BARTOLOMEO da Ferentino
Legato da vincoli di clientelismo con la famiglia Caetani, B. compare una prima volta in Inghilterra nel settembre 1276, quando agisce in qualità di procuratore di Adinolfo di Anagni, "praepositus" di St. Omer e canonico di Lincoln, a sua volta legato ai Caetani per la sua appartenenza alla famiglia di Mattia "de Papa".
Il 10 maggio 1282 Giovanni Pecham arcivescovo di Canterbury si scusava presso Benedetto Caetani (il futuro Bonifazio VIII) per non aver potuto procurare un beneficio a B. a causa della sua età, inferiore a quella prescritta dal diritto canonico, ed anche a causa della sua scarsa conoscenza del latino e totale ignoranza dell'inglese. B. compare ancora come semplice canonico della chiesa di S. Pancrazio di Ferentino residente in Jnghilterra, nell'agosto dell'anno 1288, ma a partire dal giugno 1290, al più tardi, egli fu impegnato in operazioni di transazione finanziaria, che rimasero la sua principale attività in Inghilterra, e fu incaricato di consegnare a re Eduardo I dei prestiti fatti dall'arcivescovo di York. Nell'ottobre 1294 otteneva dal re il salvacondotto per recarsi fuori del regno per due anni, sì che nell'agosto del 1295, agli inizi stessi del pontificato di Bonifazio VIII, egli era camerario del nipote del pontefice, Benedetto Caetani, cardinale dei SS. Cosma e Damiano. Gli incarichi aumentarono d'importanza, oltre che dal punto di vista della remunerazione come nel caso di Blockley nella diocesi di Worcester, tanto che B. divenne canonico di S. Paolo. Aumentò così anche il suo prestigio negli affari politici e quando si determinò una tensione nei rapporti tra il re e il clero inglese, nel 1297, fu inviato come ambasciatore straordinario di Robert Winchelsey, arcivescovo di Canterbury, presso il papa e la Curia romana. Il 5 febbr. dell'anno 1300 B. venne incaricato dal papa di agire insieme con il vescovo di Winchester, Giovanni di Pontissara, per la raccolta dei depositi e degli arretrati delle decime sessennali imposte dal pontefice romano al clero inglese nel 1274 e nel 1291. 1 due succedevano, in questo importante ufficio, al nunzio pontificio e collettore generale Goffredo da Vezzano. Non è comunque probabile che B. sia stato formalmente collettore pontificio né in questa né in altre successive circostanze.
I suoi incarichi lo posero in stretto rapporto con le agenzie bancarie italiane operanti in Inghilterra: i Mozzo, gli Spini, i Clarenti, i Gallerani ed altri.
Nel marzo del 1300 egli ingiungeva al clero inglese di versargli i tributi direttamente a New Temple, a Londra, dove i collettori pontifici in Inghilterra solevano risiedere. In un mese imprecisato del 1300 si recò à Roma ed il 23 dicembre di quell'anno egli ed il vescovo di Winchester nominarono quali loro commissari per la raccolta delle decime maestro Giovanni "de Luco", canonico di S. Paolo, e Giovanni Bonichi di Siena, agente quest'ultimo, probabilmente, dei Clarenti di Pistuia. Il 26 febbr. 1301 B. fu incaricato dal papa di accordarsi col vescovo di Londra, Riccardo Gravesend, per la raccolta di una nuova tassa, una decima triennale imposta al clero inglese per sovvenire alle spese delle guerre contro Federico d'Aragona in Sicilia e contro i Colonna nello Stato pontificio. E ancora il 18 marzo dello stesso anno a B. veniva ingiunto di richiedere a Eduardo I il pagamento di undici anni di tributi arretrati dovuti dall'Inghilterra alla Santa Sede: ma questa richiesta non fu accolta dal re.
Il 28 giugno 1301, tuttavia, B. fu ammesso tra i "clerici" dal re e divenne funzionario della casa reale. Nello stesso anno scriveva al papa dei gravi disagi che il clero inglese incontrava nel pagamento della nuova tassa triennale, che coincideva con quello degli ultimi due anni della decima sessennale del 1291, la cui raccolta era stata sospesa dal 1294 al 1300. Il papa pertanto consentì che venisse sospesa la raccolta della decima del 1291, che non fu mai più ripresa. Sulle prime, tuttavia, la decima triennale del 1301 incontrò l'opposizione del re, che voleva assicurarsi almeno la metà degli introiti di questa tassa e che non concesse ai collettori di procedere alla raccolta fintanto che la sua parte non fosse assicurata. Anche B. fu invitato perentoriamente nel novembre 1301 a presentarsi dinanzi al Consiglio della corona. Il 6 febbr. 1302, dopo l'esame da parte del Consiglio delle copie delle bolle relative alle tasse, fu ingiunto a B. da parte dei giudici del tribunale regio di produrre gli originali, mentre gli veniva notificata l'illegalità della tassazione sui beni temporali del clero. Così soltanto dopo che il papa il 12 marzo 1302 ebbe assicurato al re la metà dei proventi della decima, fu possibile a B. procedere alla raccolta della tassa il 7 maggio dello stesso armo.
Nel febbraio 1303 B., insieme con il vescovo di Coventry e Lichfield, venne inviato come legato regio a Roma, da dove ripartì il 31 dic. 1303 per ritornare in Inghilterra nel marzo 1304. B. affermò che Bonifacio VIII gli aveva promesso che, dopo la sua morte, Eduardo avrebbe potuto avere tutti i proventi delle tasse che a quella data si sarebbero dovute raccogliere. Avesse o meno Bonifacio VIII effettivamente promesso ciò, Eduardo si comportò come se il pontefice si fosse impegnato, sì che subito dopo che la notizia della morte del papa raggiunse l'Inghilterra, egli ordinò che i proventi delle decime fossero pagati al tesoro reale (10 nov. 1303). B. era ancora a Roma e la sua posizione era difficile. Il nuovo pontefice Benedetto XI rifiutò di riconoscere un obbligo del suo predecessore non attestato da un documento, ma il re d'Inghilterra continuò a considerare i subcollettori in territorio inglese come agenti della corona al punto da ingiungere ai tribunali reali di effettuare dei sequestri nei confronti dei mercanti camerali italiani sino alla concorrenza di duemile sterline, che si diceva essi avessero detratto dalla decima.
A questo punto, poiché B. pareva piuttosto agire più come un funzionario del re che come un inviato papale, Benedetto XI il 16 febbr. 1304 lo sostituì nell'ufficio di collettore di tutti i redditi inglesi con maestro Geraldo da Pecorara. B. tuttavia prestò ancora i suoi servigi alla corona, poiché fu inviato come ambasciatore regio al nuovo pontefice Clemente V nell'ottobre 1305, a Lione; in Francia pare sia rimasto sino al maggio 1306; in seguito soggiornò per qualche tempo in Inghilterra, operando come agente del tesoriere di York, Francesco Caetani. L'ultima testimonianza della sua attività sembra sia quella relativa alla raccolta delle "procurazioni" dovute all'inviato papale, il cardinale Pietro Ispano, nell'aprile 1308. B. morì probabilmente prima del 1314.
Egli è stato definito dal Lunt come un uomo che aveva gli interessi di un prelato inglese, ma si può dubitare dell'esattezza di questo giudizio, tenuto conto dello spirito di adattamento di B., che iniziò la sua carriera come agente per l'Inghilterra della Chiesa di Roma, divenendo poi strumento della politica di Eduardo. I documenti lo mostrano come un agente finanziario abile ed efficiente; pare che negli ultimi anni soffrisse di gotta. Non ebbe mai la simpatia dell'arcivescovo Winchelsey, che s'indignò quando B. affermò che l'arcivescovo tratteneva 6.000 marche dei proventi delle decime del clero inglese.
Nel 1280 e forse anche successivamente B. ebbe con sé in Inghilterra un nipote, Andrea di Bartolomeo da Ferentino.
Fonti e Bibl.: Registrum epistolarum fratris lohannis Peckham archiepiscopi Cantuariensis, a cura di C. T. Martin, I, London 1882, pp. 104, 278, 351; Registrum Roberti Winchelsey, cantuariensis archiepiscopi a.D. 1294-1313, a cura di R. Graham, Oxford 1917-52, pp. 526-528, 618-621, 624-636; Les registres de Nicolas IV, a cura di E. Langlois, Paris 1886-1893, nn. 2242, 6248-6249; Les registres de Boniface VIII, a cura di M. Faucon, G. Digard, A. Thomas, Paris 1884193s, nn. 3442, 3806, 3855, 4331-4333, 44364437, 4483, 4608, 4999; Les registres de Benoit XI,a cura di Ch. Grandjean, Paris 1833-1905, n. 708; Rotuli Ricardi Gravesend diocesis Lincolniensis, a cura di F. N. Davis, Oxford 1925, p. 233; Calendar of Patent Roffi,1272-1281, London 1901, p. 161; 1281-1292, ibid. 1893, p. 366; 1292-1301, ibid. 1892, pp. 100, 236, 600; Calendar of Papal Letters, I, London 1893, pp. :559, 585, 590 s.. 599,6c>o-607; II, ibid. 1895, p. 18; C.V. Langloi-S, Les fonds de l'ancient corresp. au Pub. Rec. Off.,in Yournal des Savants, 11 (1904), p. 447; F.-J. Tanquerey, Recueil des lettres anglo-francaises,Paris 1916, pp. 83 s.; Registrum Henrici Woodlock,a cura di A. W. Goodman, Oxford 1940, pp. 267, 722; Gesta monast. S. Albani, II, London 1867, pp. 29-31; W. E. Lunt, The account of a papal collector in England in 1304,in English Historical Review,XXVIII (1913), p. 313 ss.; Id., Co11ectors, accounts for the clerical tenth levied in England by order of Nicholas IV, ibid., XXXI (1916), pp. 117-119; F. Baethgen, Quellen und Untersuchungen zur Geschichte der Npsdichen Hof-und Finanzverwaltung unter Bonifaz VIII, in Quellen und Forschungen aus ital. Archiven und Bibliotheken, XX (19281929), pp. 233-237; W. E. Lunt, Financial relations of the Papacy with'EngIand to 1327,Canibridge Mass., 1939, pp. 343-345; G. Bigwood, Le livre des comptes des Gallerani, II, Bruxelles 1962, pp. 173-181.