BARTOLOMEO da Castel Della Pieve (Bartholomeus de Castro Plebis)
Rimatore e grammatico del Trecento, nato in Umbria a Castel della Pieve (ora Città della Pieve), probabilmente nei primi decenni del sec. XIV. In una lettera del 1374 circa si lagna, infatti, d'essere avanti negli anni e ancora soggetto alle pene d'amore: motivo letterario, senza dubbio, che tuttavia deve avere qualche fondamento nella realtà. Le scarse e incerte notizie biografiche si ricavano per congettura dagli scritti a lui attribuiti. Maestro di grammatica, condusse vita misera ed errabonda, di che spesso si lagna. In una canzone ("Perché il corso del ciel vuol che tu viva") tesse le lodi di Giovanni d'Oleggio, vicario e tiranno di Bologna tra il 1351 e il 1360; e ciò fa apparire possibile un suo soggiorno colà, entro quegli anni. Intorno al 1370, forse, fu in Toscana, dove entrò in relazione con Franco Sacchetti e Coluccio Salutati: al Sacchetti si rivolse, chiedendo amicizia, con un biglietto in latino seguito da un sonetto ("La chiara altezza dell'ingegno vostro"), a cui il Sacchetti rispose per le rime; poco dopo, con un altro sonetto ("Quel tesoretto che la larga mano"), gli annunciò la morte di sua moglie. Della corrisponde za col Salutati ci resta soltanto una lett ra di questo, datata dal Novati al 12 maggio 1370 (Salutati, Epist., I, pp.125 s.), nella quale dice di aver letto due epistole di B. e fa larghe lodi del suo stile latino. Del 1370 è la canzone "Benché il cielo nel tuo prato concluso", diretta al papa Urbano V per invocare clemenza verso la città di Perugia, sottomessasi dopo due anni di ribellione. Altre notizie intorno alla sua vita sembra si possano trarre da una lettera a Gabrio de' Loschi, giureconsulto parmense, che il Novati gli attribuisce con qualche ragione; dopo il 1370 sarebbe stato a Montechiari nel Bresciano; di Il sarebbe passato poi a Brescia e ivi imprigionato, non si sa per quale motivo; Manfredino di Sassuolo, podestà di Brescia nel 1374, lo avrebbe tolto di prigione e fatto precettore dei suoi figli. Non sappiamo quando e dove sia morto.
Della sua attività di grammatico non resta ricordo; in latino, oltre al breve biglietto al Sacchetti, ci rimangono due lettere, che si conservano in un codice della Comunale di Bologna (Gab. A. I. 20) e sono pubblicate dal Novati (1888, pp. 204-208). Una, a lui attribuita nel codice e diretta al giureconsulto cremonese Tommaso Malombra, è databile - secondo il Novati - al 1374 circa; contiene il lamento d'essere, già vecchio, esposto ancora alla passione d'amore; si chiude con un sonetto di chiara impronta petrarchesca ("Che debbo far, chi mi dimostra omai"). L'altra, che precede nel codice senza nome d'autore, è quella appunto di cui si è parlato, diretta a Gabrio de' Loschi: l'attribuzione anche di questa a B. è suggerita soprattutto dalle comuni caratteristiche dello stile, artificioso e inelegante, ben lontano veramente dall'eccellenza che il Salutati gli riconosceva.
Più interessante, senza dubbio, l'opera poetica in volgare: due capitoli in terza rima, otto canzoni, sette sonetti. Due delle canzoni sono d'argomento politico e se ne è già parlato; gli altri componimenti trattano temi convenzionali intorno alle pene d'amore o all'avversità della sorte; lo stile è petrarchesco, non privo di eloquenza, ma appesantito spesso dalla ricerca di eleganze classicamente latineggianti; più semplici di fattura i quattro sonetti indirizzati a Francesco di Vannozzo e contenuti insieme con le risposte nel canzoniere di questo (cod. 59 del Seminario di Padova).
Si dà qui di seguito un elenco dei componimenti poetici, con le notizie bibliografiche più importanti: 1) "Io ti scongiuro per li sacri dei", capitolo in terza rima, alla donna amata; conservato in più codici, in alcuni sotto il nome di Domenico da Monticchiello; pubblicato in parte da F. Trucchi, Poesie italiane inedite di dugento autori, I, Prato 1846, pp. 210-212. 2) "La reina con grave fiamma incesa", capitolo, edito parzialmente dal Novati (1888, p.199, n. 1): parafrasi dei libro IV dell'Eneide. 3) "Accor'uomo, accor'uomo, ogni uom soccorra", canzone; è il lamento di una fanciulla sedotta e abbandonata; è contenuta nel cod. Magliab. VII, 1040 e pubblicata dal Novati (1888, pp. 214-216). 4) "Benché il cielo nel tuo prato concluso", canzone, diretta al papa Urbano V perché tratti la città di Perugia come figlia e non come figliastra; contenuta nel cod. Vat. lat. 3213; pubblicata da G. Mazzatinti, Nozze Solerti-Saggini. Canzone di maestro B. da Castel della Pieve, Foligno 1889. 5) "Cruda, selvaggia, fuggitiva e fera", canzone alla donna amata, esortazione ad amare e godere della gioventù; è questa tra le cose migliori di B. ed ebbe larga diffusione. Si trova infatti in numerosi manoscritti, spesso con diversa attribuzione; fu stampata più di una volta: col nome di F. Sacchetti in appendice alla Bella mano di Giusto dei Conti, e in Raccolta di rime antiche toscane, IV, Palermo 1819 (pp. 201-204); sotto il nome di Paolo dell'Aquila in F. Torraca, Lirici napolitani del sec. XIV, Livorno 1884; sotto il giusto nome in G. Carducci, Antica lirica ital., Firenze 1907, coll. 158-160; G. Volpi, Rime di trecentisti minori, Firenze 1907, pp. 73-76. 6)"D'amoroso conforto il mio cor vive", canzone, conservata in alcuni codici, in uno dei quali con la falsa attribuzione a Fazio degli Uberti; pubblicata in E. Sarteschi, Poesie minori del sec. XIV, Bologna 1867, p. 21; R. Renier, Liriche..., p. 186. 7)"Io son già più ch'al mezzo dell'aringo", canzone in lamento dell'avversa sorte; conservata nel cod. Magliab. VII, 1040 e pubblicata dal Novati (ibid., pp. 216-218). 8)"O sempiterna dea a cui ministra", canzone alla Fortuna; conservata nel cod. Magliab. VII, 1040. 9)"Poiché il corso dei ciel vuol che tu viva", canzone in lode di Giovanni d'Oleggio; conservata nel cod. Magliab. VII, 1040,e pubblicata dal Novati (ibid., pp. 212-214). 10) "Senza posare il ciel tutto si volta", canzone, conservata nel cod. Senese I, IX, 18; edita parzialmente dal Novati (íbid., p. 202,n. 2).11) "Che debbo far, chi mi dimostra omai", sonetto che accompagna la lettera latina a Tommaso Malombra; pubblicato insieme con questa dal Novati (ibid., p. 208). 12)"La chiara altezza dell'ingegno vostro", sonetto, a Franco Sacchetti, conservato in alcuni codici tra cui lo zibaldone autografo del Sacchetti (Laur. Ashb- 574); pubblicato dal Novati (ibid., p. 187). 13)"Quel tesoretto che la larga mano", sonetto, in morte della mogiie, conservato in più codici tra cui il Laur. Ashb. 574; pubblicato in L. Allacci, Poeti antichi raccolti da codici mss. della Bibl. Vat. e Barb., Napoli 1661, p. 75; G. M. Crescimbeni, Comentari intorno alla sua Istoria della volgar poesia, III, Roma 1711, libro 2, p. 108; Raccolta di rime toscane, IV, Palermo 1817, p. 236. 14)"La stanca navicella del mio ingegno", sonetto, indirizzato come i tre seguenti a Francesco di Vannozzo per lamentare la giovinezza passata e l'approssimarsi della morte; tutti e quattro contenuti con le relative risposte nel canzoniere di F. di Vannozzo (cod. 59 del Seminario di Padova), pubblicato in A. Medin, Le rime..., pp. 88 s.; N. Sapegno, Poeti minori..., p. 228. 15)"Morte ha tenuto del mio cor le chiavi", sonetto a F. di Vannozzo, pubblicato in Medin, Le rime..., p. 92 e in Sapegno, Poeti minori"...., p. 230. 16) "Io ardo e piango e non s'ammorza il foco", sonetto, a F. di Vannozzo, pubblicato in Medin, p. 94 e in Sapegno, Poeti minori..., p. 229. 17)"Di quei vaghi pensier ch'amor t'ispira", sonetto, a F. di Vannozzo, pubblicato in Medin, p. 96.
Bibl.: Fondamentale resta l'articolo di F. Novati, B. da Castel della Pieve grammatico e rimatore trecentista, in Giorn. stor. della letterat. ital, XII (1888), pp. 181-218, che va completato con Id., B. da Castel della Pieve e la rivolta Perugina (1368-1370), ibid., XIII (1889), pp. 454-456; v. anche Id., Epistolario di Coluccio Salutati, 1, Roma 1891, p. 125, n. i; a torto il Novati toglieva a B., per restituirli a F. di Vannozzo, i quattro sonetti a questo indirizzati (ma cfr. A. Medin, Le rime di Francesco di Vannozzo, Bologna 1928, p. 88 nota); N. Sapegno, Il Trecento, Milano 1942, pp. 467 s.; Id., Poeti minori del Trecento, Milano-Napoli 1952, pp. 227, 1143. Per questioni particolari, v. anche: R. Renier, Liriche edite ed inedite di Fazio degli Uberti, Firenze 1883, p. CCCXXX; G. Mazzoni, Rime di m. Domenico da Monticchiello, Roma 1887, pp. 319; B. Croce, Di un sonetto del Trecento e ái Paolo dell'Aquila, in Aneddoti di varia letteratura, I.. Napoli 1942, p. 16.