BENFATTO, Luigi, detto Alvise dal Friso
Figlio di una sorella di Paolo Caliari, e quindi veronese di origine, nacque intorno al 1544. Secondo il Ridolfi, "dimorò lungamente nella casa del zio", ma la sua collaborazione col Veronese non è facilmente documentabile: gli antichi scrittori ricordano però che il Veronese doveva tener nascoste al nipote le sue opere in via di esecuzione per evitare che egli lo prevenisse, divulgando le sue idee. Morì a Venezia il 7 ott. 1609 (Cicogna, 1830).
Parecchie sono le opere che ci rimangono ad attestare l'attività del B. a Venezia; importante il Centurione dinanzi a Cristo per la chiesa dell'Angelo Raffaele, firmato e datato 1587, nonché un'Ultima cena nella chiesa di S. Eufemia alla Giudecca, pure firmata, che presenta ampiezza di forme fortemente squadrate e il ricordo della ricchezza cromatica veronesiana, anche se appiattita e smorzata nefla mediocre imitazione.
Il B. lavorò anche nella chiesa di S. Apollinare, ma i dipinti, rimossi, non sono oggi reperibili: la Consacrazione di s. Apollinare nel 1852 venne consegnata con altre opere al vescovo di Leopoli affmché dotasse di qualche quadro d'autore le chiese della Bucovina. Molto lodata dal Ridoffi la Battaglia tra Costantino e Massenzio, appartenente appunto a tale complesso.
Un ciclo di una certa importanza ci rimane in S. Nicolò dei Mendicoli con Episodi della vita del Cristo, in cui è scoperta l'imitazione delle opere veronesiane dei primi anni del nono decennio. Non solo le idee compositive, ma anche i tipici accordi cromaticì (azzurro e giallo, viola argento), che però nel nipote hanno perso il loro squillante valore, sono desunti da opere paolesche.
Per l'altar maggiore della chiesa delle convertite alla Giudecca il B. eseguì una Apparizione di Cristo alla Maddalena, oggi nella parrocchiale di Mason Vicentino; se le due figure in primo piano non sono molto indovinate (una certa rozzezza di modi è evidente soprattutto nel Cristo), i due angeli posti a guardia del sepolcro sulla destra del quadro sono resi con una libertà di modi ed una finezza d'esecuzione non consueti al mediocre pittore.
Sempre a Venezia il B. dipinse nella chiesa di S. Giovanni Crisostomo Il santo ordinato vescovo e Il santo che libera un indemoniato, e forse anche un Battesimo di Cristo (opera comunque da attribuirsi senz'altro alla scuola del Veronese); in S. Marcuola il Bacio di Giuda e Cristo nel Getsemani;per l'ex Scuola di S. Fantino, ora Ateneo Veneto, un Battesimo di Cristo; infine nel duomo di S. Maria in Chioggia ci rimane una Processione sul luogo di una prodigiosa apparizione della Vergine (1593).
Concludendo, possiamo notare da parte del B. la costante, a volte pesante, imitazione della grande arte dei Veronese da cui praticamente non seppe disancorarsi mai, neppure quando, come asserisce il Fiocco, cercò di avvicinarsi a Palma il Giovane e ai seguaci di Tintoretto.
Bibl.: C. Ridolfi, Delle maraviglie dell'arte, Venezia 1648, II, pp. 138-141; P. A. Orlandi, Abcedario pittorico, Bologna 1719, p. 301; E. A. Cicogna, Delle Incrizioni Veneziane, III, Venezia 1830, pp. 275 g.; IV, ibid. 1834. p. 109; B. Geiger, Maffeo Verona…, Berlin 1910, pp. 12 s., 114; G. Fiocco, Paolo Veronese, Bologna 1928, p. 165; A. Venturi. Storia dell'arte ital., IX, 4, Milano 1929, pp. 1109-1112; G. Lorenzetti, Venezia e il suo estuario, Roma 1956, v. Indice; R. Pallucchini, Paolo Veronese, università di Padova, disp. anno acc. 1963-64, pp. 140 s.; S. Savini Branca, Il collezionismo veneziano, Padova 1964, p. 225; U. Thierne-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, pp. 324 s.; Encid. Ital., VI, p. 635.