BECCADELLI DI BOLOGNA, Girolamo
Appartenente a una nobile famiglia palermitana di origine bolognese, il B. nacque verso la fine del sec. XV da Fabio e da Laura Bologni. Abbracciò la carriera ecclesiastica entrando nell'Ordine dei frati minori conventuali. La posizione politica e il rilievo sociale della famiglia gli assicurarono una vera e propria pioggia di benefici ecclesiastici: canonico di Malta, cappellano della cappella reale di Palermo nel 1516, canonico della metropolitana nel 1517, cappellano, d'onore di Carlo V nel 1527, priore della S. Trinità di Delia nel 1528, e ancora abbate commendatario di S. Giovanni degli Eremiti, poi di S. Filippo Grande e di Nostra Signora di Roccamadore.
Il 29 apr. 1541, su presentazione di Carlo V, il B. fu nominato vescovo di Siracusa, e in tale qualità partecipò, insieme con l'arcivescovo di Palermo, Pietro d'Aragona Tagliavia, alle prime due sessioni del concilio di Trento (1545-47 e 1551-52).
Legato per antica tradizione famigliare da un rapporto di fedeltà all'imperatore, il B. a Trento si aggregò al gruppo spagnolo e seguì in generale le direttive di politica ecclesiastica date da Carlo V, al servizio del quale, e non solo quindi della Chiesa, sentiva di essere venuto al concilio. Lo ricordò espressamente il cardinale Francisco de Toledo raccomandandolo a Carlo V il 20 apr. 1552 per l'assegnazione di un'abbadia della diocesi di Siracusa: "yo no puedo dexar de suplicar a V. M. lo mismo, haviendo conoscido aqui... la virtud y calidad del dicho obispo y la voluntad, con que siempre ha servido a V. M." (Concilium tridentinum, XI, p. 868). Era questo un nuovo beneficio che doveva aggiungersi ai tanti altri già ottenuti e in particolare all'abbazia della Sacra Magione di Palermo, avuta nel 1549 insieme con mille ducati in premio della sua condotta a Trento e a copertura delle spese sostenute.
Ma se nelle questioni politiche generali il B. si adeguò all'indirizzo imperiale (tipico in questo senso il suo comportamento nella questione del trasferimento del concilio a Bologna, che egli avversò decisamente restando a Trento insieme con gli imperiali), per il resto si mosse con libertà, mostrando di solito una notevole indipendenza di giudizio.
Nel corso della prima sessione intervenne ripetutamente nella discussione: così nella questione della traduzione della Bibbia in volgare si adeguò alla maggioranza che, contro il Pacheco sostenitore accanito della più assoluta proibizione, si limitò a sollecitare la messa a punto di un'edizione autentica della vulgata latina, senza precludere la possibilità di edizioni in lingua volgare; in quella della predicazione dei regolari fu tra i pochi sostenitori della proposta di F. Mignanelli, che lasciava ai regolari la facoltà di predicare liberamente almeno nelle loro chiese, contro la tesi generale che li voleva sottoporre al controllo dei vescovi, e infine nella questione della residenza ne sostenne vivacemente la più rigorosa osservanza.
Il suo intervento di maggior rilievo riguardò tuttavia la questione, tanto delicata e dibattuta, della giustificazione, nella messa a punto della quale il B. seguì l'impostazione rigorosamente agostiniana del suo teologo, l'agostiniano Gaspare Ventura di Siracusa. Il B. sostenne infatti che la fede ha il primo e decisivo posto nel processo della giustificazione, assumendo un atteggiamento assai vicino a quello del generale degli agostiniani Girolamo Seripando. Tale tesi, fortemente contrastata dal concilio, fu propugnata anche e con estremo impegno dall'altro eminente prelato siciliano, presente a Trento, P. d'Aragona Tagliavia. Il B. però si tenne su una posizione piuttosto moderata, e riassunse i termini della discussione con tanta chiarezza e imparzialità che il segretario Massarelli si sentì in dovere di assumere nel resoconto la sua esposizione. Alla fine poi, in sede di stesura del decreto conciliare relativo, si battè per una formulazione che contemperasse le diverse posizioni ed esigenze.
Nella seconda sessione del 1551-52 il B. partecipò alla discussione sul sacramento della penitenza e sugli articoli relativi alla messa, ma i suoi interventi non ebbero particolare rilievo.
Notevole importanza ha l'attività pastorale svolta dal B. nella sua diocesi che lo pone fra i primi e più convinti artefici della riforma della Chiesa in Sicilia.
Documento di una coscienza riformatrice, non troppo diffusa tra il clero siciliano, una sua lettera del 9febbr. 1546 al cardinale A. Farnese, arcivescovo di Monreale e quindi suo metropolita, che aveva mandato un visitatore nella diocesi di Siracusa mentre il B. stava a Trento. "Spero... intenderà", scrisse al Farnese, "con quanto travaglio... ho procurato la reformatione de dicta mia diocesi, havendola trovata piena d'infiniti corruptele et in molte cose devii dal christiano vivere" (Concilium tridentinum, X, p. 374, n. 9).
Particolare significato assume nell'ambito dell'attività riformatrice del B. il sinodo diocesano tenuto a Siracusa, subito dopo il suo ritorno da Trento, dall'8 all'11 sett. 1553, che in Sicilia fu il primo ispirato ai deliberati tridentini. Le costituzioni sinodali furono pubblicate due anni dopo (Synodales constitutiones Syracusanen. ecclesiae ex scripturis canonibusq.sacris decerptae: per reverendissimū in Christo patrē Dūm Don Hieronymū Bononiū eiusdē, ecclésiaeantistitem, plena synodopromulgatae, die octavomensis septembris 1553. Ac nuper per eundē, reverendissimū Dominū editae..., Panhormi 1555. Nel colophon: In urbe foelici Panhormi excudebat nobilisIoan. Matthaeus de Mayda, anno a partu Virginis MDLV) e costituiscono un documento di primaria importanza per la storia dell'introduzione della riforma cattolico-tridentina in Sicilia.
Distribuite in trenta titoli, le costituzioni del B. affrontano i consueti problemi della riforma della disciplina della Chiesa: i costumi del clero e la sua cultura religiosa, la predicazione, l'obbligo della residenza, le superstizioni popolari, ecc. Particolarmente interessante un breve trattatello in volgare di dottrina cattolica, inserito, fra le costituzioni, che ebbe molta fortuna in tutta l'isola. Va infine notato che fra queste costituzioni vennero riprodotti integralmente quattro canoni tridentini.
Nella sua attività di riforma il B. si legò strettamente ai gesuiti che introdusse nella diocesi, aiutò e dotò. Il padre Giorgio "panormitano" scrisse al Loyola il 20 apr. 1556 da Siracùsa che il B. "porta anchora grande amore al collegio, per che oltra d'haver dato al collegio chiesia, et il sito, et alcuna casa di quello, ha procurato alcuna parte della rendita, ha agiutato d'alcuna buona elemosina: oltra di questo ha scritto per tutta la diocesi de la fundatione di questo collegio, acciò che tutti venghano a studiare in esso. Ora tratta dell'accrescimento della rendita, per accrescere da 118 a 200 uncie; ci presta anchora gli suoi libri et ci offerisce qual si voglia favor et agiuto" (Monumenta historica Societatis Iesu. Litterae quadrimestres, IV, p. 169).E l'11 genn. 1557il padre Casini poteva scrivere al Laynez da Siracusa: "tenemo Sua Signoria R.ma come uno nostro padre, al quale ricorriamo nelli bisogni" (Ibid., V, p. 59).
Contatti con i gesuiti il B. ebbe a Trento, dove conobbe il Laynez, ma è probabile che i suoi stretti rapporti con loro fossero stati avviati dal viceré di Sicilia Juan de Vega, gran protettore della compagnia. Si sa d'altra parte che Paolo IV, richiesto dal Vega di nominare un visitatore dei monasteri femminili in Sicilia, designò nel novembre del 1555 il B., assicurandogli la collaborazione di un padre gesuita. Ai monasteri femminili siciliani egli dedicò così particolare attenzione, ricorrendo spesso all'aiuto dei gesuiti.
Nel quadro dell'attività riformatrice svolta dal B. nella diocesi rientrano la fondazione di conventi, monasteri e collegiate e la messa a punto di un piano per la costruzione del seminario vescovile che fu attuato dal suo successore.
Il B. morì a Siracusa il 16 luglio 1560.
Fonti e Bibl.: Monumenta historica Societatis Iesu. Litterae quadrimestres, IV(1556), Matriti 1897, pp. 169, 175, 602, 607 s.; V (1557-1558), ibid. 1921, pp. 58 s., 508, 565, 567, 649 s., 741; G. A. Polanco, Vita Ignatii Loiolae et rerum Societatis Iesu historia, VI(1556), ibid. 1898, ad Indicem (sub voce Bononia); Monumenta Ignatiana, series I. Epistolae et instructiones, I, Matriti 1910, pp. 221, 259; Concilium tridentinum, ed. Società goerresiana, Diariorum, I-II, Friburgi Brisgoviae 1901-1911; Actorum, I-V, ibid. 1914-1961; Epistularum, I-II, ibid. 1916-1937, ad Indices; Catal. XIX del Archivo de Simancas. Papeles de Estado Sicilia. Virreinato español, a cura di R. Magdaleno, Valladolid 1951, pp. 19, 55; R. Pirri-A. Mongitore, Sicilia sacra..., I, Panormi 1733, coll. 639-641; S. Privitera, Storia di Siracusa antica e moderna, II, Napoli 1879, pp. 151, 152, 156 s.; F. G. Savagnone, Concili e sinodi di Sicilia, Palermo 1910, pp. 135 ss.; L. v. Pastor, Storia dei papi, VI, Roma 1927, pp. 423 s.; I. Abate, Series episcoporum ex ordine fratrum minorum convenctualium assumptorum ab a. 1541 ad a. 1930, in Miscell. francesc., XXXI(1931), pp. 104 s.; E. Stakemeier, Glaube und Rechtfertigung, Freiburg i.B. 1937, pp. 2, 75; V. Heynck, Zum problem der unvollkommenen Reue auf dem Konzil von Trient, in Das Weltkonzil von Trient, a cura di G. Schreiben, I. Freiburg i.B. 1951, pp. 264, 268; H. Jedin, Geschichte des Konzils vonTrient, II, Freiburg i.B. 1952, ad Indicem (sub voce Syrakus, Bischof von); Sinodi diocesani italiani. Catal. bibliogr. degli atti a stampa. 1534-1878, a cura di Silvino da Nadro, Città del Vaticano 1960, p. 3; G. Alberigo, I vescovi italiani al concilio di Trento (1545-1547), Firenze 1960; Dictionn. d'Histoire et de Géographie Ecclésiast., IX, coll. 641 s.; G. v. Gulik-C. Eubel, Hierarchia catholica..., III, Monasterii 1923, p. 307.