ELVINO, Bernardino
Figlio di un certo Iacobello, nacque nel giugno del 1504 ad Alvito, nel Frusinate; a Sora prese gli ordini minori. Durante il pontificato di Leone X si trasferì a Roma per intraprendere quella che sarebbe stata una brillante carriera ecclesiastica, agevolata, peraltro, dal cardinale Guido Ascanio Sforza di cui l'E. fu segretario; egli poté quindi usufruire del grande favore goduto dallo Sforza sotto il pontificato di Paolo III, del quale era nipote.
In seguito al rinnovamento della Camera apostolica, voluto da Paolo III agli inizi degli anni Quaranta, l'E., già abbreviatore apostolico, il 20 nov. 1541 ricevette un ulteriore e prestigioso incarico, quello di surrogare Giovanni Poggi, a quel tempo nunzio presso la corte di Madrid, nell'ufficio di tesoriere generale. Il 22 dicembre dell'anno successivo l'E. entrò ufficialmente in possesso della commenda della diocesi di Anglona, cedutagli dallo Sforza. Nell'agosto del 1544 Anglona e Tursi vennero unite in un'unica diocesi di cui l'E. fu consacrato vescovo il 25 nov. 1545 e nella quale non risiedette mai, seguendo l'abitudine invalsa fra i vescovi preconciliari. Molto improbabile, ma soprattutto non documentata, risulta essere una sua eventuale nomina cardinalizia, riportata cautamente dall'Ughelli.
L'E. si trovò a far parte di quei vescovi mandati ad ingrossare le fila del concilio di Trento, il quale era stato traslato a Bologna nel marzo del 1547. La sua partecipazione a questa fase conciliare è testimoniata il 9 dic. 1547, quando l'E. partecipò e intervenne alla congregazione generale vertente sull'abuso del sacramento del matrimonio. Inoltre l'E., come la maggior parte dei padri conciliari, dovette presumibilmente essere favorevole alla permanenza a Bologna del concilio: egli infatti non si trova citato fra i quattro prelati che diedero, invece, parere contrario.
Il 22 giugno 1548 l'E. ottenne dal papa la facoltà di prelevare 600 scudi dai redditi della sua diocesi e di imporli come pensione alla chiesa romana di S. Maria del Popolo, ove si venerava l'immagine della Madonna cosiddetta del Popolo, alla quale, sofferente di podagra, in un momento in cui il male era particolarmente acuto, aveva fatto voto di offrire una tale somma in cambio della guarigione. Evidentemente il miglioramento fu momentaneo: il male andò infatti peggiorando, al punto che l'E. morì a Roma l'11 luglio 1548, a quarantaquattro anni d'età. La morte prematura interruppe così una carriera ecclesiastica molto bene avviata. L'E. fu sepolto a S. Maria del Popolo, con un importante monumento funebre, opera di Guglielmo Della Porta, di cui la sorella Dionora e il marito di lei furono i committenti.
Nel suo testamento, sottoscritto dal notaio Gerolamo Ceccoli, in cui l'E. nominò erede la sorella Dionora, egli prescrisse la costruzione di un'"aedicula et ara", da destinarsi alla chiesa di S. Maria del Popolo, per un valore di 500 scudi. Inoltre, affinché una messa giornaliera in suo suffragio fosse celebrata dai frati della chiesa stessa, destinò loro altri 500 scudi. Un anno dopo la sua morte la sorella Dionora dovette rimborsare una forte somma di denaro - oltre 1.700 scudi - a Giovanni Poggi, il quale aveva ripreso possesso del suo incarico di tesoriere generale e reclamava l'ingente somma come estinzione del debito che l'E. aveva assunto nei suoi confronti, surrogandolo in tale ufficio.
La fortuna accumulata dall'E. nel corso della sua carriera dovette essere evidentemente notevole: egli si fece costruire un palazzo ad Alvito e pare che due quadri di Raffaello avessero fatto parte delle sue proprietà, la Presentazione al tempio e la Madonna del Popolo. Entrambe le opere, presumibilmente due copie, si trovavano nella cappella della famiglia Elvino, nella chiesa del monastero di S. Francesco, ad Alvito.
Fonti e Bibl.: Arch. segr. Vaticano, Sched. Garampi, Vescovi 477, ff. 98-99; Ibid., Beneficia 25, ff. 146rv-147r; Roma, Arch. Capitolino, Notizie de istromenti diversi nell'Archivio di Campidoglio, VI, 8.38v; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese… di Roma, I, Roma 1869, pp. 342 s.; Concilium Tridentinum, ed. Soc. Goerresiana, Diariorum pars prima, I, Friburgi Brisgoviae 1901, ad Indicem; G. P. Castrucci, Descrittione del ducato d'Alvito nel Regno di Napoli, Roma 1633, pp. 35, 37 s., 56; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, VII, Venetiis 1721, coll. 101 s.; G. Garampi, Saggi di osservazione sul valore delle monete pontificie…, Roma 1766, p. 275; F. A. Vitale, Memorie istoriche de' tesorieri generali pontifici, Napoli 1782, p. XL; B. Santoro, Poche memorie del Castello di Sant'Urbano, Città di Castello 1888, p. 8; L. Dorez, La cour du pape Paul III, I, Paris 1932, ad Indicem; G. Alberigo, I vescovi italiani al Concilio di Trento, Firenze 1959, p. 101; M. Gibellino Krasceninnicowa, Guglielmo Della Porta, Roma 1944, p. 36; G. van Gulik-C. Eubel, Hierarchia catholica…, III, Monasterii 1929, p. 110.