BARTOLOMEO da Giano
Non è conosciuto né l'anno né il luogo di nascita del B .; in geriere, si crede che egli sia nato probabilmente alla fine del sec. XIV a Giano dell'Umbria, poiché il suo nome nelle fonti è sempre accompagnato dalla specificazione "de Yano"; è conosciuto anche come B. "de Apone" (in un manoscritto di S. Maria degli Angeli, a quanto riferisce il Wadding, Annales, XIV, p. 405), e "de Apono" (Marco di Lisbona, scrittore francescano del Cinquecento). Entrato nell'Ordine dei frati minori conventuali - è enumerato da Bernardino dell'Aquila tra gli uomini famosi della provincia di S. Francesco - nel 1402 passò a far parte degli osservanti sull'esempio di s. Bernardino da Siena, del quale, come riferiscono le fonti, divenne "socius fidelissimus". Maestro di teologia e dotto oratore, fu spesso a Foligno, dove tenne prediche in cui raccomandava soprattutto la pace fra gli uomini e la modestia cristiana.
La sua presenza nella città nel "1426 è segnalata da un documento dell'Archivio comunale risalente al 1445:in esso il consigliere Viviano di Luca fa riferimento ad alcune leggi suntuarie sui fimerali e sugli sponsali contenute nello "statuto rosso" e datate 14 marzo 1426,"tempore fratris Bartholomei". B. fu altresì a Foligno nel 1435:in data 15 maggio ricevette in dono da Corrado Trinci per i suoi confratelli del convento di S. Bartolomeo di Marano, presso la città, un codice pergamenaceo dei Libri sententiarum di Pietro Lombardo (ms. C. 150 [antica segnatura: A - X - III - 141.Cfr. G. MazzatintiA. Sorbelli, Inventario dei manoscritti delle biblioteche d'Italia,LXXXIII, Biblioteca comunale di Foligno,a cura di A. Messini, p. 35).
Nell'esercizio del suo ministero visitò l'Italia nonché gran parte della Grecia e del vicino Oriente. Prescelto nel 1431 per disposizione di papa Eugenio IV assieme ad altri cinque frati (tra cui Alberto di Sarteano e Giovanni da Capistrano), fu inviato nel 1435 a Costantinopoli presso l'imperatore Giovanni VIII Paleologo; aveva, tra l'altro, il delicato compito di favorire un'intesa con i cristiani dissidenti, preparando così implicitamente il terreno favorevole a una loro partecipazione al XVII concilio ecumenico (Ferrara-Firenze, 1438-41). Secondo testimonianze contemporanee, B. svolse la sua opera con successo, grazie anche alla sua erudizione e alla sua eloquenza; bene accetto all'imperatore e al patriarca Giuseppe II, riuscì a persuadere entrambi a partecipare al concilio, anzi, sempre secondo le fonti, assieme ad Alberto di Sarteano li seguì nel viaggio intrapreso in occasione delle assisi ecumeniche (CostantinopOli, 24 nov. 1437-Veneiìa, 8 febbr. 1438). Tornato in Oriente - dove rimase almeno sino al 1445 - diede inizio, anteriormente al 1441, alla costruzione di un convento francescano a Costantinopoli; a tale compito vennero poi preposti in quell'anno i confratelli Gaspare e Giovanni da Urbino. Nel 1444, unitamente a Ludovico da Siena, ricevette dal pontefice Eugenio IV la nomina a vicario del ministro generale dell'Ordine con piena potestà nella provincia d'Oriente. Successivamente non si hanno più notizie di B.; tuttavia, con molta probabilità, trascorse gli ultimi anni della sua lunga vita nel convento di S. Francesco del Monte a Perugia, dedicandosi soprattutto allo studio: così fa supporre una notizia tratta dal cod. Casanatense 777 (sec. XV) e riferita dal Lemmens (cfr. Bernardino dell'Aquila, Chronica...,pp. 17-18, n.) ove si legge che B. era tornato nella sua provincia dall'Oriente, portando con sé "librorum grecorum multitudinem ut de greco in latinum converteret"; secondo la stessa fonte B. sarebbe stato nominato vicario della provincia di S. Francesco l'anno della sua morte, avvenuta il 12 ag. 1483 nel convento stesso di S. Francesco del Monte. là considerato beato nell'ordine.
B. è l'autore di una Epistola de crudelitate Turcoru'm scritta da Costantinopoli in data 12 dic. 1438 e indirizzata ad Alberto di Sarteano: vi sono descritte molto realisticamente le condizioni dei cristiani nell'Oriente invaso dai Turchi. La lettera fu pubblicata dal Migne (Patr. Graeca, CLVIII,coll. 10551068) e dal De Gubernatis (Orbis seraphicus, Historia de tribus ordinibus, II, Quaracchi 1886, pp. 837-841), sulla b se del ms. 1130 della Biblioteca veneta di Michele di Murano (G. B. MittareW, theca codicum manuscriptorum monasterii, Michaelis prope Murianum,Venetiis 1779, coll. 513-523). A B. è stata rivendicata la paternità di un'altra lettera, pervenutaci in francese, sui mali degli infelici cristiani sottomessi alla tirannica dominazione turca e sui mezzi per porvi rimedio. Datata 3 febbr. 1442 e diretta al priore di S. Giovanni di Gerusalemme, è conservata nel ms. 1278 (ff. 130-133) della Bibliothèque Nationale di Parigi (Catalogues des manuscrits franpais, I, Paris 1868, p. 208; Table générale alphabdtique,Paris 1931, p. 196); pubblicata da m.Ile Dupont nelle Anchiennes chroniques del Wavrin (Anchiennes croniques d'Engleterre, II, Paris 1859, pp. i-ii), la lettera è stata in passato erroneamente attribuita a un certo "Barthélemy de Génes", a causa di un'errata interpretazione, - come rileva il Palmer -, del toponimo del firmatario della lettera: "Bérthélemy de Jennes". A quanto riferisce Mariano da Firenze, B. sarebbe inoltre autore di una raccolta di sermoni nonché di una Summa casuum conscientiae,altrimenti citata come Interrogatorium con ???????scientiae, Interrogatorium confitentium, Interrogatorium confessorum, Interrogatorium pro confessoribus o in gratiam confessariorum (specie di questionario per l'amministrazione del sacramento della confessione). A. Teetaert (col. 212) ritiene che la Summa sia da attribuirsi al contemporaneo Bartolomeo da Milano. Ma non sembra che vi siano ragioni sufficienti per negare validità alla testimonianza di Mariano da Firenze.
Fonti e Bibl.: Marco da Lisbona, Delle croniche de' frati minori del serafico p. s. Francesco,traduz. ital. di Orazio Diola, III, Venetia 1612, p. 30; Bernardino dell'Aquila, Chronica fratrum minorum observantiae,a cura di L. Lemmens, Roma 1902, pp. 17 S.; Mariano da Firenze, Compendium Chronicarum FF. Minorum,in Archivum Francisc. Rist., III (1910), pp. 710, 713. 714-15; IV (1911), p. 128; Bullarium Franciscanum,a cura di U. Húntemann, I, ad Claras Aquas 1929, nn. 844. p. 397, 845, pp. 397 s.; L. Jacobilli, Vite dei santi e beati dell'Umbria,Foligno 1656, II, pp. 113 s.; L. Wadding, Scriptores Ordinis Minorum,Romae 1906, pp. 37, 39-40; G. Sbaraglia, Supplementum,1, Romae 1908, pp. 117, 126; M. Faloci Pulignani, Le arti e le lettere alla corte dei Trinci,Foligno 1888, p. 139; Id.. Per la storia di S. Giacomo della Marca,in Miscell. francesc., IV, Foligno 1889, p. 76; J. Goyens, in Dict. d'Hist. et de Gdogr.Ecclés., VI, Paris 1932, col. 100s, sub voce;L. Wadcling, Annales Minorum, X, ad Claras Aquas 1932, pp. 127. Par. XII. 210, Par. V, 274, par. X; XI, ibid. 1932, pp. 67. Par. IV, 166, Par. XXXIV, 244, Par. XLVII, 248-251, par. LI; XIV, ibid. 1932, p. 405, par. XXXIII; XV, ibid. 1932, p. 368, par. X; G. Hofmann, Die Einingung der armen. Kirche mit der kathol. Kirche auf dem Konzil von Florenz,in Orient. Christiana Period., V (1939), pp. 155 s.; A. Du Monstier, Martyr. franciscanum,Vicenza 1939, pp. 306 S.; Id., Martirologo francescano,Città del Vaticano 1946, p. 243; J. B. Palmer, Fr. Georgius de Hungaria and the "Tractatus de moribus, condicionibus et nequicia Turcorum", in Bull. of the Yohn Rylands library, XXXIV,1 (1951), pp. 46 n. 1, ss nn. I C 2; A. Ghinato, Apostolato religioso e sociale in S. Giacomo della Marca a Terni,in Archivum Francisc. Hist., XLIX (1956), p. 121, n. ii; A. Teetaert, in Dict. du droit can., II, coll. 212-213.