BERTINI, Giovanni Battista, Giuseppe e Pompeo
Giovanni Battista, pittore di vetrate, nacque a Milano l'11 dicembre 1799, vi morì nel 1849. Iniziò nel 1822 i tentativi per ritrovare i buoni procedimenti tecnici della pittura di vetrate lavorando anche a Parigi presso suo padre. Tornato a Milano, gli furono affidati i restauri delle antiche vetrate del duomo, e più tardi l'esecuzione del grande finestrone centrale della facciata, su disegno di Luigi Sabatelli, rappresentante l'Assunzione di Maria Vergine. Gli furono inoltre affidati lavori per la chiesa di S. Alessandro di Milano, per S. Francesco di Assisi, per il battistero di Pisa. Opere sue sono in Francia, Russia, Inghilterra, Spagna, America.
Il figlio Giuseppe nacque a Milano l'11 novembre 1825. Frequentò a Milano l'Accademia delle belle arti, ottenendo a vent'anni il gran premio per la pittura. Trascorse qualche tempo a Roma e, tornato a Milano, fu nel 1859 nominato professore di pittura a Brera. La sua attività fu ugualmente dedicata all'insegnamento e alla pittura su vetro, a tempera, a olio, a fresco. Ebbe collaboratore il fratello Pompeo (v. sotto).
A olio, pure seguendo la scuola del Hayez, trattò con originalità la pittura storica (Ofelia, Parisina, il Maresciallo Trivulzio e Francesco I, L'incontro di Dante e Beatrice) e la pittura sacra. Eseguì anche ritratti, fedele alla verità (ritratto Calcaterra, all'Ospedale Maggiore), con qualche abbandono prezioso ed elegante nella riproduzione delle stoffe e, in genere, dei particolari. A fresco dipinse la chiesa di San Spiridione a Trieste e alcune sale nel palazzo Turati a Milano e nella villa Ponti a Varese. Dipinse anche i velarî della Scala e del Teatro Manzoni in Milano. Conoscitore squisito e per quei tempi anche dotto degli antichi, fu un attento restauratore di quadri e un sagace consigliere dei collezionisti lombardi. A lui si deve in gran parte la creazione del museo Poldi-Pezzoli, del quale fu il primo direttore, come fu direttore della Pinacoteca di Brera. Morì il 24 novembre 1898. Fu maestro impareggiabile ed ebbe tra i suoi scolari: Tranquillo Cremona, Emilio Cavenaghi, Ludovico Pogliaghi.
L'altro figlio Pompeo, nato nel 1829, morto nel 1899, continuò, in proficua collaborazione col fratello maggiore Giuseppe, l'azienda paterna. La vetrata inviata all'esposizione di Londra del 1851 con la rappresentazione di Dante e del concetto della Divina Commedia, gli meritò il massimo premio e grandi lodi. Lavorò, oltre che per il restauro delle antiche vetrate nel duomo di Milano, per le chiese di S. Martino in Lucca, di S. Maria sopra Minerva in Roma, di S. Petronio in Bologna, per i duomi di Como e di Arezzo, per la cattedrale di Glasgow, e per non poche chiese dell'America meridionale. Nel duomo di Milano eseguì la vetrata con le storie di S. Ambrogio e, in parte, quelle di S. Tecla.
Bibl.: C. Caimi, Delle arti del disegno in Lombardia, Milano 1862; Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, III, Lipsia 1909 (con la bibl. precedente). Per Giuseppe v. inoltre C. Garotti, Giuseppe Bertini, in Emporium, 1899, pp. 163-94; U. Ojetti, La Pittura dell'800, Milano 1929; U. Monneret de Villard, Le vetrate del duomo di Milano, Milano 1917.