LUDOVISI, Bernardino
Nacque a Roma il 2 genn. 1694 da Giacinto e da Margherita Giulini. A esclusione di un probabile apprendistato nella bottega del padre, vasaio, non si sa altro sulla formazione del L., che tra il 1709 e il 1716 partecipò a tre concorsi di scultura dell'Accademia di S. Luca, nell'ultimo dei quali si affermò nella prima classe con un bassorilievo raffigurante un generale a cavallo vittorioso contro i Turchi.
La prima opera nota del L. è il distrutto Monumento funebre di don Porfirio Antonini, datato al 1718 dall'iscrizione, trasferita nel 1899 nell'ufficio parrocchiale di S. Lorenzo in Damaso (Huetter; Contardi - Romano). Nel 1722 scolpì per il mercante G.B. De Rossi le quattro statue di Evangelisti in travertino che decorano la facciata della chiesa romana della Ss. Trinità dei Pellegrini. Del S. Matteo esiste un bozzetto in terracotta, conservato a Berlino, Staatliche Museen (Schlegel).
Intorno al 1725 sono da collocare i due Cherubini in marmo per la cappella della Redenzione nella chiesa di S. Francesco alle Stimmate a Roma, attribuiti al L. da Schlegel. La datazione dei lavori riportata nel pavimento della cappella appare in accordo con le caratteristiche stilistiche dell'opera (Enggass, 1968).
A partire dagli anni Venti lo svolgimento della carriera del L. ricevette un'impronta determinante dal legame con i Colonna, dai quali risulta stipendiato come guardarobiere dal 1724. Residente nel palazzo di famiglia, poté quindi occuparsi della decorazione e della conservazione degli edifici di loro proprietà, del restauro delle collezioni antiche e dell'allestimento di apparati celebrativi, come quello per la monacazione di Maria Isabella Colonna del 1748 (Diario ordinario). La prima opera documentata per i principi è la Fontana dei mascheroni, del 1721, da collocarsi a Marino e di cui oggi non rimane traccia (Minervino).
Negli anni successivi lavorò alla prima commissione di rilievo: la statua di Dio Padre per il gruppo della Ss. Trinità che corona l'altare di S. Ignazio nella chiesa del Gesù a Roma, firmata e datata al 1726. A quest'epoca risalgono anche il Busto di Pompeo Aldrovandi, conservato a Bologna all'Accademia di belle arti e databile al 1728 (Zamboni), e la Carità per il nartece della basilica Vaticana, datata tra il 1728 e il 1732 (Enggass, 1968).
Di quest'ultima, derivata in maniera evidente dalla Carità di F. Nuvolone in S. Ignazio, si conserva nel Museo nazionale del Palazzo di Venezia a Roma un bozzetto in terracotta (ibid.) con integrazioni ottocentesche.
Tra il 1730 e il 1735 il L. scolpì la Gloria di angeli e cherubini sull'altare maggiore della basilica romana di S. Maria degli Angeli; mentre del 1733 è la Fontana dei delfini, commissionata dal cardinale G. Colonna per il cortile della palazzina del segretario della Cifra e realizzata dal L. su un disegno di F. Fuga (Colalucci). Nel 1737 firmò e datò il gruppo della Carità romana eseguito su incarico dell'ambasciata portoghese per il Jardim do Ultramar a Lisbona (Vasco Rocca - Borghini - Ferraris), il cui bozzetto in terracotta è conservato all'Ermitage di San Pietroburgo (Androson).
A partire dal 1730, sotto i pontificati di Clemente XII e di Benedetto XIV, il L. prese parte ad alcune importanti commissioni ufficiali romane. Tra le prime è la decorazione della cappella Corsini in S. Giovanni in Laterano, per la quale realizzò i rilievi in stucco di due pennacchi della cupola: Scienza e Pietà e Timor di Dio (1732-34). Per la nuova facciata della basilica il L. scolpì la statua di S. Agostino, in travertino, per il coronamento, e il bassorilievo marmoreo con S. Zaccaria che impone il nome a s. Giovanni Battista per il portico (1732-35). Eseguì poi la Fertilità dei campi (pagamenti tra il 1735 e il 1736), in travertino, per l'attico della Fontana di Trevi. Tra il 1730 e il 1733 lavorò al S. Gaetano da Thiene e al S. Francesco di Paola (entrambi firmati) per il portico della basilica di S. Antonio a Mafra, in Portogallo, su commissione di Giovanni V, e ai relativi modellini per la biblioteca del convento (perduti).
Del 1740 è l'intervento del L. nella chiesa del Ss. Nome di Maria a Roma, dove realizzò un medaglione in stucco per uno degli spicchi della cupola.
Nei documenti conservati nell'archivio della chiesa, l'artista risulta essere stato pagato per un soggetto non precisato (Martini - Casanova); dunque l'attribuzione al L. del medaglione con l'Assunzione di Maria si basa su argomenti stilistici.
Negli anni Quaranta prese parte a numerose ristrutturazioni di edifici religiosi avviate a Roma in vista dell'anno giubilare.
Tra il 1741 e il 1743 fu impegnato nella facciata di S. Maria Maggiore, dove scolpì il bassorilievo raffigurante L'offerta del patrizio Giovanni a papa Liberio e la statua di S. Pasquale I (Cochetti, p. 190), da altri identificata con il S. Sisto III (Anselmi). Seguì a queste opere la realizzazione dei due Angeli, inginocchiati ai lati della Croce sul coronamento della facciata di S. Croce in Gerusalemme (1742-44), scolpiti dal L. su incarico del cardinale Pompeo Aldrovandi, che aveva commissionato anche copie in piccolo delle statue, di cui non si ha notizia (Varagnoli).
In tutta la sua produzione il L. dimostra una notevole tendenza all'eclettismo, all'alternanza di costruzioni barocche (sempre piuttosto contenute) e leziosità rococò e alla cura dei dettagli, dei particolari decorativi, che accomuna le sculture destinate a una visione ravvicinata, come i due bassorilievi per S. Maria Maggiore e S. Giovanni in Laterano, e le grandi figure stanti per le stesse facciate.
Nel 1743-47 prese parte alla decorazione della cappella di S. Giovanni per la chiesa di S. Rocco a Lisbona (voluta dalla Corona portoghese), realizzando un bassorilievo con la Preghiera del Battista, i due Angeli che lo sostengono, alcune Teste di cherubini nella volta e i modelli in terracotta per i due Putti ai lati del paliotto d'altare, poi fusi in argento da A. Arrighi (Lisbona, Museu de São Roque). Nel 1746, ancora con Fuga, il L. lavorò ai due Angeli in marmo e alla Gloria di cherubini in stucco che sostengono la Croce nel coronamento dell'altare maggiore della chiesa romana di S. Apollinare (Mancini). Nel 1744 progettò e realizzò il Monumento funebre del cardinale Giorgio Spinola, nella chiesa di S. Salvatore alle Coppelle (un bozzetto per la figura della Gloria alata è all'Ermitage di San Pietroburgo: Androson). L'anno successivo eseguì il monumento di Filippo Colonna, padre del committente Fabrizio, nella collegiata di Paliano (Enggass, 1993). Nella stessa chiesa il L. aveva scolpito nel 1740 un'acquasantiera e nel 1743 le balaustrate delle cappelle ducali (Minervino).
Per l'appartamento Colonna nel palazzo del Quirinale il cardinale Marcantonio gli commissionò nel 1746 un Busto di Benedetto XIV (Minor), eseguito in marmi bianchi e neri e bronzo dorato (Parigi, J. Kugel Antiquaires).
L'osservatorio di guardarobiere di una delle famiglie più importanti di Roma offrì al L. l'opportunità di affinare il suo gusto e la tecnica dell'utilizzazione di materiali diversi, sfruttandone appieno le cromie e le peculiarità, e di assorbire gli influssi della nascente moda del rococò, con cui diede vita nelle sue opere mature, come il Monumento Spinola, a uno stile ormai personale e raffinato.
Di notevole livello qualitativo sono i due Angeli sulla balaustrata della cappella Lancellotti nella chiesa romana di S. Ignazio, risalenti probabilmente agli anni intorno al 1748, quando furono posti anche quelli di P. Bracci nella cappella antistante (Enggass, 1968; Petrocchi). Risulta invece irreperibile l'Angelo scolpito per la basilica di S. Maria degli Angeli, documentato dalle fonti contemporanee (Roma antica e moderna) e testimoniato in loco fino al 1970 (Buchowiecki).
Dai documenti conservati all'Archivio del Vicariato, risulta che il L. morì a Roma l'11 dic. 1749 per le ustioni riportate in seguito all'incendio della pece utilizzata per fissare alla parete della cappella di S. Francesco l'ultima sua opera, il Monumento funebre di Maria Lucrezia Rospigliosi Salviati nella basilica dei Ss. Apostoli a Roma (Minervino), caratterizzata dalla presenza di una figura femminile alata che apre l'urna scoprendo i resti mortali della defunta. Si tratta di un elemento di forte impatto visivo che costituisce una nota di leggerezza e sdrammatizza il monumento.
Piuttosto vario, il capitolo delle opere di incerta attribuzione che comprende una Maria Maddalena in marmo, conservata allo Spencer Museum di Kansas City (Enggass, 1978), una piccola copia in marmo della Carità romana conservata al Museo de arte de Ponce, Portorico (Enggass, 1968), e il modello in terracotta dello sportello, poi fuso da F. Giardoni, per la nicchia che contiene il reliquiario della testa di s. Petronio nell'omonima chiesa bolognese, commissionatogli da P. Aldrovandi tra il 1743 e il 1745 (Montefusco Bignozzi, p. 132). La collaborazione con il fonditore camerale pare non aver costituito un episodio isolato; alcuni documenti testimoniano infatti di un S. Mattia e di un S. Giovanni per il palazzo Vaticano, fusi in argento da Giardoni su modelli del L., oggi irreperibili (Bulgari; Montagu).
Fonti e Bibl.: Diario ordinario (Chracas), n. 4755, 13 genn. 1748, pp. 6 s.; Roma antica e moderna, II, Roma 1750, p. 606; C.G. Bulgari, Argentieri, gemmari e orafi d'Italia, Roma, I, Roma 1958, pp. 530, 533; L. Huetter, Iscrizioni della città di Roma dal 1871 al 1920, III, Roma 1962, p. 369; A. Martini - M.L. Casanova, Ss. Nome di Maria, Roma 1962, p. 88 n. 13; C.M. Mancini, S. Apollinare, Roma 1967, p. 100; R. Enggass, B. L., I, The early work, in The Burlington Magazine, CX (1968), pp. 438-446; II, The later work, ibid., pp. 494-500; III, His work in Portugal, ibid., pp. 613-619; W. Buchowiecki, Handbuch der Kirchen Roms, II, Wien 1970, p. 406; R. Enggass, B. L.: a new attribution, in The Burlington Magazine, CXX (1978), pp. 229 s.; S. Zamboni, in L'arte del Settecento emiliano. La pittura( (catal.), Bologna 1979, p. 225; A. Nava Cellini, La scultura del Settecento, Torino 1982, pp. 33 s., 225; F. Montefusco Bignozzi, Opere plastiche dal barocco al neoclassico, in La basilica di S. Petronio in Bologna, II, Bologna 1984, pp. 132, 141 n. 37; F. Cochetti, Interventi architettonici di Benedetto XIV a Roma, in L'angelo e la città (catal.), I, a cura di B. Contardi - M. Mercalli, Roma 1987, pp. 185-198; B. Contardi - S. Romano, Filippo Titi. Studio di pittura, scoltura, et architettura, nelle chiese di Roma (1674-1763), II, Firenze 1987, p. 146; U. Schlegel, Die italienischen Bildwerke des 17. und 18. Jahrhunderts(, Berlin 1988, pp. 21-24; C. Varagnoli, Domenico Gregorini e il cardinal Aldrovandi(, in L'architettura da Clemente XI a Benedetto XIV(, a cura di E. Debenedetti, Roma 1989, pp. 131-149; A. Anselmi, La decorazione scultorea della facciata di S. Maria Maggiore a Roma. Un inedito manoscritto con memoria del programma iconografico settecentesco, in Ricerche di storia dell'arte, 1990, n. 40, pp. 61-90; S. Vasco Rocca - G. Borghini - P. Ferraris, Roma lusitana, Lisbona romana (catal.), Roma 1990, p. 60; R. Enggass, L.'s tomb for a Colonna prince, in The Burlington Magazine, CXXXV (1993), pp. 822-824; S. Petrocchi, S. Ignazio, in Roma sacra, 1995, n. 2, pp. 22-34; Giovanni V di Portogallo (1707-1750) e la cultura romana del suo tempo, a cura di S. Vasco Rocca - G. Borghini, Roma 1995, passim; J. Montagu, Gold, silver and bronze: metal sculpture of the Roman Baroque, New Haven-London 1996, p. 240 n. 81; F. Colalucci, Tre luoghi del Quirinale restaurato: il cortile, il "braccio lungo", la palazzina del Fuga, in Bollettino d'arte, numero speciale, 1999, pp. 63-84; V.H. Minor, A portrait of Benedict XIV by B. L., in Antologia di belle arti, 2000, nn. 59-62, pp. 52-55; O. Minervino, Nuovi contributi su B. L. scultore romano, in Sculture romane del Settecento(, a cura di E. Debenedetti, III, Roma 2003, pp. 271-318; La collezione Farsetti del Museo Ermitage (catal.), a cura di S. Androson, Pontedera 2005, pp. 106-109; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, p. 442.