EUSTACHI, Bernardo
Figlio minore di Pasino, mercante pavese e comandante della flotta viscontea, nacque attorno al 1390, probabilmente a Pavia, e visse nella casa del padre fino alla morte di questo. In seguito, diventato tutore dei nipoti Rolino e Gianfenone, figli del defunto fratello Giovanni, andò a risiedere nella loro abitazione, anch'essa situata a Pavia nella parrocchia di S. Teodoro nei pressi della residenza principale della famiglia.
Come tutti gli altri membri del suo casato l'E. dimostrò un'abilità particolare negli affari e nelle speculazioni commerciali. Iniziò la sua attività facendo fruttare dei piccoli capitali che il padre gli aveva concesso in prestito e intraprese il commercio di legname, che fu per vent'anni la sua attività principale e che gli rendeva circa 400 fiorini l'anno. Commerciò anche in spezierie e merci pregiate, e in un viaggio a Venezia investì 1.000 fiorini e riusci a raddoppiare il suo capitale. Ebbe una società per la compravendita e il trasporto di sale, e i suoi magazzini contenevano grandi quantità di cereali e di legname, ma pensò anche agli investimenti terrieri. Oltre ai beni che gli derivarono dall'eredità paterna - una vasta estensione di bosco a Parasacco, la ricca tenuta di Garlasco, del valore di 1.500 fiorini, e altri piccoli appezzamenti di terreno coltivato, vigne e mulini - l'E. incrementò le sue proprietà acquistando terre da enti ecclesiastici pavesi, come risulta da alcuni atti notarili del 1445. Dal padre aveva ereditato anche una casa in Pavia dotata di preziose suppellettili (minutamente elencate nei documenti sottoposti ai tribunali che dovevano discutere la controversia sorta tra gli eredi) e le rendite di porti, aziende agricole e stalle.
Oltre alle iniziative commerciali l'E. svolse anche un'intensa attività pubblica: non solo collaborò con il padre nel governo della flotta ducale viscontea, ma dopo la morte del duca Filippo Maria nel 1447 fece parte, con il fratello Antonio, del Consiglio che si costituì in governo provvisorio della città di Pavia. In seguito gli Eustachi, come gli altri cittadini pavesi della fazione ghibellina, presero partito a favore di Francesco Sforza, che a quell'epoca era legato da un contratto di condotta alla Repubblica milanese. La collaborazione di questa cospicua famiglia si rivelò particolarmente utile allo Sforza che, divenuto signore di Pavia, poté disporre della potente flotta fluviale governata da Antonio e Bernardo Eustachi.
Nell'agosto del 1447 lo Sforza si incontrò più volte con l'E., per esaminare le navi da combattimento e delineare il piano per la spedizione contro Piacenza, che era nelle mani dei Veneziani. In questa impresa l'E. ebbe il comando della flotta mentre il fratello Antonio curava l'allestimento dei galeoni nella darsena pavese. L'E. condusse le navi lungo il Po e giunse alla fine di agosto nei pressi di Piacenza, dove riuscì a bloccare le navi veneziane che portavano rifornimenti e aiuti alla città assediata, ma un attacco dei nemici lo mise in difficoltà. Riuscì a resistere mentre giungeva in suo soccorso il nipote Filippo con altre navi, e ai primi di settembre poté portare la flotta sotto le mura di Piacenza attraverso un canale che collegava la città al Po. Qui si diede a distruggere mulini e galeoni e a bombardare gli apprestamenti difensivi costruiti presso le mura cittadine.
Ai primi di ottobre giunse a Piacenza anche lo Sforza che, in veste di signore di Pavia, nominò l'E. ed Antonio capitani generali e commissari di tutta l'armata fluviale con uno stipendio di 25 ducati al mese e ampie facoltà di inquisire, giudicare e condannare chi avesse disobbedito ai loro ordini. La flotta dell'E. continuava a bloccare i soccorsi a Piacenza che nel novembre si arrese: il contributo dell'E. a questa impresa, tappa decisiva nella marcia dello Sforza verso la conquista del Ducato, fu dunque particolarmente rilevante.
Nei mesi successivi l'E. attese al rinnovo e all'armamento delle navi da combattimento, mentre gli sviluppi della guerra rendevano sempre più importante il controllo delle vie d'acqua, sulle quali si appuntavano le mire di Venezia. Nell'estate del 1448 la flotta della Repubblica di S. Marco si spinse nuovamente lungo il Po fino a Cremona, ma poi il comandante veneto, vista l'impossibilità di aver ragione dei difensori della città, portò le navi a Casalmaggiore e qui fu attaccato da terra e dal fiume dalle forze milanesi e sforzesche. La flotta capitanata dall'E. e da un commissario della Repubblica Ambrosiana, Biagio Assereto, impedì la fuga alle navi nemiche che furono accerchiate e bloccate: gli equipaggi cercarono rifugio a terra e il comandante veneziano, vista inutile ogni difesa, fece incendiare le sue navi.
Fu questa l'ultima battaglia ingaggiata dall'E. al comando della flotta pavese: secondo una lettera del fratello Antonio, egli si adopero per recuperare i galeoni abbandonati dai "navaroli" dopo la battaglia e vi riuscì grazie al credito che la famiglia Eustachi aveva in tutto il Ducato, ma gli affanni di questa impresa lo fecero cadere gravemente malato. Il 16 ott. 1448, sentendo avvicinarsi la fine, modificò alcune disposizioni del suo testamento e morì poco dopo.
Dalla moglie Antonia Bossi non aveva avuto figli; nominò suoi eredi i nipoti Rolino e Gianfenone e lasciò un pìccolo legato a un figlio naturale.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Milano, Fondo Famiglie, b. 68, fasc. Eustachi varie suppliche e lettere relative alla famiglia; Iohannis Simonetae Rerum gestarum Francisci Sfortiae Mediolanensium ducis Commentarii, in Rer Ital. Script., 2ed., XXI, 2, a cura di G. Soranzo, pp. 188 s., 198 s., 223 s.; C. Cipolla, Storia delle signorie italiane dal 1330 al 1530, Milano 1881, p. 432; L. Rossi, La flotta sforzesca nel 1448-49, in Boll. d. Soc. pavese di storia patria, XII (1912), pp. 4n., 6; Id., Gli Eustachi di Pavia e la flotta viscontea e sforzesca nel sec. XV, ibid., XIV (1914), pp. 161, 399 s.; XV (1915), pp. 155-158, 166, 170; XXIV (1924), pp. 29 s., 41, 50 ss., 70-73, 75, 85 s.; XXV (1925), pp. 34, 37 ss., 43, 47, 50 s., 77, 83 s.; XXVII (1927), p. 36; F. Cognasso, La Repubblica di S. Ambrogio, in Storia di Milano, VI, Milano 1955, p. 410; G. Aleati, Una dinastia di magnati medioevali: gli Eustachi di Pavia, in Studi in onore di A. Sapori, II, Milano 1957, pp. 756 s.