BELŪCISTĀN (VI, p. 583)
N Le variazioni politiche che hanno portato alla costituzione dello stato del Pakistān e alla determinazione dei confini con la Persia e con l'Afghānistān, consente di parlare oggi di un B. pachistano a oriente e di un B. persiano a occidente. Le due porzioni non si equivalgono per superficie: il B. pachistano può considerarsi avere un'area di circa 350.000 km2 con una popolazione di poco più di 1.100.000 abitanti (1951), mentre il B. persiano, che costituisce la parte orientale dell'ostan (governatorato) di Zahedān ha un'area di circa 150.000 km2 con una popolazione di c. 400.000 anime. Il B. pachistano può esser distinto in due sezioni: quella settentrionale più piccola (con area di circa un terzo e poco più della metà della popolazione) fa capo a Quetta (80.000 ab.); la seconda si estende fino al mare ed ha caratteri meno favorevoli per l'insediamento umano sia per il clima più caldo e arido sia per l'aspetto tormentato e montagnoso, nonché per una ancor più accentuata carenza di acque superficiali. Vi è un certo sviluppo dell'agricoltura delle oasi e di piccole aree irrigabili con produzione di cereali e riso e in alcune zone di alberi da frutto (meloni, pompelmi, albicocche, ecc.). La costa sarebbe pescosa, ma manca di attrezzati approdi; poco conosciute sono le risorse del sottosuolo (cromite, gesso, ecc.). Altri centri di un certo rilievo oltre Quetta sono: Sibi, Fort, Sandeman, Chaman, Kalāt, ecc.
Il B. persiano si estende dalle zone di modesta altitudine 1600 m), pianeggianti del Sistān a settentrione, a quelle intermedie tormentate da rilievi anche notevoli con l'edificio vulcanico del Kuh-i-Taftān di oltre m 4000 e con vaste conche e depressioni interne (Bampur, Kash, ecc.), raggiunge a sud della catena del Mekrān l'Oceano Indiano con larga cimosa litoranea e costa madreporica in generale con scarsi approdi. L'agricoltura e l'allevamento, spesso nomade, sono le principali attività con carattere più cerealicolo nel Sistān e prevalentemente di oasi o di piccole zone con irrigazione di qanāth nel resto del paese. centro principale, anche quale nodo di comunicazioni stradali, ferroviarie (per il Pakistān) e aeree è Zahedān (circa 15.000 ab.). Altri centri Zabol, capol. del Sistān, Kash, Iranshār, Bampur, nella zona interna e Chabahār sull'Oceano Indiano.
Il governo persiano a mezzo del Plan Organisation of Iran ha iniziato dal 1958 la realizzazione di un piano di sviluppo organico della regione affidandone gli studî preliminari e di dettaglio a tecnici italiani (Italconsult) che vi ha inviato varie missioni. Scopo è l'elevazione sociale ed economica della regione, rimasta finora in condizioni di estremo isolamento e forte depressione.
Storia. - Di grande rilievo, dopo la costituzione del Pakistān, la questione sorta fra il nuovo stato e l'Afghānistān circa la zona nordoccidentale del Pakistān, al confine con l'Afghānistān (B. di NE), che geograficamente fa piuttosto parte dell'Afghānistān ed è popolata soprattutto da Afghāni (tribù Pathān). La questione trae origine da un trattato del 1893 tra Inghilterra e Afghānistān (che definì la frontiera indo-afgana secondo la cosiddetta "linea Durand", la quale divideva in due un'unica area popolata dai Pathān) e dal fatto che nessun potere fu esercitato dall'Inghilterra su queste tribù rimaste indipendenti a sud della linea Durand. Prima dell'abbandono inglese dell'India (1947), il ministro degli Esteri afgano aveva presentato una nota al ministero degli Esteri inglese e al governo provvisorio indiano a favore della indipendenza del Pathanistān, che avrebbe dovuto estendersi dalla linea Durand fino all'Indo, comprendendo il Belūcistān, la Provincia di frontiera del NO, parte del Panjab e del Sind con la stessa Caraci. In seguito ad un referendum, la Provincia di frontiera del NO fu assegnata al Pakistān, che incorporò poi anche il territorio libero delle tribù pathane indipendenti. Le relazioni afgano-pachistane divennero perciò, e rimasero, difficili. Dal 1947 al 1949 si ebbero incidenti di frontiera e ripetute proteste da una parte e dall'altra; ma dal 1950 al 1953, dato il mantenimento di un certo potere di fatto inglese nel B. e nella Provincia di frontiera del NO e di una influenza inglese sull'Afghānistān, la controversia si attenuò. Il 28 dicembre 1953 l'Afghānistān chiese però all'Inghilterra la revisione del trattato di Cabul, del 1921, che confermava la linea Durand. Nel marzo 1955 il Pakistān stabilì di unificare la zona occidentale, ponendo così fine alle velleità autonomistiche pathane. La reazione afgana fu violenta, si ebbero manifestazioni di piazza e ne seguirono la rottura delle relazioni diplomatiche e misure militari. Tentativi di mediazione vennero compiuti dall'Egitto e dall'Arabia Saudiana, mentre Turchia ed Irāq offrivano i loro buoni uffici. Il massimo organo consultivo tradizionale afgano, "Loe Jirga", fece il 20 novembre 1955 una solenne dichiarazione in cui si chiedeva un plebiscito per la indipendenza del Pathanistān e si autorizzava il governo a stabilire comunque l'equilibrio di forze con il Pakistān (equilibrio rotto dagli aiuti militari americani). I Pathani inclusi nel Pakistān hanno d'altra parte riaffermato, per bocca dei loro capi, la volontà di diventare indipendenti, ed elevato proteste contro l'annessione. Le relazioni afgano-pachistane restarono tese, e nel settembre 1959 il premier afgano dichiarò che i rapporti con il Pakistān erano ulteriormente peggiorati a causa dei nuovi accordi militari tra il Pakistān e gli S.U.A.
Bibl.: R. Rainero, Pathanistān, terra contesa, in Universo, n. 6, pp. 903-910; I. W. Spain, Pakistan's North-West Frontier, in Middle East Journal, 1954, n. 1, pp. 27-40; R. Rubio Garcia, El problema de las relaciones entre el Afganistan y el Pakistan, in Politica Internacional, n. 33, pp. 199-205; Ambasciata dell'Afghānistan in Gran Bretagna, Pakhtunistan: The Khyber pass as the focus of the New State of Pakhtunistan, Londra 1952.