BASILIO IV, zar di Moscovia (1606-1610)
Nato nel 1547 dall'eminente famiglia degli Šujskij, discendenti di Alessandro Nevskij (v.). Astuto, intrigante, egoista, privo d'iniziativa, non ebbe alcuna delle qualità di uomo di stato; fu in balìa degli avvenimenti, né poté suscitar simpatie, non nutrendone egli stesso per nessuno. Sotto Fedor, ultimo dei discendenti di Rjurik (1584-1598) Šujskij fu boiaro, governhatore di Smolensk e di Novgorod. Mandato a Uglič a indagare intorno alle cause della morte dello zarevič Demetrio, figlio minore dello zar Ivan il Terribile (v.), Šujskij fece una relazione, che valse a scagionare Boris Godunov (v.) dal sospetto di aver mandato dei sicari a uccidere lo zarevič. Durante il regno di Boris (1598-1605), Šujskij fu fedele allo zar, ma, morto Boris, visti i successi del falso Demetrio (v.), non indugiò a riconoscerlo, in mala fede, per il figlio di Ivan il Terribile. Poi per motivi non ancora chiariti, lo accusò come usurpatore non appena il falso Demetrio s'impossessò del potere. Condannato a morte, ma perdonato, fin troppo generosamente, e messo in libertà, Šujskij seppe sfruttare il malcontento popolare dei moscoviti contro Demetrio e il suo seguito di Polacchi, e organizzò un complotto contro l'imprudente zar. Demetrio fu ucciso (1606, 17 maggio) e Šujskij ne prese il posto.
Il regno di B. fu un seguito ininterrotto di torbidi. Non mantenne le promesse fatte al manipolo di boiari che l'avevano portato al trono. Con un proclama si affrettò a spiegare le ragioni per cui era stato abbattuto Demetrio, ma il paese prestò poca fede a questa spiegazione. La situazione si aggravò quando nel 1608, nel mezzogiorno sorse, nella persona di un altro avventuriero, un nuovo falso Demetrio, che seppe raccogliere un esercito abbastanza imponente di contadini, di servi, di spostati d'ogni sorta. Appoggiato anche dai Polacchi, assediò la capitale per 18 mesi, piantando il suo campo nel vicino villaggio di Tušino, (onde il nomignolo di "ladrone di Tušino"). B., rinchiuso in Mosca, tagliato fuori del paese, vedeva i suoi sudditi, intimoriti e disorientati, passare al campo di Tušino e tornarsene a Mosca, contenti per le assicurazioni avute da Demetrio. I banditi russi e polacchi percorrevano il paese distruggendo le città, saccheggiando, violentando. Le truppe polacche di Sapieha e di Lisowski assediavano il più augusto santuario della Moscovia, il monastero della Trinità. In quest'anarchia B. non vide altra via di uscita che chiedere l'aiuto militare della Svezia. Appena avuta notizia della spedizione del corpo svedese di Delagarde, Sigismondo III di Polonia alla testa di un esercito entrava in Russia e assediava Smolensk. La disfatta inflitta dai Polacchi all'esercito russo nella battaglia di Klušino dimostrò l'assoluta incapacità di B. Il 17 luglio 1610 questo inglorioso zar dei boiari veniva gettato giù dal trono come una cosa inutile.
Fattosi monaco, poco più tardi B. fu fatto prigioniero dai Polacchi e portato in Polonia dove presto morì (1612).
Bibl.: D. I. Ilovajzkij, Smutnoe vremja moskovskago gosudarstva, (I tempi tristi del governo di Mosca), Mosca 1894; N. Kostomarov, Car Vasilij Šuj i vory (Lo zar B. Š. e i predoni), 3ª ed., Pietroburgo 1883.