BEROLDO
Vissuto a Milano nella prima metà del sec. XII, il suo nome è strettamente legato alla composizione di trattati liturgici e, principalmente, all'Ordoet caerimoniae Ecclesiae Ambrosianae Mediolanensis, scritto poco dopo la morte dell'arcivescovo Olrico (1126), come è dato rilevare da un passo dell'Ordo stesso (ediz. Magistretti, p. 128). Nessun particolare della vita di B. ci è noto, all'infuori di quanto può suggerire la lettura delle sue opere. Egli si rivela educato agli studi letterari presso la scuola della cattedrale, e dal prologo dell'Ordo si apprende che fu "custos et cicendelarius" della Chiesa milanese (ibid., p.35). Quali fossero i compiti a lui riservati per tale dignità è detto nella stessa opera, che informa dell'esistenza di otto "custodes maiores" della Chiesa, con l'incarico di provvedere alla custodia del tesoro, e, fra essi, di quattro "cicendelarii", addetti alla accensione delle candele del coro maggiore in alcune occasioni (ibid., pp.35-38).
Tra gli altri scritti di B. di sicura attribuzione sono da ricordare la Expositio exceptati, sulle consuetudini liturgiche della Chiesa ambrosiana nell'ultima settimana di avvento (l'operetta, nel codice più antico e autorevole, l'Ambros. I. 152 inf., si trova inserita nell'Ordo, ma è da considerare a sé stante), e l'Ordopro denariorum divisione, sulla distribuzione delle elemosine nelle festività, notevole per la ricchezza di particolari procedurali e di notizie sul calendario ecclesiastico ambrosiano.
L'opera più interessante di B. è certo l'Ordoet caerimoniae, la cui importanza va ricercata innanzitutto nel fatto che costituisce, in certo senso, il momento conclusivo di un lungo processo di assestamento disciplinare della Chiesa ambrosiana. Essa è fonte basilare per la conoscenza della liturgia milanese e, in particolare, delle dignità ecclesiastiche del tempo, delle loro mansioni e competenze. Le notizie contenute nella prima parte dell'opera sono di carattere generale e non seguono un ordine ben preciso: si riferiscono alle cerimonie del mattutino, del vespro, della messa, alle oblazioni e, generalmente, alle vigilie delle feste e alle feste minori e maggiori. La parte rimanente dell'Ordo, che nel citato codice Ambrosiano seguela Expositio exceptati, è sviluppata secondo l'ordine del calendario liturgico ed è ricchissima di dettagli su ogni singola ricorrenza, dalla vigilia del Natale alla quaresima, alla Pasqua, fino alla commemorazione dei defunti.
Nata dall'esperienza diretta e dalla conoscenza di testi liturgici più antichi, l'opera ottenne un riconoscimento della sua importanza fin dal principio del sec. XIII, quando fu considerata una auctoritas e come tale, cioè in quanto raccolta a carattere ufficiale dei riti ambrosiani, fu inserita, senza sostanziali modifiche, nel manuale del duomo, manoscritto, giunto fino a noi col titolo di Beroldus novus.
Fonti e Bibl.: L. A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, IV, Mediolani 1741, coll. 861-940; Beroldus sive Ecclesiae Ambrosianae Mediolanensis Kalendarium et Ordines saec. XII, a cura di M. Magistretti, Mediolani 1894; F. Cabrol, in Dict. d'archéol. chrétienne et de liturg., II, 1, Paris 1907, coll. 823-824; E. van Cauwenbergh. in Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VII, Paris 1935, col. 878; A. Viscardi, Storia di Milano, III, Milano 1954, pp. 744-748; E. Cattaneo, Storia di Milano, III, Milano 1954, pp. 800-802. Per un quadro esauriente della posizione della Chiesa milanese nel periodo in cui B. scrisse le sue opere, v. P. Zerbi, La Chiesa Ambrosiana di fronte alla Chiesa Romana dal 1120 al 1135, in Studi medievali, III, 4 (1963), pp. 136-184.