MANFREDI, Bartolomeo
Nacque intorno alla metà del XV secolo da Antonio e compì gli studi a Bologna, dove il 9 luglio 1477 gli fu conferito il diploma di dottore in diritto canonico.
Noto nell'ambiente della Curia romana con l'appellativo di Aristophilus, il M. fu segretario di Bartolomeo Roverella, cardinale del titolo di S. Clemente, e fu destinato, da papa Sisto IV, dopo la morte del Platina (Bartolomeo Sacchi), a ricoprire l'ufficio di bibliotecario e custode della rinnovata Biblioteca Vaticana. Con un breve del 23 sett. 1481, indirizzato "dilecto filio Bartholomaeo Manfredo scriptori et familiari nostro", il pontefice lo chiamò alla "custodia bibliothece palacii nostri", ribadendo l'incarico in forma solenne nella successiva "Romanus Pontifex", ove oltre a conservare il titolo di "gubernator" e "custos" dalla biblioteca palatina, il M. fu appellato "nostri palatii bibliotecarium", qualifica che diverrà propria, nei testi ufficiali, del principale funzionario della Biblioteca Vaticana e che si ritrova in un documento della Camera apostolica del 25 ott. 1481, nel quale si stabiliva che al momento del giuramento il M. avrebbe dovuto versare una cauzione di 10.000 ducati.
Autore di versi in morte del Platina, fu destinatario di un sonetto in forma di supplica (Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat., 5641, c. 228r) che Felice Feliciano gli indirizzò con il probabile intento di ottenere il pagamento di un lavoro di copista, dal M. personalmente commissionatogli, che quasi certamente accompagnava la missiva.
Si tratta di un sonetto autografo, inviato a mo' di lettera, conservato tra le carte di Giovanni Lorenzi, successore, sebbene non immediato, del M. alla prefettura della Vaticana, che dovette rinvenirlo tra gli oggetti appartenuti al predecessore e che si curò di conservarlo per la singolarità del suo aspetto e del contenuto.
Negli anni immediatamente successivi alla nomina a bibliotecario, il M. entrò, con bolla papale, nel novero degli abbreviatori apostolici e alternò all'intensa attività libraria, di cui resta traccia nei primi due registri di prestito della Biblioteca, il segretariato per il cardinale Roverella e una serie di impegni ufficiali in S. Pietro. Jacopo Gherardi da Volterra annotò nel suo Diario romano la memoria di due orazioni sul sacerdozio che il M. recitò nella cappella pontificia, in occasione del mercoledì delle ceneri del febbraio 1482 e nel periodo pasquale del marzo 1483.
La buona posizione raggiunta e il favore accordatogli da Sisto IV non sembrano sopravvivere al pontefice: il 17 nov. 1484 il neoeletto papa Innocenzo VIII lo avrebbe rimosso dall'incarico di bibliotecario, preferendogli il priore di S. Balbina, Cristoforo Persona, che, assente il M. da Roma, troviamo insediato nella biblioteca palatina già a partire dal 29 settembre dello stesso anno.
Da quanto apprendiamo da Marini, il motivo del repentino congedo decretato da Innocenzo VIII andrebbe ricercato nella cattiva fama che il M. si sarebbe procurato all'interno della biblioteca, a causa della "poca fedeltà adoperata nello esercizio del suo impiego". Mosse a tal sospetto Marini un breve che il papa indirizzò al M. l'11 dic. 1484, rimproverandolo di aver eccessivamente procrastinato il suo rientro nell'Urbe e ingiungendogli "di rendere subito ragione dei libri provveduti per la Libreria o di mandare per altri i conti", pena la perdita dell'ufficio di scrittore apostolico e abbreviatore. Mancava da Roma ormai dal 14 luglio di quello stesso anno, giorno in cui Sisto IV lo aveva fornito di un passaporto per il viaggio e due brevi, diretti, l'uno, al conte Ottaviano Ubaldini, perché gli lasciasse riprodurre dalla libreria di Urbino copia della Cornucopia di Niccolò Perotti, l'altro, a Sigismondo Pandolfo Malatesta di Rimini, dalla cui biblioteca desiderava fosse trascritto il De re militari di Roberto Valturio. Questi gli ultimi atti documentati della vita del M., che, sempre a parere di Marini, fu impedito dal rientrare in Curia dalla morte, che lo raggiunse improvvisamente in Romagna sul finire del 1484 o, al più tardi, nei primi mesi dell'anno successivo.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Roma, Ufficiali camerali, Iuramenta et fideiussores officialium, reg. 1715, c. 29; J. Gherardi, Il diario romano, a cura di E. Carusi, in Rer. Ital. Script., 2a ed., XXIII, 3, pp. 88, 116; G. Marini, Degli archiatri pontifici, Roma 1784, II, p. 225; L. von Pastor, Storia dei papi, Roma 1909, II, p. 625; E. Göller, Untersuchungen über das Inventar des Finanzarchives der Renaissancepäpste, in Miscellanea Francesco Ehrle, V, Roma 1924, pp. 234 s.; A. Campana, Felice Feliciano e la prima edizione del Valturio, in Maso Finiguerra, V (1940), pp. 211-214; M. Bertola, I primi due registri di prestito della Biblioteca apostolica Vaticana, Città del Vaticano 1942, p. 15 n. 7; J. Bignami Odier, La Bibliothèque Vaticane de Sixte IV à Pie XI. Recherches sur l'histoire des collections de manuscrits, Città del Vaticano 1973, pp. 21 s., 31, 33 s.; J. Ruysschaert, Les collaborateurs stables de Platina, premier bibliothécaire de la Vaticane, in Paleographica, diplomatica et archivistica. Studi in onore di Giulio Battelli, Roma 1979, p. 589 n. 76; P. Scarcia Piacentini, Le chiavi della memoria, in Miscellanea in occasione del centenario della Scuola vaticana di paleografia diplomatica e archivistica, Città del Vaticano 1984, pp. 528 s. n. 75; M.F. Cosenza, Biographical and bibliographical dictionary of Italian humanists, III, p. 2116.