GUARINI, Battista
Poeta, nato a Ferrara verso la fine del 1538, morto a Venezia il 7 ottobre 1612. Vive le tradizioni letterarie nella sua famiglia, d'origine veronese, già illustrata dal grande Guarino (v.). Dopo avere studiato a Padova, successe, par bene, nel 1557 allo zio Alessandro nella cattedra di rettorica e poetica dello Studio ferrarese. Di questi anni è anche il suo matrimonio con Taddea di Niccolò Bendidio. Le sue rime dovettero presto incontrar favore presso la corte estense, al cui servizio, dopo una breve dimora a Padova, entrò in qualità di gentiluomo nel 1567: anzi, dopo la morte del Pigna e l'allontanamento del Tasso, egli divenne il poeta più ricercato della corte. Ambasciatore a Torino fra il 1570 e il '71, fu poi incaricato di varie missioni diplomatiche: a Roma, a Venezia, in Polonia, dove si recò due volte in servigio delle mire di Alfonso su quel trono. Nel 1580 mise mano al Pastor fido, forse per una festa di corte a concorrenza dell'Aminta del Tasso, rappresentato pure in una festa di corte nel 1573. Ma il Pastor fido, quantunque condotto a termine già entro al 1583, non fu pubblicato, dopo lungo lavoro di lima, se non verso la fine del 1589 a Venezia con la data del 1590, e, per quanto pare, non fu rappresentato prima del carnevale 1595 a Crema.
Già nel maggio del 1583 invidie cortigiane avevano costretto il G. a lasciare la corte, e fu appunto tra gli ozî della vita di S. Bellino nel Polesine e le dotte conversazioni di Padova, che egli poté lavorare alla composizione della tragicommedia e di una commedia, L'Idropica, che però fu rappresentata solo nel 1609 a Mantova, e pubblicata nel 1613 a Venezia. Tornato nel 1585 a Ferrara, questa volta come segretario del duca, vi restò sino al 1588, quando abbandonò improvvisamente la corte, suscitando lo sdegno di Alfonso, che si adoperò poi a fargli perdere i collocamenti che si era successivamente procurati a Torino e a Mantova. Riconciliatosi col duca nel 1595, entrò nel 1599 al servizio del granduca di Toscana, presso cui restò circa due anni e per il quale scrisse un Trattato della politica libertà (pubblicato solo nel 1818 a Venezia); più tardi (1602-1604) si acconciò presso il duca di Urbino. Aveva frattanto pubblicato, oltre al Pastor fido, il Segretario (Venezia 1594), dialogo sui doveri del segretario di principi, e un volume di Rime (Venezia 1598). Trascorse gli ultimi anni lontano da pubblici uffici, in mezzo a liti giudiziarie di ogni genere e a clamorose discordie familiari: del resto, tra liti e discordie il G. aveva trascorsa tutta la sua vita, di uomo collerico e ambiziosissimo, di padre violento e prepotente. Scrisse anche un Trattato sull'onore, alcuni libri sulla Ragion di stato e sul Favorito cortigiano: opere tutte incomplete e perdute per la massima parte.
Nel Pastor fido, accanto alla favola principale, l'amore tra Mirtillo e Amarilli, si svolgono altre due favole secondarie: l'amore di Dorinda per Silvio, e quello di Corisca per Mirtillo. Vi è una grande ricchezza di motivi, lirici più che drammatici, idilliaci più che tragici, espressi con raffinata sapienza stilistica e musicale in versi dolcissimi (endecasillabi misti a settenarî con un libero giuoco di rime). Il lussureggiare delle immagini, la calda sensualità ci fanno sentire ormai vicino il barocco.
Durante la laboriosa composizione, il G. ne aveva dato spesso lettura; dopo la prima rappresentazione se ne promossero dovunque rappresentazioni e si moltiplicarono le edizioni: quella definitiva (venezia 1602) è la ventesima; una quarantina se ne ebbero nel sec. XVII e altrettante nel XVIII. Ma accanto agli applausi non mancarono le critiche. Nel 1587 Giasone de Nores pubblicò a Padova un opuscolo in cui disapprovava la tragicommedia, il "genere" inventato dal G. e non previsto da Aristotele, come "mostruoso e disproporzionato componimento". Rispose il G. (Il Verrato, Ferrara 1588); il de Nores replicò con un'Apologia (Padova 1590), che provocò da parte del G. Il Verrato secondo (Firenze 1593). La polemica, per allora sopita, riarse per opera di altri ai primi del Seicento, ed ebbe strascichi per tutto quel secolo. Il Guarini riassunse le dottrine propugnate nei due Verrati nel Compendio della poesia tragicomica, scrittura pacata e oggettiva, che vide la luce nel 1601 e poi nel 1602 insieme col testo definitivo della tragicommedia. La polemica combattutasi intorno al Pastor fido è assai importante per la storia della lotta contro l'aristotelismo letterario, connessa con le origini del secentismo. Il G. rivendica in sostanza la libertà piena dell'artista, e non solo riguardo ad Aristotele; il fine della poesia non è già ammaestrare dilettando, ma semplicemente dilettare. Si precorrono qui le conquiste di tempi più recenti, ma insieme vi è sviluppato e, per così dire, portato in piena luce l'ideale umanistico di una vita individualmente perfetta, non contaminata da esigenze particolari e transeunti: ideale idillico che sta nel fondo dell'opera di poesia del Guarini.
Ediz.: Opere del cav. B. G., voll. 4, Verona 1737-38; Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, a cura di G. Brognoligo, Bari 1914.
Bibl.: V. Rossi, B. G. ed il Pastor fido, studio biografico-critico con documenti inediti, Torino 1886, coi complementi offerti dallo stesso con le Bricciche guariniane, in Bibliot. delle scuole ital., s. 2ª, VIII, 1° ottobre 1898; E. Armigero Gazzera, Storia d'una ambasciata e di un'orazione di B. G. (1572) [a Roma], Modena 1919; F. Boyer, La politica del G., in Giorn. storico della lett. ital., XCII (1928), p. 96 segg.; G. Biadego, Per una lettera dell'autore del P. f. [sulla prima ediz.], in Atti del R. Ist. veneto, LXX (1910-11), ii, pp. 493-513; R. Truffi, La prima rappresentazione del Pastor fido e il teatro di Crema nei secoli XVI e XVII, in Rass. bibliografica d. lett. ital., VIII (1900), p. 330 segg. (cfr. ibid., IX, p. 33); G. Toffanin, La fine dell'umanesimo, Torino 1920, cap. xi; B. Pennacchietti, La pastorale del Tasso e del G. e la prima maniera del Metastasio. L'influsso del Tasso, del G. e del Marino sui melodrammi di P. Metastasio, in Studi di lett. ital., XI (1915), pp. 175-202; L. Olschki, G. B. Guarinis Pastor fido in Deutschland, Lipsia 1908.