola: ilquadro doveva essere consegnato nell'aprile dell'anno seguente, ma ne sono accertati pagamenti a tutto il maggio 1509.
La tavola era già in loco il 24 maggio 1509, e si può supporre da pochi giorni, se poi gli operai decisero di far affrescare al B. stesso la volta del vano assegnatole (affreschi perduti: vedi per i documenti Marchini, 1963). Quanto all'intervento diretto del B. nell'esecuzione della tavola c'è molto da dubitare, essendo essa opera evidente - e fin qui universalmente ritenuta - del nipote Ridolfo: appare di nuovo chiaro, quindi, che, come ai tempi di Domenico, il B. era quasi l'"imprenditore" della bottega, spettando poi ad altri l'esecuzione materiale della commissione.
Questa posizione particolare verrebbe ulteriormente sottolineata da quella che, secondo quanto attestato dai documenti, è l'ultima opera che venne commissionata al B.: l'Annunciazione a mosaico nella lunetta della porta d'accesso al cosiddetto chiostrino dei Voti della SS. Annunziata (la commissione è del 24 genn. 1510: v. P. Tonini,Il Santuario della SS. Annunziata di Firenze..., Firenze 1876, p. 266). Il mosaico è datato 1513, e del 15 gennaio dell'anno successivo è la perizia di stima data da Monte di Giovanni, Lorenzo di Credi e Mariotto di Biagio. Tuttavia già il Vasari (ben informato per essere amico di Ridolfo) attribuiva l'Annunciazione a Ridolfo: attribuzione che risulta confermata da raffronti stilistici con le opere certe di Ridolfo. La mancanza di documenti o di opere documentate degli ultimi dieci anni di vita del B. e l'intervento di Ridolfo nelle opere a lui commissionate lasciano supporre che praticamente il B. non lavorasse più.
Del B., oltre alle opere menzionate più sopra, il Vasari non cita che una Crocifissione tra i ss. Benedetto e Romualdo affrescata nel chiostro del convento degli Angeli di Firenze (oggi nel Cenacolo di S. Apollonia). Su queste tracce esigue non è facile ricostruire una fisionomia precisa del B., o si può farlo solo cadendo nell'ipotetico: nulla, infatti, ci vieta di pensare che le stesse opere che a lui sì potrebbero riferire siano o della mano dello stesso Domenico, o di qualcuno degli aiuti che si avvicendarono nella bottega dei Bigordi. Le uniche due opere assolutamente certe e incontestabili - mosaico del 1496, affresco del convento degli Angeli - sono base troppo scarsa per una ricostruzione che appaia del tutto convincente ed esente da dubbi. Ancor più incerta appare la situazione in rapporto all'opera grafica del B., quale è stata configurata dal Berenson (1961). Si rinvia, quindi, per le proposte più recenti di raggruppamento di opere attorno al nome di David, all'articolo del de Francovich (1930-31) e all'ultima edizione (1963) delle liste del Berenson. Per la partecipazione della bottega negli affreschi di S. Maria Novella, si veda G. Marchini,The Frescoes in the Choir of Santa Maria Novella, in The Burlington Magazine, XCV (1953), pp. 320-331.
Fonti e Bibl.: Oltre alla bibl. in U. Thieme-F. Becker,Künstler-Lexikon, XIII, p. 553,sub voce Ghirlandaio Davide, si veda in particolare: G. Gaye,Carteggio inedito di artisti..., I, Firenze 1839, p. 268; II, ibid. 1840, p. 461; G. Vasari,Le Vite..., a cura di G. Milanesi, VI, Firenze 1881, pp. 531-534, 537, 540 s. (per gli altri volumi, vedi Indici); G. Guasti,I quadri della Galleria di Prato…, Prato 1888, pp. 111 ss.; L. Fumi,Il Duomo di Orvieto, Roma 1891, pp. 109, 146; L. Tanfani Centofanti,Not. di artisti tratte dai doc. Pisani, Pisa 1898, pp. 135, 137 s.; S. Borghesi-L. Bianchi, Nuovi doc. Per la storia dell'arte senese, Siena 1898, p. 354; G. Milanesi, Nuovi doc. per la storia dell'arte toscana..., Firenze 1901, pp. 156 s.; G. Poggi,App. d'archivio, in Misc. d'arte, I(1903), p. 70; Id.,Il Duomo di Firenze, in Italienische Forschungen, II, Berlin 1909, pp. LXXII ss., docc. 401-3; CII s., docc. 967, 969, 971, 973-983; P. Bacci,Doc. toscani per la storia dell'arte, II, Firenze 1912, pp. 119-135; R. G. Mather,Documents…, in The Art Bulletin, XXX (1948), pp. 47-49; G. Marchini,Il tesoro del Duomo di Prato..., Milano 1963, pp. 82, 118 s. doc. 134; T. Rosselli-Sassatelli del Turco,La chiesetta di S. Martino dei Buonomini a Firenze, in Dedalo, VIII (1927-28), pp. 610-628; G. de Francovich,David Ghirlandaio,ibid., XI (1930-31), pp. 65-88, 133-151; R. van Marle,The Development of the Italian schools of Painting, XIII, The Hague 1931, pp. 134-163; G. Pudelko,Davide Ghirlandajo, in Old Master Drawings, XI (1936), pp. 25 s.; R. W. Kennedy,A. Baldovinetti, New Haven-London 1938, v. Indice; W. Haftmann,Ein Mosaik der Ghirlandaio-Werkstatt..., in Mitteil. des Kunsthist. Inst. s in Florenz, VI (1940-41), pp. 98-108; F. Gamba,Di una predella falsamente attribuita a Filippino Lippi, in Studi in on. di M. Marangoni, Firenze 1957, pp. 197-201; Ch. de Tolnay, Two frescoes by Domenico and David Ghirlandaio in S. Trinita in Florence, in Wallraf-Richartz Jahrbuch, XXIII (1961), pp. 237-250; B. Berenson,I disegni dei pittori fiorentini, Milano 1961, I, pp. 202-208; II, pp. 144-161; P. Barocchi, in G. Vasari,La vita di Michelangelo, MilanoNapoli 1962, II, pp. 205, 206; B. Berenson,Italian pictures of the Renaissance,Florentine School, London 1963, pp. 72 s.; M. Salmi,Un'eco di Michelangelo giovane, in Atti del Convegno di studi michelangioleschi..., 1964, Roma 1966, pp. 257-259; Encicl. Ital., XVI, p. 920,sub voce Ghirlandaio; Encicl. univ. dell'arte, VI, coll.27 s.,sub voce Ghirlandaio Domenico.