BENEDETTO di Virgilio
Nacque nel 1602 a Villa Barrea presso Alfedena (L'Aquila). Di umilissime origini, fu bifolco e poi, in Puglia, guardiano di pecore nella proprietà dei gesuiti del Collegio Romano. Imparò quasi da solo a leggere e a scrivere, dilettandosi -secondo i suoi biografi - nella lettura dei maggiori poeti italiani, Dante, Ariosto, Sannazaro, Tasso, e provandosi quindi con successo a comporre versi.
I primi tentativi consistettero probabilmente in composizioni estemporanee, ma in seguito egli pensò di impegnarsi in una più ardua forma di composizione, addirittura in un poema, tentato fra la quarta e la quinta decade del secolo e pubblicato a Trani (secondo il Minieri Riccio, a Roma) nel 1647. L'argomento prescelto - la vita di s. Ignazio di Loyola, tema probabilmente suggeritogli dai gesuiti - fu all'origine della sua fortuna. Vincenzo Carafa, generale della Compagnia dal 1646, lo invitò a trasferirsi a Roma, e a Roma B. seppe conquistarsi una posizione di rilievo, al punto che Alessandro VII gli concesse una stanza in Vaticano, una pensione di 70 scudi annui e la croce di cavaliere di Cristo.
L'agiografia rimase la forma letteraria preferita da B., che tuttavia non mancò di scrivere anche brevi componimenti d'occasione. Il Vitagliano ricorda un sonetto dedicato ad Alessandro VII, stampato su un foglio volante, Per la fabbricazione del tempio della Pace; il Grossi invece ricorda - oltre all'Ignatio Lojola, di cui B. pubblicò a Roma nel 1661 una nuova edizione, interamente rifatta e divisa in undici canti - il Saverio Apostolo dell'Indie (Roma 1650) in ventuno canti, la Vita del B. Luigi Gonzaga, La Grazia trionfante o sia l'Immacolata Concezione, La Vita di Gesù Cristo e di S. Bruno fondatore de' Certosini.
Le prime due opere sono le sole certamente pubblicate, e comunque le sole sopravvissute. Approssimative nell'espressione, talvolta anche sgrammaticate., nonostante la revisione alle quali furono certamente sottoposte, sono rilevanti se connesse alla straordinaria vicenda biografica dei suo autore: personaggio per altro singolarissimo, dotato di ingegno vivace e non privo anche di certe sue rustiche eleganze.
B. morì a Roma nel 1666.
Bibl.: N. Toppi, Bibl. napoletana, Napoli 1678, p. 44; G. Cinelli Calvoli, Biblioteca volante, continuata dal dott. D. A. Sancassani, IV, Venezia 1734-1747, p. 362; F. S. Quadrio, Della storia e della ragione d'ogni poesia, II, Milano 1741. p. 509; G. M. Crescimbeni, Comentari... intorno alla storia della volgar poesia, II, Venezia 1730, p. 535; F. M. Renazzi, Storia dell'Univers. degli studi di Roma, Roma 1803, III, pp. 115 s.; C. B. G. Grossi, B. di V., in Biogr. degli uomini illustri del Regno di Napoli, VI, Napoli 1860, pp. n.n.; C. Minieri Riccio, Memorie stor. degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1844, p. 371; S. Vitagliano, Storia della poesia estemporanea, Roma 1905, pp. 54 s.