BENVENUTI DE' NOBILI, Bernardo (Bernardo di Cino, Bernardo Cini, Bernart du Signe o du Cine)
Nato a Firenze in data sconosciuta - da collocare forse tra il secondo e il terzo decennio del sec. XIV -, figlio di Cino di Bartolino di Chiaro, svolse la sua attività di banchiere in Francia dal 1370 circa alla fine del secolo.
La famiglia, appartenente al partito guelfo, era forse originaria del Mugello (un "Cinus Benvenuti" è citato nel Liber extimationum dei danni causati dai ghibellini a proprietà guelfe, come danneggiato, tra il 1260 e il 1266, nella sua proprietà di Calenzano; un "ser Chiarus Benvenuti de Vigiano" notaio redasse in questo Comune un atto di locazione nel 1312; e nel Libro o Estimo del Mugello, compilato nel gennaio 1299, sono citati "Guccius et fratres quond. Cini" possidenti nel Comune di Rezzano); o, secondo quanto afferma G. B. Verino (De illustratione urbis Florentiae, Parigi 1790, pp. 108 ss.), essa era invece immigrata a Firenze dalla Valdelsa. Il padre del B., Cino, morì nel 1348, probabilmente di peste, e venne sepolto nella chiesa di S. Maria Sopra Porta (oggi S. Biagio). Oltre al B. e a un Guccio, Cino ebbe altri quattro figli. Bartolo, eletto priore nel novembre-dicembre 1346, fu il pio fondatore dei monastero di S. Giuliano alla Fortezza da Basso; di lui ci resta anche il testamento, redatto il 16 dic. 1361 (pubblicato in Richa, IV, 1756). Paolo, nella lista dei tassati del 1381, fu, con Guccio, socio o fattore del B. in Francia fino al 1380; fu priore nel luglio-agosto 1392; nel 1400 fu podestà di Montepulciano subito dopo Iacopo Salviati; gonfaloniere di giustizia nel novembre-dicembre 1404, fu nuovamente eletto priore nel luglio-agosto 1408. Di un Filippo, o Lippo, citato dal Manni e dal Mirot, non si ritrovano ulteriori notizie; mentre è presumibile riconoscere nel "Nutinus Cini Benvenuti pop. S. Lucie", nominato in una lista di fallimenti del 1343, un quinto figlio di Cino.
Il primo documento riguardante il B. è dell'agosto 1375: si tratta di una nota - contenuta in un registro conservato nell'antico monastero di S. Maria degli Angioli, oggi nell'Archivio di Stato di Firenze - concernente una donazione di 400 fiorini aurei "per lo lavorio del tabernacolo di sopra l'altare maggiore... e delle graticole di ferro" (c. 35) della detta chiesa. Tre anni dopo, il 18 gennaio, il B. è a Parigi, citato come "Bernart du Signe" in un mandato di pagamento per 510 franchi sottoscritto da Carlo V per il saldo della fornitura di un diamante e di un fermaglio d'oro guarnito di rubini. Con una carta del luglio 1379 il sovrano francese, a ricompensa di servigi che non ci sono noti ma che dovevano essere stati evidentemente di grande importanza, nomina "dilecti nostri Bernardi de Chino de Florencia" sergente d'armi del re e "bourgeois de Paris"; poi, con un secondo decreto dell'agosto successivo, concede al B., ai suoi fratelli Guccio e Paolo e al cugino Antonio di Francesco attestati di nobiltà e l'autorizzazione a fregiare lo stemma di famiglia (banda argentea in campo azzurro con al centro due spade incrociate) dei gigli di Francia; lo stemma così modificato è disegnato nel mezzo del documento stesso. Da allora al cognome Benvenuti la famiglia aggiunse quello "de' Nobili". Conferma la notevole posizione di privilegio e di fiducia dal B. raggiunta presso la corte francese una lettera dei primi mesi del 1381 (stile fiorentino; ne conosciamo il contenuto per un transunto che Marchionne di Coppo Stefani inserì nella sua cronaca), in cui da Parigi egli comunica alla Signoria l'ormai prossima discesa in Italia di Luigi d'Angiò, fratello di Carlo V, il quale per recarsi a Napoli sarebbe transitato in territorio fiorentino; la notizia gli è stata confidata in segreto, afferma il B.: provveda il Comune a mostrarsi amico e a concedere aiuti all'angioino. Firenze inviò nel luglio 1382 a Luigi, già a Bologna, un'ambasciata, a capo della quale erano Luigi Guicciardini e lo stesso fratello del B., Guccio.
A partire dal 1380 circa il B. aveva assunto come fattore e viaggiatore un giovane parente, Buonaccorso Pitti, che delle sue attività ha lasciato un'assai gustosa Cronica, nella quale, tra l'altro, racconta come, inviato dal B. nel 1381 a Bruxelles con 2.000 fiorini a una festa di corte di Venceslao di Baviera, perdesse al gioco tutto il denaro affidatogli; due anni dopo, avendo al suo fianco un nipote del B., Cino - probabilmente il figlio di Guccio, citato tra i tassati del 1381 e priore nel settembre-ottobre 1401 (poteva aver sostituito il padre, che già da qualche anno si era dedicato con successo a Firenze alla carriera politica) - Buonaccorso perde ancora 200 franchi d'oro affidatigli dal B. assieme a gioielli per 3.000 franchi, che però riconsegnò.
Il B. è nominato ancora una volta come "Bernart du Cine" il 17 ott. 1385 in un mandato di pagamento di Carlo VI relativo al rimborso di un prestito che il fattore del B. a Buda, un certo Jacques Joc, aveva concesso alla missione francese che si era recata in Ungheria a negoziare un matrimonio per Luigi di Orléans.
Nel marzo del 1386 il B. torna a Firenze, chiamatovi probabilmente dalla grave malattia della moglie; chiede ai monaci del convento di S. Maria degli Angioli di accordargli una messa perpetua, richiesta che viene approvata da un consiglio dei monaci più anziani il 10aprile (e confermata poi il 22 maggio 1389 dal nuovo priore del convento). Il 17 febbr. 1387 la moglie, Piera degli Albizzi, morì; l'8 giugno, prima di recarsi nuovamente in Francia, il B. concede larghissime donazioni al convento (120 fiorini per messe ai familiari, 50 per messe in suffragio della moglie); inoltre pagò la costruzione e l'arredo di una cappella di famiglia intitolata a S. Giacomo e S. Giovanni Decollato sul chiostro di S. Maria degli Angioli (1387-1389) - ancora esistente - i cui lavori vennero iniziati il 25 luglio. Il 7 ottobre dello stesso anno acquistò inoltre per 400 fiorini "cinque chasette... dirimpetto al monastero" che, a detta dei frati, costituivano una "mala vicinanza... e potea per l'avvenire essere grande scandalo in questo monastero"; dotò della rendita di questi immobili, secondo un codicillo redatto il 16 nov. 1388, la sua cappella gentilizia, nella quale era già stata celebrata la prima messa il giorno di Pasqua, 29 marzo 1388.
Nel 1389 è a Parigi, e viene citato come "maitre de l'hotel du duc de Berry". Il B. aveva a più riprese prestato denaro o venduto gioielli al duca; verso il 1386 il duca gli aveva affidato perle e pietre preziose, forse perché fossero vendute, per un valore di circa 6000 franchi oro; costretto a raggiungere Firenze nello stesso anno, per la morte della moglie, il B. aveva affidato i gioielli a un suo compatriota, Francesco Ambrogini o Ambrosini ("François Ambroisin"). Questi, quando egli tornò a Parigi, si rifiutò di restituire quanto gli era stato consegnato, e il B. dovette citarlo. La causa si trascinò per qualche anno; di essa restano una domanda d'appello dell'Ambrogini, datata 14 nov. 1392; la replica del B., del 19 novembre successivo; infine una sentenza della corte parigina del 22 novembre, che respinge la domanda d'appello dell'Ambrogini. Ignoriamo come la causa si sia conclusa. L'ultima notizia sul B. è del 1396, e riguarda l'acquisto da lui effettuato per 1.000 fiorini di una casa posseduta da Buonaccorso Pitti a Parigi.
Il B. ebbe sette figli, quattro maschi: Bartolomeo, Carlo, Benedetto, Alamanno; e tre figlie: Isabetta, sposa di Tegghiaio d'Alessandro Buondelmonti; Checca, moglie di Giovanni di Cipriano di Duccio degli Alberti, che fu madre del cardinal Alberti; e Niccolosa, sposatasi con Antonio di Bartolomeo de' Medici. Nel 1743 esisteva ancora nella cappella di famiglia in S. Maria degli Angioli una tavola d'altare con le effigi del B., della moglie e di tutti i figli.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Corporazioni relig. soppresse, arch. 86: Convento di S. Maria degli Angioli, n. 97; Parigi, Arch. Nat. X, 1477, ff. 1 v, 5 r, 187 r; Parigi, Bibl. Nat., Ms. fr. 25705, n. 109; Ibid., Pièces orig., 334, Beyrieu 7; Delizie degli erud. tosc., VII, Firenze 1776, p. 278; X, ibid. 1778, pp. 122, 238; XIII, ibid. 1780, pp. 5, 128; XVI, ibid. 1783, pp. 41, 178, 179, 180; XVII, ibid. 1783, p. 11; XVIII, ibid. 1784, pp. 60, 68, 136, 182, 204, 241, 309; Mandements et Actes divers de Charles V (1364-1380), a c. di L. Delisle, Paris 1874, p. 789, n. 1590; Marchionne di Coppo Stefani, Cronaca fiorentina, in Rer. Ital. Script., 2 ediz., XXX, 1, a c. di N. Rodolico, pp. 228, 260, 411; B. Pitti, Cronica, a c. di A. Bacci della Lega, Bologna 1905, pp. 57-58, 59, 60, 68, 94; D. M. Manni, Osservazioni istoriche sopra i sigilli antichi de' secoli bassi, XIV, Firenze 1743, pp. 1-16; G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine, III, Firenze 1755, pp. 253 ss.; IV, ibid. 1756, pp. 194 ss.; VIII, ibid. 1759, pp. 147-151; D. Catellacci, Un lascito all'Archivio di Stato di Firenze, in Arch. stor. ital., s. 5, XXXIV (1904), pp. 505-506; L. Mirot, Notes sur une famille fiorentine établie en France au XIVe siècle, in Mélanges d'archéologie et d'histoire, XXXVI (1916-17). pp. 3-26; W. e E. Paatz, Die Kirchen von Florenz, I, Frankfurt a. M. 1940, p. 372; III, ibid. 1952, pp. 121, 127; Notizie degli archivi toscani, in Arch. stor. ital., CXIV (1956), p. 427.