BERRY, Giovanni di Francia, duca di
Nato il 30 novembre 1340, morto il 15 giugno 1416, terzogenito del re di Francia Giovanni II e di Bona di Lussemburgo. Egli ricevette la stessa raffinata educazione di suo fratello, il futuro Carlo V; fece le sue prime armi nella battaglia di Poitiers (19 settembre 1356), comandando una delle ali dell'esercito. Caduto prigioniero degl'Inglesi il re suo padre, a Giovanni fu assegnato dal fratello reggente il posto di luogotenente generale nei paesi al di là della Loira; nel 1360 sposò la figlia di Giovanni I d'Armagnac. Conte di Poitiers sino al trattato di Bretagna (1360), dovette rinunziare al titolo quando il Poitou fu ceduto agl'Inglesi; in cambio ricevette in appannaggio l'Alvernia e il Berry, eretti a ducati; ma poco dopo fu condotto prigioniero in Inghilterra come ostaggio, in conseguenza del trattato firmato con gl'Inglesi. In Inghilterra rimase sette anni, con altri principi reali di Francia, e solo nel 1367 poté tornare in Francia, promettendo di regolare la faccenda del suo riscatto; invece, allegando varî pretesti, non ritornò più in Inghilterra; anzi prese parte, senza molto distinguersi, alla guerra contro gl'Inglesi. Alla morte del re, egli entrò, con i fratelli, nella reggenza per il giovane Carlo VI (1380), e non ne fu uno dei membri peggiori; merito, se mai, che va attribuito alla condizione d'inferiorità in cui si trovava per fiacchezza d'animo rispetto ai fratelli, piuttosto che alle qualità del carattere. Ché anzi proprio in quegli anni si mostrava spietato contro la popolazione rurale della Linguadoca che gli si era ribellata contro (rivolta dei Tuchins o Coquins). Tentò poi (1383-87) varie spedizioni militari in Fiandra, in Normandia, senza conseguire duraturi successi; anche questo contribuì a scuotere ancor più la sua posizione a corte, dove erano onnipotenti i Marmousets. Il re fece un'inchiesta sull'amministrazione di Giovanni in Linguadoca, e punì gli autori diretti delle violenze constatate (1389). Quando il re cominciò a dare i primi segni di pazzia (1392), Giovanni ritrovò almeno in parte il suo potere a corte; tentò d'intervenire, ma invano, nel grande conflitto tra le case di Orléans e di Borgogna e finì per aggregarsi agli Armagnacchi contro i Borgognoni. Il delfino Carlo, sul quale Giovanni ebbe per un certo tempo qualche autorità, si sottrasse poi a questa soggezione. Giovanni morì all'Hôtel de Nesle, a Parigi, poco tempo dopo la battaglia d'Azincourt, lasciando i suoi beni, oberati di debiti, all'erede al trono. Egli aveva profuso somme enormi in edifici diversi a Poitiers, a Bourges, a Riom, a Parigi, nella costruzione dei castelli di Bicêtre, di Mehun-sur-Yèvre, di Nonette e d'Usson e nell'acquisto di gioielli, quadri, armi e manoscritti, di cui molti sono conservati nella Biblioteca Nazionale di Parigi; un celebre livre d'heures figura ora a Chantilly.
Bibl.: G. Cedos, La jeunesse du duc de Berry (1340-80), in Positions de thèses à l'Éc. des Chartes, 1888; Inventaires de Jean, duc de Berry (1401-1415), ed. da J. Guiffrey, voll. 2, Parigi 1894-96.