PROVAGLI, Bartolomeo
PROVAGLI, Bartolomeo. – Nacque a Bologna il 9 ottobre 1608, quintogenito di Orazio e di Eleonora Menganti, nella casa di strada Galliera 564 (attuale 46; Guidicini, 1869, p. 164). Fu battezzato il giorno successivo nella cattedrale di S. Pietro (Bologna, Archivio generale arcivescovile, Registri battesimali della Cattedrale, reg. 59, c. 155r).
Il nonno, Giuseppe, battirame nativo di Verona (anche se non è esclusa una provenienza della famiglia da Provaglio, nel Bresciano), ricevette la cittadinanza bolognese nel 1584 (Bologna, Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, Carrati, Genealogie, XVIII secolo, vol. 13, c. 96r). Il padre Orazio (1564-1651) era scultore di lamina di rame e, allievo di Alessandro Menganti, ne aveva sposato la figlia e aveva ereditato da lui l’importante incarico di zecchiere, ovvero concessionario del conio delle monete nella Zecca di Bologna.
Tra le sue opere sono oggi rintracciabili a Bologna la statua di S. Paolo sulla facciata di S. Salvatore e un Ercole su un camino del palazzo Tanari; forse a lui si deve anche la medaglia commemorativa del suocero, comunemente assegnata al figlio Bartolomeo (Bacchi - Tumidei, 2002, p. 220).
Tra i figli di Orazio si ricorda anche il terzogenito Alessandro (battezzato il 30 marzo 1604), pittore formatosi alla scuola dei Carracci; collaborò in giovane età con Domenichino a S. Andrea della Valle in Roma e lavorò a Firenze prima di morire a Modena nel 1636 (Bologna, Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, Oretti, XVIII secolo, c. 8r).
Oggi è ascrivibile al suo catalogo solo L’elemosina di s. Rocco (nell’omonimo oratorio bolognese), essendo andato perduto nel Settecento un Cristo morto dipinto sul muro esterno della casa Zambeccari in via S. Maria Maggiore.
Non sono chiare le tappe della formazione di Provagli. Immerso nell’ambiente artistico familiare, compì anche studi di matematica e geometria. Certo è che nel 1634 era a Roma, come testimonia una cordiale lettera (c. 5v) inviatagli dal cardinale Antonio Santacroce (legato di Bologna dal 1631 al 1634); non è però noto quali contesti artistici e culturali abbia frequentato. Dopo la morte del padre, nel 1653 fu nominato zecchiere dal Senato bolognese.
Il contributo di Provagli a questo importante organo del potere economico cittadino fu fondamentale: pubblicò un breve trattato (Gli uguali assaggi e misure delle varie monete, Bologna 1655) per proporre un maggiore controllo sull’importazione di moneta estera nel Bolognese e sulle tecniche di contraffazione. In campo pratico, Provagli progettò un nuovo edificio per la Zecca da costruirsi nel punto in cui il canale di Reno entrava in città, in modo da sfruttare la forza idraulica per le nuove macchine da lui pensate. Visto l’alto costo dell’operazione, ripiegò tuttavia su un torchio a trazione animale da porsi nel piano interrato del palazzo della Zecca. Nel 1667 si recò a Roma per studiare un torchio realizzato dallo zecchiere pontificio Gaspare Moroni, decretandone però la scarsa efficacia (Archivio di Stato di Bologna, Assunteria di Zecca, Atti, reg. 1, cc. 9r-12v). Gli studi di Provagli rimasero in parte ineseguiti e furono messi in pratica più tardi da Giovanni Carlo Gualchieri, suo parente, assistente e successore come zecchiere. Numerose furono le monete coniate da Provagli negli anni del suo incarico: quelle auree sono marcate con la sigla BP (Corpus, 1927).
Contemporaneamente agli incarichi ufficiali, Provagli fu consultato in diverse occasioni come esperto di architettura e progettista, anche se di ciò restano scarse testimonianze archivistiche (forse perché non seguiva personalmente i cantieri). La prima opera documentata è il palazzo Bargellini: i lavori iniziarono nel 1638, ma nel 1658 mancava ancora la facciata, e forse a quell’anno risalgono le perizie e il disegno di Provagli (Archivio dell’Opera pia Davia Bargellini, A-Istrumenti, 80-758, f. 49, e I-Mappe e cabrei, 1-1848, 3-1850), realizzato con alcune differenze nella parte decorativa. Sull’imponente fronte di carattere ancora tardomanierista spicca il portale affiancato da telamoni (opera di Gabriele Brunelli e Francesco Agnesini), motivo che deriva con ogni probabilità dal primo progetto berniniano (1653) per il palazzo di Montecitorio a Roma (Brandi, 1970). Più documentata è la partecipazione di Provagli alla progettazione di porta Galliera. La fabbrica, affidata in un primo momento (1660) all’architetto Ercole Fichi, venne proseguita l’anno successivo con l’assistenza di Provagli, e il più elevato compenso destinato al secondo lascia intendere che maggiore sia stata anche la sua responsabilità progettuale (Archivio di Stato di Bologna, Assunteria di Munizione, Recapiti, vol. III, lib. 1, f. 4; Guidicini, 1869, p. 158).
Di questo progetto si conserva un solo disegno (con due versioni), non firmato ma attribuito a Provagli (Archivio di Stato di Bologna, Assunteria di Munizione, Recapiti, vol. III, lib. 2, f. 2; Roversi, 1985, p. 164), che mostra un’idea più elaborata (e sempre venata di un carattere cinquecentesco) di quanto poi realizzato per la facciata interna della porta.
Del 1662 è una relazione di Provagli relativa al rifacimento della volta della sala d’Ercole nel palazzo pubblico, accompagnata da un conto delle spese del capomastro Stefano Perti Bonini (Archivio di Stato di Bologna, Assunteria di Munizione, Recapiti, vol. I, lib. 1, f. 5). Non datati ma collocabili agli anni Cinquanta del secolo sono due disegni relativi alla conclusione della fabbrica di S. Petronio (Bologna, Archivio della Fabbriceria, 389, nn. 9, 16).
Il primo è un progetto ineseguito per il transetto e la cupola della chiesa. L’elaborato, memore delle proposte del 1626 di Girolamo Rainaldi, se ne discosta per diversi dettagli (innesto del transetto nell’ottagono cupolato, facciata laterale, oltre al disegno stesso della cupola, per la quale Rainaldi non aveva lasciato progetti). Il secondo è un disegno di carattere tecnico con una proposta di rafforzamento delle fondazioni dei pilastri con archi capovolti.
Marcello Oretti, che possedeva disegni di Provagli, testimonia di un buon numero di altri progetti architettonici, ma la lista è da accogliere con prudenza. Sono nominati progetti e disegni per le seguenti fabbriche: la villa Riario di Meldola, presso Bologna (forse si deve a Provagli solo il portale esterno); il sepolcro di Girolamo Riario nella cattedrale di Imola (realizzato in realtà nel 1558; forse Provagli eseguì un restauro di cui non resta notizia); l’edificio sul canale di Reno a uso dei pellacani (in origine pensato per la Zecca); le opere di fortificazione per Faenza (forse la distrutta porta Imolese potrebbe risalire a Provagli, viste le somiglianze con porta Galliera), Ravenna, Imola e altre città d’Italia; la porta Lame a Bologna (rifatta nel 1674-77 da Agostino Barelli); il palazzo Bargellini (due soluzioni porticate per la facciata e fondali per il giardino); la chiesa di S. Paolo (realizzata però in massima parte entro il 1612, per cui questi disegni erano forse relativi solo alla cupola, al coro, alla facciata); la chiesa della Madonna di Galliera (eseguita da Giuseppe Antonio Torri); un disegno del secondo chiostro di S. Giovanni in Monte (forse un rilievo dell’architettura cinquecentesca di Antonio Terribilia); progetti per ville della riviera del Brenta e per un palazzo a Rovereto (sui quali lo stesso Oretti non disponeva di notizie). Inoltre erano presenti disegni relativi a questioni meccaniche, matematiche e per orologi solari.
A Provagli furono attribuiti anche il dormitorio e la scala del convento di S. Martino (Bianconi, 1820, p. 89), opera in realtà di Floriano Ambrosini del 1604-05 (Archivio di Stato di Bologna, Demaniale, 125/3607: Memoriale delle fabbriche del convento, ad annos), il palazzo Rangoni di Parma e il palazzo Madama di Piacenza (Poli, 2000, p. 366), ma senza nessun fondamento documentario.
Collaborò anche con il gesuita Mario Bettini, per il quale realizzò i disegni di due trattati di geometria e astronomia (Apiaria del 1642 e Aerarium del 1648; Aricò, 1997, pp. 21 s.). È probabile che a Provagli si debbano anche le antiporte dei vari tomi, nelle quali tornano temi a lui cari: giardini villerecci, fortificazioni, telamoni e una scena di conio di monete.
Morì il 10 gennaio 1672 e due giorni dopo fu sepolto nella tomba di famiglia nella chiesa di S. Maria Maddalena in via Galliera (Bologna, Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, Carrati, Li morti sì nobili, XVIII secolo, p. 155). Sue eredi furono le figlie del fratello maggiore Giuseppe, Eleonora e Virginia, che si divisero i beni l’11 febbraio dello stesso anno (Archivio di Stato di Bologna, Notarile, F.C. Zanatti Azzoguidi, b. 18, f. 19): il patrimonio inventariato denota una certa ricchezza e consisteva nella casa di via Galliera, in un appezzamento di terreno con casa da padroni posto al Calamosco, appena fuori Bologna, in due botteghe vicine alla Zecca, e soprattutto in 12.000 lire in oro e argento (garanzie dell’appalto della Zecca) depositate presso i banchieri Fantetti e Cattani e il Monte di pietà.
Il suo aspetto fisico (essendo ormai perduto il busto in rame realizzato dal padre) è tramandato solo da un ritratto (forse di Benedetto Gennari junior) conservato nella quadreria dei Poveri Vergognosi a Bologna: Provagli vi è rappresentato con in mano un notevole progetto per edificio a pianta centrale; alle sue spalle una libreria in cui spiccano i tomi di Euclide e Galileo. La didascalia posta in alto lo ricorda come «ex[imius] professor mathem[ati]cus et archit[ectus]».
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Bologna, Assunteria di Munizione, Recapiti, vol. I, lib. 1; vol. III, lib. 1, f. 4, lib. 2, Stampe e mappe, 1; Assunteria di Zecca, Atti, reg. 1; Piani discipline e diversi altri recapiti monetari, b. 12; Demaniale, 125/3607; Notarile, F.C. Zanatti Azzoguidi, b. 18, f. 19; Bologna, Archivio della Fabbriceria di S. Petronio, 389, nn. 9, 16; Bologna, Archivio dell’Opera pia Davia Bargellini, A-Istrumenti, 80-758, f. 49; I-Mappe e cabrei, 1-1848, 3-1850; Bologna, Archivio generale arcivescovile, Registri battesimali della Cattedrale, reg. 59 (1608), c. 155r; Bologna, Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, Mss., B.112: M. Oretti, Vite di artisti bolognesi, loro testamenti ed altre notizie riguardanti le belle arti (XVIII secolo), f. 1, cc. 1r-8v; ms. B 710: B. Carrati, Genealogie (XVIII secolo), vol. 13, c. 96r; ms. B 910: Id., Li morti sì nobili che civili e di famiglie antiche della città di Bologna, Tomo 1 (XVIII secolo), p. 155.
G.B. Ricci, Amico lectori, in M. Bettini, Aerarii philosophiae mathematicae tomus secundus, Bologna 1648; G. Bianconi, Guida del forestiere per la città di Bologna, Bologna 1820, pp. 89, 532; G. Guidicini, Cose notabili della città di Bologna, II, Bologna 1869, pp. 158, 164; Corpus Nummorum Italicorum, X, Emilia, parte II, Bologna e Ferrara - Ravenna e Rimini, Milano 1927, pp. 153-176; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXVII, Leipzig 1933, ad voces Provagli, Alessandro, P. B., Provagli Orazio; C. Brandi, La prima architettura barocca: Pietro da Cortona, Borromini, Bernini, Bari 1970, p. 142; G. Cuppini, I palazzi senatorii a Bologna: architettura come immagine del potere, Bologna 1974, pp. 111-118, 283 s.; G. Roversi, Le mura perdute, Casalecchio di Reno 1985, p. 164; C. De Angelis - P. Nannelli, Il palazzo senatorio dei Bargellini, in Museo civico d’arte industriale e Galleria Davia Bargellini, a cura di R. Grandi, Bologna 1987, pp. 37-49; R. D’Amico, Sesto centenario di fondazione della basilica di San Petronio, Bologna 1990, pp. 59, 65, 76; C. Masini, Schede dei dipinti, in Gli splendori della vergogna (catal.), a cura di C. Masini, Bologna 1995, pp. 195, 268; G. Giannantonj, Uomini macchine e monete della Zecca di Bologna in Antico Regime, Bologna 1996, pp. 17-37; D. Aricò, «Onestissime liti». Dispute scientifiche a Bologna tra Cinquecento e Seicento, in Intersezioni, XVII (1997), 1, pp. 19-44 (in partic. pp. 21 s.); R. Greco Grassilli - C. Bersani - C. Lorenzetti, San Rocco nel Pratello, Bologna 2000, pp. 151 s., 231; V. Poli, Urbanistica, storia urbana, architettura, in Storia di Piacenza, a cura di P. Castignoli, IV, Dai Farnese ai Borbone (1545-1802), tomo I, Piacenza 2000, pp. 331-398 (in partic. p. 366); A. Roca De Amicis, 20. Girolamo Rainaldi, in La basilica incompiuta: progetti antichi per la facciata di San Petronio (catal., Bologna), a cura di S. Battistini - A. Sarchi, Ferrara 2001, pp. 133-137; A. Bacchi - S. Tumidei, Il Michelangelo incognito, Bologna 2002, pp. 220 s., 239; A.M. Matteucci Armandi, Bologna città di palazzi, in Il sistema delle residenze nobiliari. Stato Pontificio e Granducato di Toscana, a cura di M. Bevilacqua - M.L. Madonna, Roma 2003, pp. 235-242; M. Fanti, Un’impresa grandiosa e poco nota: il «compimento» della basilica di San Petronio nel 350° anniversario (1663-2013), in Strenna storica bolognese, LXIII (2013), pp. 149-181.