BECHER, Bernd e Hilla (nata Wobeser)
Fotografi tedeschi, Bernd, nato a Siegen il 20 agosto 1931 e morto a Rostock il 26 giugno 2007, e Hilla, nata a Postdam il 2 settembre 1934 e morta a Düsseldorf il 10 ottobre 2015. Hanno lavorato insieme alla mappatura sistematica dei siti industriali della Germania con una particolare attenzione ai luoghi abbandonati e a quelle aree dove si era resa più evidente la crisi del mondo fordista e sono stati i capofila di quella che è considerata una delle maggiori scuole di fotografia del Novecento. I B. sono stati insigniti di numerosi premi, in particolare il Leone d’oro alla XLIV Biennale di Venezia (1990), l’Erasmus Prize (2002) e l’Infinity Award dell’International center of photography di New York (2003). I loro lavori sono stati acquisiti in importanti collezioni museali come quella della Tate Modern di Londra, del Guggengheim e del Museum of modern art di New York.
Bernd nacque in una famiglia impiegata nell’industria mineraria nella regione della Ruhr e svolse attività di apprendista come pittore decorativo nella sua città natale per poi studiare pittura e litografia, fra il 1953 e il 1956, all’Accademia di belle arti di Stoccarda. Nel 1957, anno in cui iniziò a sviluppare le prime prove fotografiche, si trasferì a Düsseldorf per frequentare i corsi di tipografia dell’accademia che terminò nel 1961. Qui incontrò Hilla Wobeser, la sua futura compagna di lavoro e di vita, alla Troost advertising agency dove entrambi lavoravano come fotografi commerciali. Hilla si era formata a Potsdam, allora parte della Repubblica Democratica Tedesca; dopo un periodo di lavoro nel campo della fotografia commerciale aerea ad Amburgo, si era trasferita a Düsseldorf nel 1957 per proseguire la sua attività professionale e studiare nella locale accademia. I B. iniziarono a fotografare insieme nel 1959, due anni dopo il loro incontro, per poi sposarsi nel 1961.
Già a partire dalle prime ricerche svilupparono una maniera fredda e oggettiva, che sarà presto riconoscibile come loro cifra, di riprendere le architetture delle fabbriche, e furono fra i primi a cogliere lo spirito della nascente archeologia industriale. Questo risultato era raggiunto attraverso l’uso del banco ottico e con un’inquadratura serrata e frontale che esasperava alcuni stilemi della fotografia ottocentesca. Esclusero dalle inquadrature ogni dettaglio che potesse distogliere l’attenzione dal tema centrale, concentrandosi piuttosto sul confronto fra punti di vista e luci simili che portano l’occhio a riconoscere schemi strutturali di base in ogni immagine. Questo approccio ha influenzato profondamente, anche attraverso la loro fondamentale pubblicazione Anonyme Skulpturen. Eine Typologie technischer Bauten (1970), la cosiddetta Scuola di Düsseldorf, dove hanno studiato i maggiori fotografi viventi come Elger Esser, Andreas Gursky, Candida Höfer, Thomas Ruff e Thomas Struth, loro allievi al Dipartimento di fotografia, da loro fondato, alla Düsseldorf Kunsthochschule, dove insegnarono dal 1977 al 1996. I B., oltre a partecipare a numerose rassegne periodiche, come le Documenta 5 (1972), 6 (1977), 7 (1982), 11 (2002) a Kassel, la Biennale di San Paolo nel 1977, hanno avuto diverse mostre personali come la retrospettiva allo Stedelijk Van Abbemuseum di Eindhoven (1981) e quella del 1985 che si è tenuta fra il Museum Folk wang di Essen, il Musée d’art moderne de la Ville di Parigi e il Musée d’art moderne de la Ville di Liegi. Altre esposizioni sono state dedicate loro dai maggiori musei del mondo: Photographische Sammlung/SK Stiftung Kultur di Colonia (1999 e 2003); Centre Georges Pompidou di Parigi (2005); Museum of modern art di New York (2008).
Bibliografia: M. Steiweig, Fotografia nell’arte tedesca contemporanea, Milano 1996; A. Zweite, Bernd & Hilla Becher. Typologien industrieller Bauten, München 2003; S. Lange, Bernd and Hilla Becher. Life and work, Cambridge (Mass.)-London 2007; S. Gronert, L. Schirmer, Die Düsseldorfer Photoschule. Photographien 1961-2008, München 2009 (trad. it. La scuola di Dusseldorf. Fotografia contemporanea tedesca, Milano 2009).