BRUGNOLI, Bernardino
È il maggiore dei due figli maschi di Alvise, registrato nel 1541 tra gli abitanti della frazione Isolo di Sotto, presso Verona, come avente tre anni. Siccome l'atto di morte, del 16 marzo 1583 (Marani, p. 110 n. 90), lo dirà di anni 44, il B. doveva esser nato nel 1538 o 1539. A Isolo di Sotto appare segnalato in seguito nel 1544, 1555 e 1557. Contrariamente al padre, non conosciamo nessuna sua attività nel campo dell'architettura militare; fin dal Vasari (1568), invece, si parla del B. quale continuatore di alcune imprese architettoniche iniziate dal più illustre parente Michele Sanmicheli e rimaste, alla sua morte, incompiute. Anzitutto, il tempio rotondo della Madonna di Campagna presso Verona, la cui prima pietra era stata posta molto probabilmente (Ronzani-Luciolli, pp. 43 ss.) in quello stesso anno 1559 che vedeva la scomparsa di Michele: così da far ricadere in pieno sul B. la responsabilità della costruzione, da considerarsi quasi finita nel 1561 (G. Venturi, Compendio della storia sacra e profana di Verona, II, Verona 1825, p. 162).
Purtroppo, secondo il Vasari (p. 355), il bellissimo disegno sanmicheliano per questa chiesa sarebbe stato alterato dalla "miseria, debolezza, e pochissimo giudizio dei deputati sopra quella fabbrica e tuttavia "peggio avrebbono fatto se non avesse avutone cura B. B. ... e fattone un compiuto modello, col quale va oggi innanzi la fabbrica". Perduto il modello preparato dal B., resta in discussione (vedi specialmente il Panozzo, p. 26) se e quali varianti egli abbia apportato al pure smarrito progetto originale: A. Venturi deplora l'eccessiva elevazione del tamburo attuale e la Kahnemann (p. 182) insiste su "un grafico conservato nell'archivio del Santuario, in cui il peristilio più sviluppato in altezza offre una interessante soluzione del problema costruttivo", da lei ritenuta più autenticamente sanmicheliana. In precedenza il Langenskiöld (pp. 179 s.) aveva lamentato la tardiva e falsata esecuzione della Madonna di Campagna, dovuta, tra l'altro, a mancanza di fondi.
Pure il campanile del duomo veronese risulterebbe portato innanzi dal B. su idee del Sanmicheli: gli accenni del Vasari in proposito trovano conferma nelle più recenti indagini del Pacchioni e nella catalogazione del Langenskiöld (p. 119). Ma il campanile, iniziato circa alla metà del sec. XVI, fu elevato solo fino al secondo tronco con alterne vicende e sostituzione del primo più semplice progetto da parte del medesimo Sanmicheli: già il Vasari lamentava la lentezza dell'opera (mai conclusa poco dopo il 1579 da una copertura provvisoria e peggio completata nel 1927 secondo i piani di E. Fagiuoli). A S. Giorgio in Braida, dove Michele sovrapponeva nuova cupola sull'organismo di una chiesa preesistente, il B. risulta attivo circa gli anni di stesura della seconda edizione vasariana (1568; p. 355): ma forse limitatamente al campanile e all'altare maggiore, non trovando conferma un cenno del Langenskiöld (p. 119), raccolto dal De Angelis D'Ossat (p. 23), a suoi possibili interventi per la cupola. Il campanile risulta compiuto per il primo ordine e appena impostato nel secondo: il Simeoni (p. 274) ritiene per ragioni militari, forse causa la posizione eccentrica del monumento. La mano del B. sarebbe da cogliere specialmente nella licenza dei timpani spezzati delle finestre. L'altar maggiore, "quale va girando secondo che fa la nicchia [dell'abside]... d'ordine corintio con capitelli composti, colonne doppie di tutto rilievo e con i suoi pilastri dietro", meritò l'incondizionata ammirazione di Daniele Barbaro, quando ebbe a considerarlo in lavorazione, al suo ritorno dal concilio tridentino (v. Vasari, p. 363); e, più tardi, le lodi del Milizia. Il nome del B. appare ancora in una perizia del 1572 riguardante S. Vitale di Verona (Gerola, in Thieme-Becker) e "sottoscritto in una carta di rilevazione di sorgenti d'acque", stesa per la località veronese di Ca' di David, assieme a Zambattista de' Remi, perito del magistrato veneziano dei beni inculti (Zannandreis, p. 213). Nel 1580 il B. appare residente a Venezia; lì ha modo di conoscere il Palladio e questi, apprezzandolo, lo consiglia al Gonzaga di Mantova che, suo tramite, cercava un nuovo prefetto alle fabbriche ducali dopo l'allontanamento di Pompeo Pedemonte.
Il B. partì per Mantova il 9 luglio 1580: i primi documenti dai quali risulti in attività presso la corte sono dell'11 settembre. L'architetto veronese continuò soprattutto i lavori del giardino pensile nella corte vecchia, iniziato nell'estate del 1579 dal Pedemonte: il completamento avvenne con l'erezione delle logge, nel secondo semestre dell'80. Assisteva il B. l'ingegnere Giovan Angelo Bertazzolo: comunque, a quanto sembra, ci si attenne al progetto Pedemonte, se un ordine ducale del 20 sett. 1580 respingeva la proposta di erigere una balaustra sul cornicione del lato del giardino mancante di portico. Già ammalato nel novembre 1580, nel gennaio o febbraio 1581 l'artista era nuovamente a Venezia: sperando di ristabilirsi, aveva promesso di ritornare al Gonzaga che, inseguitolo con inutili solleciti dal marzo all'agosto e venuta meno un'ultima promessa del B. in data 28 agosto, gli fece notificare il licenziamento il 6 settembre. Senonché, inaspettatamente, il B. riappariva a Mantova e riprendeva (14 novembre 1581) il suo incarico, respingendo anche le sollecitazioni del vescovo di Reggio Emilia che richiedeva (primavera 1582) la sua presenza per la erezione di una nuova facciata del duomo (impresa per la quale il B. aveva preso impegni e fornito disegni fin dal 1570). Sembra che il B., nel 1582, abbia disegnato le nuove stalle gonzaghesche, costruite dietro l'attuale via del Teatro Vecchio e si ricorda inoltre (Langenskiöld, pp. 179 s.) una sua attività mantovana quale decoratore: in palazzo ducale, assieme a Lorenzo Costa il Giovane ed a Giulio Ribono, e nel palazzo e cappella della Motteggiana con il concittadino Pietro Paolo Renolfi.
Il B. morì a Mantova il 16 marzo 1583; mentre il duca Guglielmo Gonzaga conservava i suoi disegni di architettura, altri ne custodiva il conte Teodoro Sangiorgio: ma nulla è a noi pervenuto.
Bibl.: G. Vasari, Le vite..., a cura di G. Milanesi, VI, Firenze 1881, pp. 354 L., 357, 362 s.; T. Temanza, Le vite dei più celebri architetti e scultori veneziani..., Venezia 1778, pp. 179, 190; F. Milizia, Memorie degli architetti antichi e moderni, I, Parma 1781, pp. 243, 247; F. Ronzani G. Luciolli, Le fabbriche civili ecclesiastiche e militari di M. Sanmicheli, Venezia 1832, Fabbriche civili, p. 10; Fabbriche ecclesiastiche, pp. 1, s. 5; D. Zannandreis, Le vite dei pittori, scultori e architetti veronesi, a cura di G. Biadego, Verona 1891, pp. 212 s.; L. Simeoni, Verona. Guida..., Verona 1909, p. 274; A. Avena, La paternità del campanile del duomo di Verona. Commento a una pagina del Vasari, e Notizie inedite sull'architetto B. B., in Madonna Verona, VII (1913), pp. 89-97; G. Pacchioni, Sulla paternità del Campanile del duomo, ibid., pp. 74-79; E. Langenskiöld, M. Sanmicheli the architect of Verona, Uppsala 1938, pp. 119, 178 (dati anagrafici), 179 s. (breve rassegna delle opere veronesi e mantovane: alle cose note aggiunge la supposizione di una assistenza del B. giovane al padre Alvise, per l'erezione del palazzo veronese Ridolfi Da Lisca, poi alterato), 275; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, XI, 3, Milano 1940, p. 550 (vedi anche p. 280, per la Madonna di Campagna, e p. 226, regesto sanmicheliano, dove è senz'altro errato il riferimento ad interventi del B. alle fortificazioni di Zara e Sebenico dell'ott. 1537 insieme con lo zio materno G. G. Sanmicheli); C. Jacini, Il viaggio del Po, VII, Le città, 4, Veneto, Città e ville di terraferma, Milano 1958, p. 179; P. Panozzo, L'architettura sacra in Verona, in A. M. Sanmicheli 1559-1959, numero speciale supplemento di Vita veronese, dicembre 1959, pp. 26 (breve sintesi dei vari pareri sulla Madonna di Campagna), 29; N. Carboneri, Bibliografia ragionata su M. Sanmicheli, in M. Sanmicheli. Studi raccolti dall'Accademia di agricoltura scienze e lettere di Verona..., Verona 1960, p. 201; G. De Angeli D'Ossat, L'arte del Sanmicheli, ibid., p. 23; M. Kahnemann, in M. Sanmicheli, catal. (Verona, maggio-ottobre 1960), Venezia 1960, pp. 176 s., 182; E. Marani, in Mantova. Le arti, III, Mantova 1965, specie alle pp. 77 e 82 s. (fondamentali per l'attività mantovana del B.), 84-87 (passim), 93, 98, 104 s., 108-110, 113; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 115.