FERRARI, Bartolomeo
Figlio di Luigi, scultore, il F. nacque a Marostica (Vicenza) il 18 luglio 1780. Secondo lo Zanotto (1844), il padre lo mise dapprima a bottega presso un farmacista, ove tuttavia il giovane non si trattenne, intenzionato a seguire "le orme del suo parente" scultore, lo zio Giovanni Ferrari detto il Torretto. Dopo un'iniziale attività di plasticatore di stoviglie, della quale peraltro non si ha alcuna notizia, presso una fabbrica di Nove, si aprì per il F. un periodo di intenso lavoro, che lo vide impegnato, in qualità di scultore e di stuccatore, all'interno di chiese e di palazzi da Tricesimo a Vicenza, da Venezia a Padova, da Lussino a Cologna Veneta (ibid., pp. 1517). Subito dopo compì un viaggio di studio a Firenze che, secondo lo Zanotto (1844, p. 19), fu molto proficuo: i risultati raggiunti gli fruttarono "l'oriore di essere iscritto" fra i professori "con voto" dell'Accademia veneziana. Lo Zanotto ricorda inoltre i crocifissi eseguiti per le chiese di Lussino e di Cologna Veneta, di cui però non vi è traccia nelle guide locali.
Nell'ambito dei lavori di ristrutturazione di palazzo Papafava a Padova, promossi da Alessandro Papafava (1805), il F. avviò una felice collaborazione con gli scultori L. Zandomeneghi e R. Rinaldi, con i quali operò anche in alcune chiese Veneziane. Nell'appartamento neoclassico del palazzo patavino, sorto su progetto dell'architetto G. B. Novello (1763), ai tre scultori si devono i grandi altorilievi che ornano la sala rettangolare, raffiguranti due episodi dell'Odissea, il Congedo di Ulisse da Calipso e Ulisse naufrago si presenta a Nausicaa.
In occasione dell'ingresso di Napoleone a Venezia, nel 1807, l'architetto veneziano G. Selva fu incaricato della realizzazione di un arco di trionfo sul Canal Grande. Il F. e lo Zandomeneghi parteciparono all'apparato ornamentale, eseguendo le vittorie e i trofei. Ancora in collaborazione con lo Zandomeneghi e con A. Bosa, si occupò dei rilievi e delle statue della chiesa veneziana del Nome di Gesù (Hubert, 1964, p. 261). Nell'ambito dei lavori di ornato condotti all'interno della chiesa (1823-1834), ad essi furono commissionate, in particolare, le statue dei dodici apostoli e quattro bassorflievi.
Il F. è inoltre documentato nei lavori delle chiese veneziane di S. Andrea della Zirada e di S. Maurizio. Per quest'ultima, ricostruita dopo il 1806, eseguì il bassorilievo raffigurante il Martirio di s. Maurizio, posto sul frontone. Con Rinaldi, Zandomeneghi, I. de' Martini e Bosa partecipò all'ornato del mausoleo di A. Canova, inaugurato nella chiesa di S. Maria Gloriosa dei Frari nel 1827. Al F. spetta la Scultura.
Di committenza privata sono tre monumenti funebri nel cimitero di Ferrara, un bassorilievo eseguito per la contessa Sangiovanni a Vicenza, un non meglio identificato monumento ad una Contessa Scroffa e, sempre a Vicenza, nel cimitero, i cenotafi dei conti Velo e Capra (Zanotto, 1844, p. 21).
Per l'altare maggiore della chiesa del Carmine di Padova, sorto su disegno del fiorentino G. B. Salucci ma in parte modificato dal padovano A. Noale, che ne diresse i lavori a partire dal 1813, il Feseguì la coppia di angeli in marmo che affiancano l'immagine della Vergine.
Variamente attribuiti al F. e al Rinaldi dalle guide dell'Ottocento (cfr. Guida storico artistica illustrata della città di Padova, Padova 1895, p. 109), gli angeli della chiesa padovana non sono registrati nel catalogo delle opere dello scultore da Puppi e Toffanin (1983), che invece ricordano la statua di M. Cesarotti da lui eseguita nel 1821 per il recinto esterno di Prato della Valle. La paternità di questa scultura era confusa ancora sul volgere dell'Ottocento: in alcune guide del tempo e in quella di O. Brentari in particolare (Guida di Padova, Padova-Verona 1891, p. 147), la statua era ascritta al catalogo di Giuseppe Ferrari. Al F. si devono anche le due statue raffiguranti Maria e Simeone nella parrocchiale di Tricesimo.
Congiuntamente all'attività plastica, il F. lavorò intensamente come fonditore. R ancora lo Zanotto (1844) che ricorda, tra l'altro, il gruppo della Pietà, "singolare nell'arte fusoria", commissionatogli dal fratello del Canova, nonché il busto dell'ImperatoreFrancesco I. Tra le opere di maggior prestigio si collocano le decorazioni a stucco del salone d'Apollo del vicentino palazzo Leoni Montanari (ora della Banca cattolica del Veneto).
All'interno del palazzo il F. eseguì l'ornato plastico (1823-1824) che sostituì la decorazione seicentesca della sala (Bellavitis, 1983). A quell'epoca proprietario della dimora era il conte Girolamo Egidio Velo, cultore appassionato dell'antichità. A lui si devono infatti i consistenti lavori di ristrutturazione in veste neoclassica della residenza, in particolare del grande salone d'Apollo. Nelle fasce e nei medaglioni che scandiscono orizzontalmente il salone, l'esecuzione degli stucchi, che il Barbieri (1967) riconduce al F., tradisce la derivazione da disegni e da gessi del Canova.
Il F. morì a Venezia l'8 febbr. 1844.
Fonti e Bibl.: F. Zanotto, Delle lodi di B. F. scultore... (per ... nozze Treves de Bonfil-Todros), Venezia 1844; Venezia e la sua laguna, II, 2, Venezia 1847, pp. 43, 337; P. Selvatico-F. Lazzari, Guida di Venezia..., Venezia 1852, pp. 78, 182; F. Zanotto, Nuovissima guida di Venezia, Venezia 1856, ad Ind.;E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni venez., VI, Venezia 1853, pp. 149 ss.; P. Giordani, Sei statuette di B. F. , Venezia 1862; F. Formenton, Corona di vicentini illustri, Vicenza 1870, p. 86; R. Fulin - P. Molmenti, Guida artistica e stor. di Venezia, Venezia 1881, pp. 159, 295; Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Biblioteca del Dizionario biografico degli Italiani: A. De Alisi, Le arti figurative nella Venezia Giulia e nel Friuli (ms. sec. XX), ad vocem; Padova. Guida ai monumenti e alle opere d'arte, Venezia 1961, p. 164; G. Martinola, Lettere dai paesi transalpini degli artisti di Meride e dei villaggi vicini (XVII- XIX), Roma 1963, p. 156; G. Hubert, La sculpture dans l'Italie napoléonienne, Paris 1964, pp. 260 s., 263 s., 439, 442; F. Barbieri, Il palazzo Leoni Montanari a Vicenza sede della Banca Cattolica del Veneto, Vicenza 1967, pp. 63-67, 150 s.; G. Bellavitis, Il palazzo restaurato, in G. Bellavitis - L. Olivato, Il palazzo Leoni Montanari di Vicenza della Banca Cattolica del Veneto, Vicenza 1983, p. 30; L. Olivato, II palazzo attraverso i documenti, ibid., p. 89; L. Puppi - G. Toffanin, Guida di Padova. Arte e storia tra vie e piazze, Trieste 1983, p. 168; V. Vicario, Gli scultori italiani dal Neoclassicismo al Liberty, Lodi 1990, ad Indicem;U. Thieme- F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 441; A. Panzetta, Diz. degli scultori italiani dell'Ottocento, Torino 1990, p. 94.