VOLPI, Bartolomeo
VOLPI, Bartolomeo. – Nacque a Soncino presso Cremona nel 1359 o 1360, da Antonio Volpi. Non si hanno notizie della madre. La famiglia aveva già una tradizione nelle professioni giuridiche, se è vero che un Pietro Volpi risulta notaio negli stessi anni.
Compì gli studi giuridici in tempi e luoghi che le fonti non consentono di ricostruire con precisione: è stato sostenuto che avesse studiato entrambi i diritti a Bologna, dove in effetti un Bartolomeo da Soncino superò l’esame ‘privato’ per la licenza il 22 novembre 1384 (Il Liber secretus, I, 1938, p. 29). Anche supponendo l’identificazione di costui con il nostro, di certo Volpi completò gli studi presso l’Università di Pavia, dove il 23 agosto 1388 ricevette il titolo dottorale in utroque (Codice diplomatico, II, parte 1, 1913-1915, p. 197).
Del frutto di questa formazione non sappiamo nulla fino alla sua piena maturità, ma di certi la prima fase nota della sua carriera accademica si svolse lontano dalla Lombardia: a partire dal 1413 insegnò infatti diritto civile presso lo Studio di Firenze. L’esperienza fiorentina, proseguita fino al 1421, fu sicuramente proficua per Volpi da molti punti di vista: il giurista risulta nel gruppo di docenti più illustri, remunerati con un salario di oltre 200 fiorini annui, e del resto la lunga durata dell’incarico conferma la stima da cui fu circondato a Firenze. La sua attività di docente non è documentata da trattazioni monografiche o scritti di ambito accademico; si conservano tuttavia alcuni pareri legali.
Volpi rese questi consilia a privati litiganti presso tribunali fiorentini, sempre in collaborazione con altri giuristi in vista quali Torello Torelli, Alessandro Bencivenni, Giovanni Buongirolami, Filippo Corsini, Nello da San Gimignano.
La fama di Volpi a Firenze è però legata principalmente all’incarico che gli venne assegnato nel 1414 (Archivio di Stato di Firenze, Provvisioni, registri, 102, cc. 147v-148v) di rivedere l’intero diritto cittadino e redigere una nuova versione degli statuti: ufficio per il quale venne scelto insieme al collega più illustre, il celebre Paolo di Castro, che negli stessi anni insegnava anch’egli presso lo Studio cittadino.
L’incarico statutario si inseriva in una vicenda politica abbastanza tormentata: pochi anni prima, tra il 1408 e il 1409, aveva lavorato una commissione di statutari cittadini, sotto la guida del giurista Giovanni da Montegranaro, e il lavoro era sfociato in una originalissima redazione suddivisa in nove libri, che raccoglieva l’enorme patrimonio normativo stravolgendo completamente l’ordine compositivo tradizionale, ereditato dalle versioni precedenti di età comunale. La bozza di statuto del 1409, probabilmente proprio per il suo carattere molto innovativo, non incontrò l’approvazione unanime delle istituzioni cittadine, e quindi nel 1414 l’impresa venne ricominciata da capo con la nomina dei due dottori forestieri. Questi poterono in realtà usare ampiamente il lavoro già svolto qualche anno prima, provvedendo ad una ridisposizione dei libri e delle rubriche e ad una serie di modifiche e correzioni. Restava tuttavia immutato il carattere fondamentale dello statuto del 1409, cioè la sua natura di collettore di tutta la legislazione cittadina nell’ultimo secolo.
Le modalità del concreto svolgimento dei lavori statutari sono state a lungo dibattute: si è potuto anche ipotizzare che a confrontarsi direttamente con la redazione statutaria fosse stato il solo Volpi, dal momento che nei documenti di pagamento a conclusione dell’incarico, in cui è spesso menzionato il giurista soncinate, non risulta invece mai il nome di Paolo di Castro, che tuttavia è accreditato come l’autore della revisione da tutte le testimonianze coeve e la cui mano è del resto riconoscibile nei manoscritti. In ogni caso la scelta di Volpi era probabilmente legata a considerazioni che tenevano presente la vicenda statutaria pregressa: se nel 1409 si era scelto Giovanni da Montegranaro, un giurista alquanto oscuro con esperienza soprattutto nelle corti degli ufficiali forestieri, nel 1414 si volle affiancare una personalità di fama universale come Paolo di Castro ad un giurista dal profilo più pratico, attivo nell’insegnamento ma presumibilmente sensibile soprattutto alle problematiche della prassi, e che quindi avrebbe potuto più facilmente sobbarcarsi l’oneroso lavoro di puntuale confronto con le fonti dello ius proprium.
Anche la redazione statutaria messa a punto da Volpi e da Paolo di Castro ebbe una vicenda piuttosto complessa, perché le sezioni più direttamente legate al precedente del 1409 non vennero in definitiva approvate, ma ‘sospese’ da un provvedimento dei consigli del 1416: il che non impedì comunque che Volpi potesse godere del prestigio e della gratitudine della Repubblica per la buona riuscita del lavoro, come del resto dimostra il lungo prosieguo della sua carriera accademica a Firenze.
Dopo il 1421 le vicende della vita professionale portarono di nuovo il Volpi allo Studio pavese, dove risulta in quell’anno tra i dottori di diritto civile, con il salario di 300 fiorini annui, e dove fu immediatamente immatricolato nel collegio dei giuristi. Nella documentazione dello Studio pavese il suo nome scompare però a partire dall’anno immediatamente successivo dagli elenchi dei docenti ordinari; è possibile che abbia continuato l’insegnamento in maniera intermittente, alternandolo a frequenti incarichi come consigliere di Filippo Maria Visconti. Del resto neppure per questo periodo di attività accademica sono rimaste opere originali, ma soltanto alcune annotazioni, tra cui la sottoscrizione di un parere legale sui privilegi fiscali firmato insieme al più illustre collega Pietro Besozzi, e conservato tra i consilia di Baldo degli Ubaldi (Ubaldi, 1602, pp. 90-92).
Proprio negli anni Venti si infittiscono invece i riferimenti ad incarichi pubblici assegnati a Volpi dal duca, e le tracce della sua presenza nella città natale. Nel 1423 e nel 1426 viene citato come consigliere ducale in alcune concessioni feudali viscontee; ancora nel 1426 figura invece insieme a Giovan Francesco Gallina come ambasciatore a Venezia, per la soluzione delle controversie diplomatiche in un periodo delicatissimo del confronto politico in area padana. Fu probabilmente come remunerazione di incarichi del genere, prima ancora che per il prestigio della sua posizione accademica, che nel 1427 Volpi ottenne da Filippo Maria i privilegi di cittadino di Milano, Pavia e Cremona. Del maggio 1430 è il solenne provvedimento di nomina a professore ordinario di diritto civile a Pavia, con un salario cresciuto a 500 fiorini annui; il fatto che nel decreto si prevedessero anche spese straordinarie per l’allestimento delle aule per il suo corso lascia pensare che solo adesso la sua attività di insegnamento avesse acquistato un regime di continuità, certo come coronamento della sua carriera accademica. Il ruolo di docente gli venne confermato con le stesse condizioni negli anni successivi fino al 1434.
Morì infatti in quell’anno, come attestato da un documento del mese di dicembre (Codice diplomatico, II, parte 2, 1913-1915, p. 553), in cui è menzionato come «olim et tunc utriusque iuris doctor» lasciando intendere che fosse scomparso qualche tempo prima.
Archivio di Stato di Firenze, Statuti del comune di Firenze, 24, 26-30; Provvisioni, registri, 102, cc. 147v-148v; Provveditori di Camera, specchio di entrata e uscita, 19, c. 223; 21, c. 220v; Provveditori e massai, entrata e uscita, 25, c. 342; Stipendiati, 4, c. 559; Camera del Comune, camarlinghi, uscita della condotta vecchia, 365. Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Landau Finaly 98; Magliabechiano XXIX, 186; Ravenna, Biblioteca Classense, ms. 485, III, p. 221. Statuta Populi et Communis Florentiae publica auctoritate collecta castigata et praeposita, anno salutis MCCCCXV, Friburgi [ma Firenze], 1777-1783, passim; Baldi Ubaldi Consiliorum sive responsorum Volumen Sextum, Venetiis 1602, pp. 90-92 (consilium LIII); Codice diplomatico dell’Università di Pavia, a cura di R. Maiocchi, II, Pavia 1913-1915, pp. 148 s., 197, 272-275, 280, 288, 291, 302, 307, 316, 339, 553; Il Liber secretus iuris caesarei dell’Università di Bologna, a cura di A. Sorbelli, I, 1378-1420, Bologna 1938, p. 29. P. Ceruti, Biografia soncinate, Milano 1834, pp. 346-357; Statuti dell’Università e Studio fiorentino dell’anno 1387 seguiti da un’appendice di documenti dal 1320 al 1472, a cura di A. Gherardi, Firenze 1881, p. 389; L. Martines, Lawyers and statecraft in Renaissance Florence, Princeton 1968, pp. 416 s., 501; N. Covini, Gallina, Giovanni Francesco, in Dizionario biografico degli italiani, LI, Roma 1998, ad vocem; J. Davies, Florence and its university during the early Renaissance, Leiden-Boston-Köln 1998, pp. 30, 34, 79; L. Tanzini, Statuti e legislazione a Firenze dal 1355 al 1415. Lo statuto cittadino del 1409, Firenze 2004; F. Cengarle, Feudi e feudatari del duca Filippo Maria Visconti: repertorio, Milano 2007, pp. 317 s., 325 s.; G. Biscione, Il fondo Statuti del comune di Firenze nell'Archivio di Stato: tradizione archivistica e ordinamenti. Saggio archivistico e Inventario, Roma 2009, pp. 59-80, 649-652; G.M. Di Renzo Villata - G.P. Massetto, La Facoltà legale. L’insegnamento del Diritto civile (1361-1535), in Almum studium Papiense: storia dell'Università di Pavia, I, Dalle origini all'età spagnola, a cura di D. Mantovani, Milano 2012, pp. 429-466 (in partic. p. 449); Autographa, I, 2, Giuristi, giudici e notai (secc. XII-XV), a cura di G. Murano, introduzione di A. Padovani, Imola 2016, pp. 177, 204, 206.