BERNARDINO da Asola
Figlio del pittore Giovanni da Asola, risulta collaboratore del padre in un documento del 6 apr. 1526, dal quale si apprende pure che i due abitavano a Venezia, in campo di Santa Marina: si tratta della convenzione con la quale Giovanni e B. si impegnavano a eseguire entro la festività di s. Michele (29 settembre) del 1526 le portelle d'organo per la chiesa di S. Michele a Murano.
L'opera, conservata quasi integra nel Civico Museo Correr di Venezia, rivela con sufficiente chiarezza la presenza di differenti mani d'artisti, consentendone la discriminazione. Individuatala parte spettante a Giovanni,per analogia con altre sue opere, a B. si attribuisce la Cacciata dei demoni e la parte inferiore dell'Assunzione all'interno delle ante: ossia i brani di piglio più moderno e sostenuto.
Inoltre, è possibile riconoscere l'intervento di B. nella lunetta, con la Deposizione, della pala di S. Barnaba conservata nella chiesa di S. Barnaba a Venezia (secondo altare a sinistra; proveniente da una chiesa di Conegliano), che per le restanti parti è ben assegnabile a Giovanni; e ancora, nell'Ultima cena della collez. Querini-Stampalia di Venezia, che tuttavia il Fiocco (1925-26) riferirebbe a Giovanni; nella Madonna in trono e santi della collez. Maciet di Digione; nella Pietà del museo di Zagabria.
Il Berenson vedeva anche la presenza di B., a fianco del padre, nell'Adorazione dei pastori della National Gallery di Londra, n. 1377, e attribuiva a lui solo la Sacra famiglia indicata come "senza casa ", che altri critici preferiscono, posto che vada assegnata a uno degli Asola, attribuire a Giovanni. là escluso che possa essere identificato con B. quel "Bernardinus brisiensis" firmatario della tavola delle Gallerie di Venezia proveniente dal monastero di S. Sepolcro.
L'artista, pur nella penuria delle testimonianze certe o probabili, appare interessante; scarta il facile e un poco manierato giorgionismo del padre per puntare su modelli più energici, di patetismo spiegato e drammatico: soprattutto sul Savoldo, cui si richiama non solo per la tipologia, ma anche per la metallica durezza del segno e certe intonazioni nordiche, non senza una personale interpretazione dei moduli di ascendenza mantegnesca. Meno leggibili gli influssi del Moretto; a meno che non sia del B., come propone il Fiocco (1925-26), anche l'Assunta delle ante di S. Michele, di chiara impostazione bresciana.
Bibl.: P. Paoletti, La scultura e l'architettura nel Rinascimento in Venezia, Venezia 1893, I, p. 166; G. Fiocco, Piccoli maestri, V, Giovanni e B. da Asola, in Boll. d'Arte, s. 2, V (1925-26), pp. 193-203; VI, La Pittura bresciana del Cinquecento a Padova. ibid., VI(1926-27), pp. 305, 323; Id., recens. a U. Da Corno, Gerolamo Muziano, in Riv. d'Arte, XIII(1931), p. 438; G. Mariacher, Il museo Correr di Venezia, dipinti dal XIV al XVI sec., Venezia 1957, pp. 87-90; B. Berenson, Pitture italiane del Rinascimento, I, La scuola veneta, Londra-Firenze 1958, pp. 90 s.; R. Bossaglia, La pittura del Cinquecento: i maggiori e i loro scolari, in Storia di Brescia, II, Brescia 1963, pp. 1008-1100; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, p. 439.