BAFULO, Bernardo
Figlio di Egidio, che partecipò alla quarta crociata ed alla presa di Costantinopoli (1204), appartenne ad un'illustre famiglia di Parma: Salimbene, unica fonte, oltre ad alcuni documenti, che dei B. ci dia notizia, lo dice: "miles ditissimus et famosus et multum nominatus in Parma". Vissuto intorno alla metà del sec. XIII - l'ultimo documento che lo ricorda, visto dall'Affò, è del 1242 -, in un'età ricca di fermenti spirituali, e in una città che dimostrò di non essere a questi estranea - basti ricordare il sorgere della "religio de Martorano" ad opera di Bernardo Vizio, e dei "milites Christi" -, subì il fascino della predicazione e dell'ideale di vita francescano irradiato in Parma forse da S. Francesco stesso, certo da un convento che nel 1224 sorse in Borgo S. Donnino. Per quanto avesse tutte le qualità per distinguersi nel mondo e per la sua posizione e per le doti personali - era di cuore generoso, dice Salimbene, valoroso e capace in guerra -, per quanto avesse già una propria famiglia, lasciò ogni cosa per entrare nell'Ordine: "tempore primitivo quo fratres Minores in Parma cognosci ceperunt" (Salimbene, p. 611).
Se il B., come vuole l'Affò, entrò in convento nel 1233 - il 6 febbr. 1234 però compare in carta di vendita come proprietario di beni - non poca influenza dovette esercitare sulla sua decisione la parola e l'opera del francescano Gherardo Boccadabati, allora podestà di Parma, promotore, al fine di pacificare le fazioni, della famosa "processione dell'Alleluia" (1223). La pluralità di vocazioni sorte nello stesso torno di tempo potrebbe essere significativa: contemporaneamente infatti entrarono nell'Ordine in Parma Arpo "de Beneceto", Giovanni da Parma, futuro generale, Alberto da Parma, futuro ministro della provincia di Bologna. Tutto ciò fa pensare a un'intensa opera di predicazione e può consentire di vedere un rapporto tra l'attività del Boccadabati e l'ingresso in convento del Bafulo.
"Amore provocatus divino", il B. si mostrò dotato di mirabile capacità nel portare la parola di Dio alle genti, nel muoverle ai migliori sentimenti con l'esempio di una vita di sacrificio e di "probitas" di cui si ricordano, nell'alone di indubbio sapore agiografico del racconto salimbeniano, i seguenti episodi. Flagellato pubblicamente per le strade di Parma, attaccato alla coda d'un cavallo, incitava il suo flagellatore; contribuiva generosamente a domare un incendio sviluppatosi nella città, mentre i Parmensi erano all'assedio di Milano con Federico II; sul di lui esempio un usuraio, di nome Illuminato, entrato nel l'Ordine dei minori, insieme al fratello Berardo, si fece flagellare pubblicamente "ad exemplum fratris Bernardi de Bafulo".
Terminò la sua vita in Terra Santa "laudabiliter". Non sappiamo con certezza l'anno della sua morte: l'Affò, senza fondamento, la pone al 1285. Si può pensare che il B. non abbia avuto una lunga vita, poiché Salimbene lo cita tra coloro che egli conobbe e che "cito et in brevi" passarono da questo mondo all'altro.
Una figlia, Bernardina (il B. si era sposato prima di farsi frate), divenne badessa nel monastero di Parma delle clarisse. L'Affò deduce da alcuni documenti (1224, 1226, 1234, 1242), da lui visti nell'Archivio capitolare di Parma, il nome della moglie, Gisla, e d'un figlio, Giliolo, di cui Salimbene non fa cenno.
Fonti e Bibl.: Cronica fratris Salimbene de Adam Ordinis Minorum, a cura di E. Holder-Egger, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, XXXII, Hannoverae-Lipsiae 1905-1913, pp. 611 s.; I. Affò, Storia della città di Parma, III, Parma 1793, pp. 157 s., 174; G. M. Scivoletto, Serie cronologica dei vescovi di Parma, I, Parma 1856, pp. 386 s.; G. Golubovich, Bibliotheca bio-bibliografica della Terra Santa e dell'Oriente francescano, I(1215-1300), Firenze 1906, pp. 175-77; N. Scivoletto, Fra' Salimbene da Parma e la storia politica e religiosa del secolo decimoterzo, Bari 1950, p. 140; F. Bernini, Storia di Parma, Parma 1954, p. 64.