BUONGIROLAMI, Bernardo
Figlio del giurista Giovanni - che si era trasferito a Firenze intorno al 1410 e aveva ottenuto la cittadinanza fiorentina nel 1416 -, nacque a Firenze fra il 1425 e il 1430. La prima notizia sicura risale al 1460: il 23 giugno di quell'anno nel palazzo dei Priori a Firenze si svolsero trattative per definire le località di confine in Galeata (odierno Forlivese) fra "messer Bernardo de' Buongirolami commissario e mandatario degli illustrissimi et excelsi signori fiorentini" da una parte e "il magnifico e potente signore Malatesta Novello de' Malatesti e il magnifico messer Carlo de' Malatesti da Sogliano" dall'altra (Icapit. del Com. di Firenze, I, p. 629). Nel settembre 1464 il B. si addottorò a Bologna in diritto civile e nel medesimo anno fu immatricolato a Firenze nella corporazione dei giudici e notai.
Sembra difficile che prima di questa data il B. potesse svolgere attività di consulente giuridico, attività proibita esplicitamente dagli statuti della corporazione. Non dovrebbe, quindi, essere esatta la datazione - circa 1450 - proposta dal Martines, anche se in modo approssimativo (p. 159 n.), per un consiglio da lui sottoscritto, relativo alla scelta della giurisdizione cui dovevano essere sottoposti gli operai della fabbrica del duomo (si trattava di decidere tra la giurisdizione del Comune e quella dell'arte della lana; cinque giuristi, fra cui il B., furono propensi a ritenere prevalente quella della corporazione). Il medesimo discorso vale per la datazione - circa 1460 - proposta ancora dal Martines (p. 415 n.) per un parere del B. e di Piero Ambrosini, con il quale i due giuristi riaffermavano la giurisdizione di Firenze su Pisa e sui due Comuni rurali di Montecchio e Fabriano.
Il Palmerio (p. 184) riferisce che nel 1466 il B. fu inviato come ambasciatore a Ferrara presso Lionello d'Este; come è noto, Lionello morì nel 1450 e gli successe nel dominio di Ferrara il fratello Borso; escludendo che l'errore del cronista sia nell'anno, bisogna pensare a una confusione fra i due fratelli, peraltro piuttosto singolare se si considera il notevole lasso di tempo intercorso fra la morte di Lionello e l'ambasceria del Buongirolami. Nel bimestre luglio-agosto del 1467 fu priore (Cambi, XX., p. 398; Mecatti, p. 271). Nel settembre del 1471 fu, inviato a Napoli, ambasciatore della Signoria presso Ferdinando I (Signoria..., p. 61).
Il sostegno dei Medici, e soprattutto di Lorenzo (cfr. Guicciardini, pp. 25, 781, consentì al B. di svolgere un ruolo importante nella vita pubblica cittadina. Nel 1472 fu ambasciatore presso Sisto IV: numerose sono le lettere che il B. inviò a Lorenzo nell'aprile, maggio e ottobre 1472 e nell'aprile-luglio 1473 (Mediceo avanti principato, II, pp. 67, 140, 165) e che testimoniano una sua lunga permanenza a Roma, ove ancora tornò nei primi mesi del 1475 come è attestato dalle istruzioni e dagli ordini della Signoria al B. nel gennaio e febbraio di quell'anno (Signoria..., p. 61). Nel 1476 era di nuovo a Firenze dove venne incaricato, insieme con altri cinque giuristi, di elaborare tre progetti, che furono presentati alla Signoria il 28 marzo, per nuove disposizioni relative alle ultime volontà, ai giuochi d'azzardo e al contratto fraudolento (Martines, p. 190). Nell'aprile del 1478 il B. faceva parte dell'entourage mediceo (Reumont, p. 287) che accolse il giovane cardinale Raffaele Riario venuto a celebrare la messa solenne che, come è noto, offrì l'occasione, il 26 aprile, per l'attentato dei Pazzi contro i fratelli Medici con la conseguente tragica morte di Giuliano.
L'insuccesso della congiura, a cui non era estraneo lo stesso papa Sisto IV, e le sommarie esecuzioni che ne seguirono determinarono la scomunica di Lorenzo il Magnifico e la guerra del pontefice con Firenze. Il B. fece parte dei Dieci della guerra, eletti nel giugno del 1478 per sovraintendere al conflitto con Sisto IV. Nel 1480 il B., indicato come "iudex", fu eletto gonfaloniere di giustizia per il quartiere di S. Giovanni e priore per il bimestre maggio-giugno dello stesso anno (Cambi, XX, p. 90; XXI, p. 14).
Nel novembre del medesimo anno Firenze inviò a Roma dodici ambasciatori per concludere la pace con Sisto IV: tra di essi il Rinuccini (p. CXXXIX) annovera anche il B., ma aggiunge "non vi andò" (non citano il B. né il Volterrano né il Fabronio riferendo il detto elenco; cfr. al riguardo Rubinstein, p. 181).
Fu dei Dieci della guerra ancora nel 1482 (Ammirato, p. 194) in seguito al conflitto che era sorto con la Serenissima per il ducato estense e che aveva raccolto in lega contro Venezia gran parte degli Stati italiani. In tale ufficio il B., inviato ambasciatore a Milano presso Ludovico il Moro, venne sostituito nel novembre del 1483 da Antonio Pucci (ibid., p. 211). In un momento politico assai delicato per gli accordi che privatamente si andavano attuando fra il Moro e Roberto Sanseverino, condottiero veneziano, intensa si fece l'opera diplomatica del B. a Milano e copioso il carteggio con Lorenzo (Protocolli del carteggio di Lorenzo, pp. 265-299; Mediceo avanti il Principato, II, p. 400), con la Signoria, gli Otto di pratica e i Dieci di Balia (Signoria..., pp. 15, 61).
L'ultima lettera inviata da Lorenzo al B. è del 29giugno 1484;ma lo stesso Lorenzo il 1º luglio scrisse ad Andrea Bartolini, affidandogli il compito di recuperare tutte le lettere che il B. aveva presso di sé(Protocolli cart. di Lorenzo, p. 299).Al Magnifico era evidentemente giunta la notizia della morte del B., che è quindi da porre negli ultimi giorni del giugno 1484(cfr. al riguardo, Martines, p. 504).
L'opera del B. fu essenzialmente politica; in alcune fonti (Rinuccini, p. CXXXIX; Cambi, XX, p. 90), sempre relative però al 1480, è indicato anche come giudice. Nessuna notizia abbiamo di una sua attività universitaria e assai irrilevanti sono anche quelle relative alla sua opera di giureconsulto. Alcuni suoi consigli si trovano nel cod. Panciatichiano139 della Bibl. naz. di Firenze ai ff. 140r-143v ("substitutio in codicillis revocata"), 191r-195r ("tenuta revocanda") e 321r-330r ("an pater teneatur pro filio"). Sempre alla Bibl. naz. di Firenze si trova un consiglio in materia possessoria nel cod. Magliab.XXIX.171, f. 226. Nella Bibl. Apost. Vat. si trova un consiglio, con sigillo, in materia di rapporti patrimoniali familiari nel cod. Vat. lat. 8067 (ff. 16v-19r); nel cod. Urbin.lat. 1132, sempre con sigillo, abbiamo un consiglio in materia di enfiteusi e obbligazioni livellari (ff. 267v-268r) e una subscriptio a un consiglio di Domenico Martelli (f. 437v).
Fonti e Bibl.: Il Diario romano di Iacopo Gherardi da Volterra..., in Rerum Italicarum Scriptores, 2 ediz., XXIII, 3, a cura di E. Carusi, p. 26; M. Palmerii Annales (Historia fiorentina), ibid., XXVI, 1, a cura di G. Scaramella, p. 184; F. Rinuccini, Ricordi storici dal 1282al 1460con la continuazione di Alamanno e Neri suoi figli, a cura di G. Aiazzi, Firenze 1840, p. CXXXIX; I capitali del Comune di Firenze, a cura di C. Guasti, I, Firenze 1886, p. 629; Mediceo av. il Principato,Inventario, I, Roma 1951, p. 280; II, ibid. 1955, pp. 67, 140, 165, 400; Protocolli del carteggio di Lorenzo il Magnifico per gli anni 1472-74,1477-92, a cura di M. Del Piazzo, in Documenti di storia italiana, s. 2, II, Firenze 1956, pp. 265-299, passim; Signoria,Dieci di Balia,Otto di pratica,legazioni e commissarie,missive e responsive,Inventario, a cura di M. Del Piazzo, in Quaderni della Rassegna degli archivi di Stato, I (1960), pp. 16, 61; F. Guicciardini, Storie fiorentine dal 1378 al 1509, a cura di R. Palmarocchi, Bari 1931, pp. 25, 78; G. M. Mecatti, Storia genealogica della nobiltà e cittadinanza di Firenze, Napoli 1754, pp. 163, 271; A. Fabronius, Laurentii Medicis magnifica vita, Pisis 1784, I, p. 113; C. Cambi, Istorie, in Delizie degli eruditi toscani, Firenze, XIV, 1781, p. 309, XX (1785), pp. 90, 398, XXI (1785, pp. 6, 14; S. Ammirato, Dell'istorie fiorent., con l'aggiunte di S. Ammirato il Giovane, VIII, Firenze 1826, pp. 112, 117, 194, 211; A. von Reumont, Lorenzo dei Medici il Magnifico, Leipzig 1883, I, pp. 219, 287; G. Corti, Una lista di personaggi del tempo di Lorenzo il Magnifico caratterizzati da un motto o da una riflessione morale, in Rinascimento, III (1952), I, p. 155; N.Rubinstein, The "Storie fiorentine" and the "Memorie di famiglia" by Francesco Guicciardini,ibid., IV (1953), 2, p. 181; L. Martines, Lawyers and statecraft in Renaissance Florence, Princeton 1968, pp. 63, 73, 169, 190, 206, 415, 504.