BORRIELLO, Biagio
Nato a San Giovanni a Teduccio (Napoli) il 15 dic. 1879 da Giovanni e Carmela Sorropago, compì gli studi classici ed entrò giovanissimo, prima ancora della fine del secolo nel settore marittimo e portuale come impiegato presso la ditta inglese Holme & Co. e poi, dal 1903, nell'ufficio traffico della combinazione VAúte Star Line-Hamburg Amerika Linie. Nel 1905 fu assunto dalla Navigazione Italia, sorta per il traffico con il Sudamerica e quando, all'incirca dopo un anno, la compagnia fu ceduta alla Navigazione generale italiana, il B. fondò con i due olandesi Jan Wilmink e J. Vari de Rivière la società J. Wilmink & Co., assumendo subito la rappresentanza delle compagnie di navigazioni olandesi quasi contemporaneamente alla carica di viceconsole dei Paesi Bassi.
L'elezione nel 1913 a consigliere della Carriera di commercio di Napoli segnò il suo ingresso nelle istituzioni economiche cittadine che lo vedranno protagonista assoluto per circa un quarto di secolo. La rapida ascesa del B. fu probabilmente favorita dal potere massonico (Arch. centr. dello Stato, Pol. pol., fasc. Borriello) e dal matrimonio, nel 1912, con Gertrude Alcock esponente di una facoltosa famiglia inglese. Durante la guerra il B. con una serie di numerose e spregiudicate manovre riuscì a conseguire profitti ingentissimi, ad acquisire una società di navigazione austriaca e ad intraprendere con successo l'attività armatoriale (De Ianni, p. 256).
Nel 1918 fu nominato componente del Consiglio superiore della marina mercantile e in tale veste si recò negli Stati Uniti per disciplinare e intensificare i traffici con quel paese. Contemporaneamente ottenne incarichi rappresentativi presso la Camera di commercio internazionale e l'Unione delle camere di commercio a Roma.
Le sue posizioni politiche in questo periodo non si discostarono da un generico liberalismo, del resto in linea con le tradizioni delle istituzioni economiche napoletane. Nel dopoguerra fu molto vicino al Partito economico di ispirazione nittiana, tanto da ricevere l'offerta di candidatura nelle elezioni del 1919, offerta che il B. rifiutò prudentemente per quella sua naturale predisposizione a ritagliare per sé un ruolo di tecnico, meno rischioso e certamente più remunerativo.
In questo stesso periodo il B. intensificò gli affari nel Napoletano. Con il gruppo De Sanna partecipò alla fondazione della società di navigazione Nave che tuttavia sarà presto liquidata. Entrò quindi nel ramo assicurativo con la costituzione della Lloyd nazionale italiana per i rischi marittimi (1919) e in quello bancario favorendo lo sviluppo della Banca meridionale di credito, nata nell'agosto del 1922 con capitale di 300.000 lire, di cui il B. fu presidente. Infine, nel settembre del 1922 diede un nuovo assetto alla sua società marittima, trasformandola in anonima Wilmink & Borriello, con il capitale di lire 250.000, di cui il socio olandese Jan Wilmink, domiciliato a Genova e nominato presidente deteneva il 50,4% e il B., amministratore delegato, il 24,4% insieme con il terzo socio, il palermitano Luigi Galimberti. La ragione sociale fu estesa e diventò commercio marittimo, armamento navi, importazione export e rappresentanze (Boll. uff. delle soc. per azioni, XLIV [1922], n. 1, p. 107).
Nel novembre del 1922 in non casuale coincidenza con i mutati equilibri del governo nazionale, il B. fu nominato vicepresidente della Camera di commercio, durante la presidenza Capasso. Ma l'incontro tra il fascismo e il ceto economico a Napoli tradizionalmente liberista avvenne esattamente un anno dopo, in occasione della missione Belloni, promossa da Mussolini per isolare l'intransigentismo padovaniano e garantire al fascismo locale una solida alleanza con l'espressione più viva dei potere consolidato. Il B. fu la pedina principale di tale intesa che fu suggellata dalla concessione della tessera dei Partito nazionale fascista (1° dic. 1923), dall'inclusione nel "listone" fascista alle elezioni politiche dell'aprile 1924 e dall'incarico di commissario governativo della Camera di commercio dal giugno dello stesso anno (De Ianni, pp. 275-277).
Durante la crisi apertasi nel fascismo col delitto Matteotti il B. si schierò fra coloro che pensavano ad una possibile caduta del governo, senza assumere tuttavia posizioni ufficiali di rottura tanto che, chiusasi la parentesi, egli poté conservare le sue numerose cariche nonostante i reiterati attacchi dei fascisti "puri" sul quotidiano locale Il Mezzogiorno diretto da Giovanni Preziosi. Nel luglio del 1924 un'altra campagna di stampa, questa volta dei Mattino degli Scarfoglio, colpì il B. quale presidente della Banca meridionale di credito, nel frattempo diventata Banca meridionale e delle colonie, additata come esempio di "banca pompadanaro", cioè facente parte di quei piccoli organismi che senza offrire le necessarie garanzie si lanciavano in affari rischiosi che finivano per truffare i piccoli risparmiatori della provincia. Il B. colpito nel vivo anche perché, in qualità di vicepresidente della Camera di commercio, aveva nel 1922 concesso alla banca i locali camerali, si affrettò a dare le dimissioni. In effetti, la Banca meridionale e delle colonie fu dichiarata fallita nel febbraio del 1926 e al processo, opportunamente ritardato, svoltosi tra la fine del 1931 e l'inizio del 1932, il B. fu lasciato al di fuori di ogni responsabilità (Fie Ianni, pp. 262-265).
Il B. fu anche un dinamicissimo promotore di incontri a lui si deve infatti il I congresso per lo sviluppo economico del Mezzogiorno. Il congresso, al quale furono presenti 24 province, oltre 100 comuni e 23 camere di commercio, si svolse a Napoli nel salone del palazzo della Borsa dal 30 settembre al 3 ott. del 1925, suddiviso in sei sezioni (comunicazioni e trasporti, agricoltura, industria e commercio, finanze, emigrazione e colonie, leggi). Per il B. doveva essere l'occasione di consolidare la posizione di dominio raggiunta tra le autorità economiche di Napoli e di estenderla al Mezzogiorno. Ma la politica economica fascista lasciava poco spazio alle questioni locali ed ènoto come arrivasse a negare l'esistenza stessa di una questione meridionale. Quel congresso, al di là degli esiti scontati, fu storicamente assai importante perché rappresentò l'ultima possibilità di discussione pubblica sul tema del Mezzogiorno in quanto tale (De Ianni, pp. 314-320). Ed infatti, quando due anni dopo il B. si apprestò a chiedere l'autorizzazione al capo di governo per organizzare la seconda edizione dei congresso, nonostante il parere favorevole dell'alto commissario Castelli, ebbe un rifiuto suggerito a Mussolini dal ministro dell'Economia Nazionale Belluzzo.
Nel 1926 il B. fu il promotore per conto della Società meridionale di navigazione, nella quale aveva interessi, dell'operazione per l'acquisto della flotta dell'ex società Roma. L'affare, presentato con qualche esagerazione dalla stampa come esempio di rinascita meridionale, fu portato a termine con sovvenzioni statali. Nel giugno del 1928 fu nominato vicepresidente nel nuovo Consiglio provinciale dell'economia appena insediato dopo la soppressione delle camere di commercio. Nell'estate del 1929 il B. costituì la Federazione armatori dell'Italia meridionale e si occupò, per diretto incarico di Mussolini, di offrire dati per un esame della situazione dei porto di Napoli. Durante il 1930 fu, con il direttore generale del Banco di Napoli G. Frignani, incaricato, ancora da Mussolini, di sistemare il delicato assetto delle Manifatture cotoniere meridionali che -furono infatti sottratte alla direzione dell'industriale Bruno Canto ed assegnate in gestione a Giuseppe Paratore, con il B. consigliere della società.
A partire da questo momento il potere dei B. cominciò tuttavia ad esser messo in discussione e la stessa fiducia di Mussolini andò progressivamente riducendosi. A ciò contribuirono prima il processo per il fallimento della Banca meridionale e delle colonie, di cui si è detto, conclusosi nel 1932, poi una inchiesta ordinata dall'alto commissario P. Baratono nell'ottobre dello stesso anno per presunte irregolarità nell'attività portuale e, più in generale, per l'accusa, sempre di provenienza prefettizia, di servirsi delle numerose cariche a fini personali (fasc. Borriello). Ciò nonostante il B. riuscì a farsi confermare alla Camera dei deputati nel plebiscito del 1934 e, nello stesso anno, fu nominato membro dei consiglio della Corporazione del mare.
Alla data del 1935 il B. vantava ancora interessi in numerose anonime. Era subentrato a J. Wilmink nella presidenza della Wilmink & Borriello (capitale 350.000 lire), era anche presidente della Società anonima acquedotto di Napoli (capitale 55 milioni di lire), della Società anonima bacini e scali napoletani (capitale 6 milioni di lire) e delle Officine termotecniche Giuseppe Paratore & C. (capitale 1,6 milioni di lire). Il B. era inoltre consigliere d'amministrazione della Società italiana di navigazione Tirrenia (capitale 60 milioni di lire), della Società anonima manifatture cotoniere meridionali (capitale 30 milioni di lire) e delle Autostrade meridionali (capitale 20 milioni di lire) (Biografia finanziaria italiana, 1935, ad nomen).
La fortuna del B., con il ritorno del gruppo Tecchio alla guida dei fascismo napoletano subì un ulteriore calo, condizionata anche dagli accesi contrasti col prefetto G.B. Marziali, col podestà G. Orgera e col segretario federale Saraceno, tutti nominati tra il 1936 e il 1937. Non fu quindi una sorpresa la clamorosa sostituzione del B. alla vicepresidenza del Consiglio provinciale dell'econornia motivata con la necessità di affidargli la presidenza dell'Ente provinciale per il turismo, appena costituito. Da quel momento il B. si dedicò maggiormente agli studi sulla marina mercantile e sul porto che inviò scrupolosamente a Mussolini nell'intento vano di riconquistare l'antica fiducia (Arch. centr. dello Stato, Segr. part. del Duce, fasc. Borriello). Di non scarso rilievo fu anche nel suo stesso settore di attività il grande e improvviso successo riscosso dall'armatore napoletano Achille Lauro (che nel 1938 sarà nominato cavaliere del lavoro), che favorì con la sua ascesa il declino del Borriello.
Dopo la liberazione della città di Napoli e l'ingresso delle forze angloamericane il B. si impegnò in una opera di fattiva collaborazione vantando presunti motivi politici per la sua emarginazione sul finire del ventennio fascista.
Nel dopoguerra, superati, come molti, indenne i pericoli della epurazione, riprese la sua attività, ridimensionandola e riconducendola a quella di agente marittimo insieme con il figlio Giovanni. Fra le cariche conservava ormai solo quella di presidente della Wilmink & Borriello, di vicepresidente della Sigma, una piccola industria napoletana di colori e vernici e quella di console d'Olanda.
Il B. morì a Napoli il 20 luglio 1951.
Opere: I trasporti acquatici e l'autarchia, Napoli 1937; La marina mercantile nell'anno 1936, Roma 1938; Riflessioni sulla marina mercantile. La marina mercantile nell'anno 1939, ibid. 1941; La marina mercantile e i pregiudizi che si dileguano, ibid. 1943.
Fonti e Bibl.: Necrologi in Giornale della sera (Napoli), Mattino, Roma del 20 e 21 luglio 1951, e sulla Voce di Napoli del 24 luglio 1951.
Per la ricostruzione della biografia del B. sono state utilizzate notizie tratte dai quotidiani Giornale della sera, Mattino, Giorno, Mezzogiorno e Roma. Documenti che lo riguardano sono a Roma, Arch. centrale dello Stato, Ministero degli Interni, Polizia politica, cat. I, fasc. Biagio Borriello; Ibid., Presidenza del Consiglio dei ministri, 1925, fasc. 6-2-4375, Relazione del commissario straordinario della Camera di commercio di Napoli B. B.; Ibid., ibid., 1926, fasc. 3-1-3684, Cantieri navali, Borriello-Acton; Ibid., ibid., 1927, fasc.4-3-1313, 2° congresso sviluppo economico del Mezzogiorno; Ibid., ibid., 1928-30, fasc. 8-1-3052, Cantieri navali-Borriello; Ibid., Partito fascista, Situazione politica ed economica delle provincie, b.9, Napoli; Ibid., Segreteria particolare del Duce, carteggio ordinario, fasc. 522453, Borriello Biagio; Napoli, Arch. della Prefettura, 1937-1945, I-1-288, Epurazione (nota biografica senza firma attribuibile al Borriello).
Altre notizie e riferimenti sulla sua attività imprenditoriale sono in Bollettino ufficiale delle società per azioni, Roma 1922-37; Atti del I congresso per lo sviluppo economico del Mezzogiorno, Napoli 1926, pp. 11 ss.; Camera di commercio e industria di Napoli, L'attività economica della provincia di Napoli. Rilievi e dati per l'anno 1925, Napoli 1926, Prefazione; Camera di commercio, agricoltura industria e artigianato, Deliberazioni del commissario governativo per gli anni 1924-1925-1926, Napoli 1926, Prefazione; Napoli e i Napoletani, Napoli 1927, ad nomen; Chi è? Dizionario biografico degli Italiani d'oggi, Roma 1928, 1931, 1936, 1948, ad nomen; Guida degli amministratori e dei sindaci delle società italiane per azioni. Biografia finanziaria italiana, Roma 1929, 1931, 1935, ad nomen; Annuario industriale della provincia di Napoli, Napoli 1939, ad Indicem.
Per la sua attività parlamentare nelle legislature XXVII, XXVIII e XXIX, si vedano i rispettivi Atti parlamentari, Camera dei deputati, Attività parlamentare dei deputati, Indice alfabetico, ad nomen.
Si veda inoltre: E. Savino, La nazione operante, Novara 1934 (3ª ediz., ibid. 1937), ad Indices; Napoli d'oro, Napoli 1935, ad nomen; L'economia di Napoli sul piano dell'Impero, Napoli 1937, ad Indicem; G. De Antonellis, Napoli sotto il regime, Milano 1972, pp. 81, 173; M. Fatica, Appunti per una storia di Napoli nell'età del fascismo, in Riv. di storia contemporanea, V (1976), pp. 402,407; G. Savarese, L'industria in Campania (1911-1980), Napoli 1980, ad Indicem; N. De Ianni, Operai e industriali a Napoli tra grande guerra e crisi mondiale: 1915-1929, Genève 1984, ad Indicem.