BARTOLOMEO da Venezia
Nato probabilmente intorno alla metà del sec. XIV a Venez;a, viene ricordato per'la prima volta dalle fonti nel 1381 come maestro di teologia nel convento veneziano di S. Stefano degli eremiti agostiniani. In questi anni, facendosi portavoce dei desideri del governo veneto, sostenne nella candidatura al priorato di S. Stefano un agostiniano espulso dall'Ordine per indegnità, Bartolomeo da Piove di Sacco, caro alla Repubblica. Il 28 dic. 1383 B. era già, come egli stesso ebbe a dichiarare, rettore generale; tuttavia, poiché durante il suo rettorato egli usò il sigillo di maestro provinciale, gli studiosi sono stati indotti a pensaffi che egli avesse ricoperto anteci)rmente tale carica nella provincia della Marca Trevigiana.
Nella situazione generale detern-iinata dallo scisma d'Occidente Bonaventura Badoer rimaneva il priore generale degli agostimani fedeli a Urbano VI; nel suo insieme l'Or-, dine si comportava, allora, come se fosse acefalo. Ciò sembrerebbe testimoniato anche da tutto l'atteggiamento di B., il quale in questi anni mostrò di non voler riconoscere altra autorità superiore al di fuori di quella del pontefice.
Uno dei primi atti di B. nella sua nuova veste di rettore generale fu quello di convocare il capitolo generale dell'Ordine, capitolo che egli avrebbe voluto tenere a Costanza; tuttavia, per difficoltà intervenute e di cui poté rendersi conto di persona nel corso di un viaggio oltr'Alpe, si indusse a scegliere, nell'ottobre del 1384, la sede di Esztergom in Ungheria. Fu qui che, nel maggio 1385, il capitolo elesse B. priore generale dell'Ordine: investito di tale grave responsabilità egli si accinse ad affrontare e a risolvere i problemi e i violenti contrasti che, sorti all'intemo dell'Ordine, ne minacciavano la vita stessa.
Scoppiato il grande scisma con l'elezione a papa di Roberto di Ginevra (settembre 1378), quest'ultimo aveva dichiarato deposto (ed aveva in seguito scomunicato più volte) l'allora priore degli agostiniani, Bonaventura Badoer, che aveva coraggiosamente scelto la causa di Urbano VI; l'antipapa, inoltre, aveva scelto anche un nuovo priore nella persona di un maestro di Basilea, Giovanni Iltalinger, dividendo in due l'Ordine stesso: lo scisma della Chiesa trovava un suo riflesso anche tra gli eremitani di S. Agostino.
Come già il suo predecessore, B. perseguì una lotta tenace e coerente contro lo Iltalinger e i suoi seguaci, di qualsiasi condizione essi fossero; e, perché la fedeltà al papa di Roma fosse una realtà comune a tutto l'Ordine e a tutti i fedeli sui quali influivano i diversi conventi agostiniani, prese vari provvedimenti: ordinò pubbliche preghiere ed indisse cicli di predicazioni in difesa del pontefice legittimo, Urbano VI, cui volle altresì maggiormente vincolare i suoi confratelli attraverso il sacro legame del giuramento (lettere del 3 gennaio e del 27 apr. 1386). Anzi, fu proprio l'intransigenza con cui richiese quest'atto di sottomissione a sollevargli contro qualche resistenza: nota è la polemica che egli ebbe con un suo confratello, il p. Ludovico de' Marsili, del convento fiorentino di S. Spirito. Ludovico de' Marsili, dotto umanista e amico dei Petrarca, aveva fino allora cercato di mantenere nei confronti dello scisma che travagliava la Chiesa una posizione di neutralità almeno teorica; alle pressioni di B. perché giurasse, il p. Ludovico, con piena coerenza, si rifiutò di farlo. Contestò anzi al priore generale il diritto e il potere di esigere un siffatto giuramento, sia rinfacciando a B. di aver ordinato "quod sibi non competit", sia sottolineando che "se ad nullum aliud insolitum iuramentum teneri, nisi per Sedem apostolicam aliud disponatur". Da ultimo, davanti al risoluto atteggiamento di B. che minacciava le più gravi sanzioni spirituali e temporali, si appellò alla Santa Sede. Sappiamo che Urbano VI incaricò il vescovo di Firenze di dirimere la questione; ma ignoriamo, per il silenzio delle fonti in nostro possesso, come essa sia stata risolta.
Nel 1387 B., che aveva continuato a mantenere, nonostante i molteplici impegni, i rapporti con la città natale, ebbe dal governo della Serenissima il riconoscimento della sua antica fedeltà: fu infatti da quello proposto per la sede patriarcale di Grado, allora vacante. Urbano VI, tuttavia, stimando essenziale per la riorganizzazione dell'Ordine l'opera intrapresa da B., preferì che quest'ultimo rimanesse a capo dell'Ordine degli eremitani di S. Agostino. E proprio in quell'anno 1387 B. dava vita a una nuova iniziativa che avrebbe dovuto portare ad una più compiuta riforma interna dell'Ordine stesso: dal convento di Lecceto, in terra senese, centro di intensa vita spirituale già legato per molteplici contatti a Caterina da Siena, avviò una nuova congregazione agostiniana che, retta da un particolare superiore (vicario) e soggetta direttamente al priore generale, osservasse più profondamente ed intogralmente la regola di s. Agostino.
La molteplice attività svolta da B. nei tre anni del suo priorato trovò il giusto riconoscimento nel capitolo generale di Imola, che lo confermò nell'incarico (maggio 1388); ed eguale riconoscimento ebbe dai padri riuniti successivamente nel capitolo di Wúrzburg (Pentecoste del 1391), capitolo che segnò, secondo l'indirizzo voluto da B., anche una nuova, decisiva tappa nella lotta contro i seguaci dell'obbedienza avignonese: tutti gli eremitani di S. Agostino vi ebbero infatti la proibizione di accedere o di aver alcun rapporto con l'università di Parigi e con le altre poste "in locis scismaticis". Tale disposizione ebbe particolari ripercussioni in Italia, dove fece convogliare gli studenti dell'Ordine verso alcune famose università, quella di Bologna in specie, che ne trassero larghi vantaggi economici.
Nel giugno del 1397 B. tenne il suo ultimo capitolo generale, ancora una volta in territorio transalpino, a Monaco di Baviera, dove venne nuovamente riconfermato nella carica; ed in questa veste egli resse l'Ordine sino alla morte, avvenuta probabilmente nella primavera del 1400: il 24 maggio del 1400, infatti, papa Bonifacio IX, in una lettera inviata al capitolo degli eremitani riunito in Aquila per eleggere il successore di B., ammoniva di scegliere uno che fosse tal "qualis quantusve vir fuerit quondam Bartholomeus de Venetiis", "sub cuius felici regimine Ordo ipsius refloruit grataque suscepit in temporalibus et spiritualibus incrementa" (Analecta Augustiniana, V [1913], p. 219).
Fonti e Bibl.: I regesti delle lettere di B. datate dal 28 dic. 1383 si trovano a Roma nell'Archivio dell'Ordine sotto i segni Dd 2 e Dd 3; alcuni di essi sono stati raccolti in Analecta augustiniana, V (1913), pp. 51-62, 76-89, 90-94, 98-104, 126129, 150-151; F. Corner, Ecclesiae Venetae antiquis monumentis.... III, Venetiis 1749, p. 34; Id., Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia e di Torcello...,Padova 1758, p. 240; I libri commemoriali della Repubblica di Venezia, a cura di S. Predelli, III, Venezia 1883, 1. VIII, nn. 86-88, 91, 272; L. Torelli, Secoli agostiniani, Bologna 1680, ad Indicem; A. De Romanis, L'Ordine agostiniano, Firenze 1935, pp. 76, 84, 97; D. A. Perini, Bibliographia augustiniana... Scriptores Itali, IV, Firenze 1937, p. 38; U. Mariani, Il Petrarca e gli agostiniani, Roma 1946, pp. 2 s, 84-86, Appendice; F. Roth, The great schism and the augustinian order, in Augustiniana, VIII (1958), pp. 281-298.