ARNOLFINI, Bartolomeo
Nacque a Lucca verso il 1478 da Niccolò e da Ginevra Guidiccioni. Intraprese la carriera ecclesiastica, e nel 1501 si trovava già "in Romana Curia", come risulta da atti che i suoi fratelli stipularono a Lucca come suoi procuratori. Nel 1511 era rettore e priore della chiesa di S. Pietro Maggiore di Lucca. In questo stesso anno, probabilmente, la Repubblica di Lucca lo incaricò di una missione diplomatica presso Giulio II. Circa nello stesso periodo, e comunque prima del 1512, l'A. aveva ottenuto la commenda dell'abbazia di San Salvatore di Sesto, dotata di 300 scudi annui di rendita. Durante la sua assenza da Lucca (nel 1511e nel 1514) egli aveva nominato suo procuratore il fratello Pietro, per l'amministrazione del patrimonio della chiesa di S. Pietro Maggiore, nonché per la cura dei suoi interessi privati. Nel 1518 la Repubblica lucchese lo inviò presso Leone X per una missione relativa alle vertenze con Firenze. Egli ottenne, pare in questa occasione, la commenda dell'abbazia di S. Maria del Corso sita in Borgo di Lucca; in questo periodo adiva alla carica di protonotaro apostolico. Nel 1522 l'A., appoggiato dalla famiglia, fornì la causa diretta al "tumulto" lucchese dei Poggi.
Dovendo in quell'anno venire designato dal Senato lucchese il nuovo rettore della chiesa beneficiaria di Santa Giulia, due candidati si trovarono di fronte, uno dei quali sostenuto dalla famiglia e dalla fazione popolare dei Poggi. L'A., che si trovava a Roma, con abili intrighi ottenne dal pontefice, per sé, il rettorato conteso. Una volta provvisto della nomina, godendo del favore segreto della maggioranza del collegio degli Anziani, incaricò un suo procuratore di prendere possesso della carica. La fazione dei Poggi, frustrata dal successo di un terzo candidato imprevisto, passò all'azione occupando di forza S. Giulia. La tensione, acutizzata dagli attacchi fatti in Senato da un parente dell'A., Lazzaro Arnolfini, contro Vincenzo di Poggio, e inasprita dall'arresto di due membri della fazione, scoppiò l'11 luglio, quando i capi del partito pugnalarono il gonfaloniere Gerolamo Vellutelli, Lazzaro e Pietro Arnolfini, fratello del prelato (i due Arnolfini tuttavia non soccombettero).
L'A. fu inviato dalla Repubblica lucchese come ambasciatore di obbedienza al nuovo pontefice Adriano VI, nel 1523. Egli lesse in questa occasione una orazione (Oratio habita in Publico Consistorio ad Adrianum VI P-M. pro oboedientia Reipublicae Lucensis, s. l. né a.), una delle rare espressioni letterarie di elogio dedicate a questo pontefice, poco incline al mecenatismo.
A partire dal 1528 l'A. appoggiò la carriera ecclesiastica del nipote Niccolò Arnolfini, che di recente era rimasto orfano del padre, Pietro. L'A., che era usufruttuario della pieve di S. Stefano, fece nominare il nipote alla carica di pievano; nel 1531 egli aveva ceduto a Niccolò il priorato della chiesa di S. Pietro Maggiore, riservandosene il rettorato.
Nel 1534 fu ancora inviato dal Senato di Lucca a Roma come ambasciatore di ubbidienza a Paolo III. La sua ultima missione diplomatica fu l'ambasceria presso Carlo V a Genova nel 1538. A torto il Lucchesini gli attribuisce le ambascerie a Giulio III nel 1549 e a Paolo IV nel 1555, compiute invece dal suo omonimo Bartolomeo di Lazzaro Arnolfini. L'A. aveva fatto testamento nel 1536, nominando eredi universali il fratello Luviso e i figli del fratello Pietro: Niccolò, Paolo e Giovanni. Morì prima del 1541, anno nel quale il nipote Niccolò gli era succeduto in parecchie delle cariche ecclesiastiche lucchesi da lui possedute.
Bibl.: Lucca, Bibl. Govemativa, ms. 1102, G. V. Baroni, Notizie genealogiche delle famiglie lucchesi: Famiglia Arnolfini (1241-1650), ff. 969-971, 1004, 1057-1078, 1094, 1116; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 2, Brescia 1753, p. 1113; C. Lucchesini, Della storia letteraria del ducato lucchese, libri sette, in Mem. e documenti per servire all'istoria del ducato di Lucca, IX,Lucca 1825, p. 161; X, ibid. 1831, p. 457; C.Eynard, Lucques et les Burlamacchi. Souvenirs de la Réforme en Italie, Genève-Paris, 1848, p. 22-35; Inventario del R. Arch. di Stato di Lucca, V, Arch. Gentilizi, parte I, Arch. Arnolfini, Pescia 1935, p. 8; L. v. Pastor, Storia dei Papi, IV, Roma 1942, p. 51.