ARAGAZZI, Bartolomeo
Nacque da Francesco a Montepulciano nella seconda metà del sec. XIV. Abbracciato lo stato ecclesiastico, divenne, prima dell'aprile 1411, segretario apostolico di Giovanni XXIII, e a Roma, fra il 1411 e il 1412, apprese i primi rudimenti di greco, insieme con il collega Cencio de' Rustici, da Manuele Crisolora. Più o meno nello stesso periodo strinse amicizia con il Guarino e con altri umanisti e letterati, quali Francesco Barbaro, Andrea Giuliani, Poggio Bracciolini.
Nell'ottobre dell'anno 1414 egli seguì il pontefice da Bologna a Costanza, ove, nell'ambiente cosmopolita e colto del concilio, che raccoglieva ecclesiastici e laici di ogni paese europeo, oltre che i maggiori esponenti dell'umanesimo italiano, allargò ancora la cerchia delle sue conoscenze letterarie; sappiamo ad esempio che il 16 dic. 1414 finiva di copiare il De fato et fortuna di Coluccio Salutati (oggi ms. Laur.90 sup.42). Quando, nel maggio del 1415, Giovanni XXIII fuggì da Costanza e venne successivamente deposto dal concilio (29 maggio), l'A., con molti altri curiali - quali il Bracciolini, il Rustici, ecc. - rimase a Costanza, ove riprese con maggior lena i suoi studi preferiti, pur continuando a prestare la sua attività di estensore di documenti ufficiali in favore del concilio (è del 27 marzo 107 una lettera, da lui firmata, inviata dal concilio A Ferdinando d'Aragona). là in questo ambiente particolarmente favorevole agli studi letterari che va collocato il viaggio di ricerca che, nell'estate del 1416, l'A., insieme con Poggio e con Cencio de' Rustici, compì nel monastero svizzero di S. Crallo, scoprendovi, fra l'altro, gli Argonauticadi Valerio Flacco il commento di Asconio Pediano a cinque orazioni di Cicerone e un Quintiliano privo di lacune. A Costanza egli fece poi eseguire, da un amanuense di sua fiducia, copia del commento di Asconio (oggi Laur. 54, 5). Ma la sua passione per i manoscritti antichi non si limitava alle ricerche dirette: risulta che nel 1415 o nel 1416 un certo Pietro d'Agnolo comprò per suo conto e a sue spese a Costantinopoli un manoscritto di Plutarco, che poi a Firenze il Traversari si incaricò di studiare e descrivere per l'amico possessore rimasto a Costanza (oggi Vat. gr. 2175). Alla Laurenziana è conservato un altro manoscritto che era già appartenuto alla sua biblioteca, con correzioni,di sua mano, contenente MarzianoCapella.
I frutti della prima, improvvisata spedizione a S. Gallo avevano talmente entnsiasmato l'A. e il Bracciolini e convinto dell'utilità di simili ricerche le autorità ecclesiastiche dei concilio, che i due amici riuscirono ad ottenere nel gennaio del 1417 un regolare incarico per la visita e lo spoglio delle maggiori biblioteche monastiche della zona. Già il 21 del mese, dopo aver visitato di nuovo S. Gallo e aver toccato anche Einsiedeln, Reichenau, Weingarten, l'A. poteva stendere una sommaria relazione del viaggio, in una lettera scritta al Traversari, nella quale annunciava la scoperta di molti autori, pur indicandone esplicitamente soltanto due, Vegezio e Pompeo Festo. Tanta cautela nell'indicare i testi rinvenuti dipendeva molto Probabilmente dalla relativa inesperienza dei ricercatori - e dell'A. in particolare - che più volte erano costretti a ricorrere per consiglio ai più dotti amici fiorentini.
Rimasto a Costanza (ove l'11 dic. 1417 riceveva una lettera di raccomandazione scrittagli dal Guarino in favore d'un suo amico che voleva impiegarsi nella cancelleria pontificia), l'A. entrò a far parte della cerchia dei collaboratori del nuovo pontefice Martino V, eletto l'11 nov. 1417, e il 10 genn. 1418 vergò un salvacondotto da questo rilasciato a tre inviati etiopici. Col papa l'A. ritornò quindi a Roma, ponendosi ben presto in ottima luce nella curia e divenendo protonotario e referendario e, dal 1421, segretario apostolico.
A lui e all'altro segretario, Antonio Loschi, era affidata la redazione dei più importanti documenti pontifici; risulta ad esempio che il 31 dic. 1422 fu acquistato dalla Camera Apostolica un gran numero di pergamene che dovevano servire alla preparazione delle lettere, redatte dal Loschi e daUA., da inviare in Germania, Ungheria e Boemia per combattere i seguaci del Wiclif. La posizione dell'A. nella curia romana era tale, che Enea Silvio Piccolomini poteva dire di lui, esagerando: "Quem. Martinus papa in secretarium recepit atque adeo dilexit, ut unicum eum referendarium habuit illique soli omnia crederet" (Katterbach, Referendarii, p. 11, nota).
A Roma egli riprese nel 1423 i vecchi rapporti d'amicìzia con il Bracciolini, allora rientrato in curia, che in una lettera del 10 genn. 1424 indirizzata a Leonardo Bruni descrisse i lieti conviti cui si abbandonava il gruppo dei suoi amici letterati, fra i quali spiccava l'Aragazzi (Bracciolini, Epistolario, I, pp. 100-103)
Di queste riunioni il Bracciolini ha lasciato un'altra viva rievocazione nel suo dialogo sull'avarizia, terribile libello antimonastico, che si immagina appunto tenuto nella casa romana dell'A. e cui questi partecipa attivamente. A tali incontri si alternavano anche istruttivi viaggi di ricerca, se non di codici almeno di iscrizioni e monumenti antichi, come quello che l'A. compì nel settembre dei 1428 a Ferentino e ad Alatri col Bracciolini e che quest'ulthno illustrò in una lettera indirizzata al Niccoli (Bracciolini, Epistolario, I, p. 218-220).
Quella del viaggio del 1428 è praticamente l'ultima notizia che si abbia dell'A., che il 9 luglio 1429 risulta già morto. Nella sua città di origine, a Montepulciano, il grande scultore Michelozzo di Bartolomeo gli veniva erigendo, sin dal 1427, un sontuoso mausoleo nella chiesa collegiata di S. Maria che dieci anni dopo, nel 1437, non era ancora compiuto e che nel XVII secolo, al momento della costruzione della cattedrale, venne smembrato.
Fonti e Bibl.: Epistolario di Poggio Bracciolini a cura di T. Tonelli, I, Florentiae 1832, pp. 100-103, 218-220; G. Milanesi, Documenti inediti dell'arte toscana dal XII al XVI secolo, in Il Buonarroti, s. 3, II(1885), pp. 113-15; Epistolario di Guarino Veronese, a cura di R. Sabbadini, I, Venezia 1915, pp. 69, 71, 83, 101, 106, 152, 162, 317, III, ibid. 1919, pp. 46 s.; H. Finke, Acta concilii Contanciensis, II, Münster i. W. 1923, p. 234; III, ibid. 1926, p. 544; Epistolario di P. P. Vergerio, a cura di L. Smith, Roma 1934, in Fonti per la storia d'Italia, LXXIV,pp. XXVII, 377; B. Katterbach, Referendarii utriumque signaturae..., in Bibliotheca Apostolica Vaticana,1931, pp. 11 s.; F. Wolff, Michelozzo di Bartolomeo, Strassburg 1900, pp. 40 ss.; A. C. Clark, The Vetus Cluniacensis of Poggio, Oxford 1905 (Anecdota Oxoniensia, classical series, X), passim; R. Sabbadini, Le scoperte dei codici latini e greci ne', secoli XIV e XV, I ,Firenze 1905, pp. 49, 715, 77, 78, 79, 80, 84; P. M. Baumgarten, Aus Kanzlei und Kammer, Freiburg i. B. 1907, p. 136; A. Castellini, B. A., in Riv. letter., VIII(1936), 6, pp. 15 s.; G. Mercati, Il Plutarco di Bartolomeo da Montepulciano,in Opere minori,IV,Città del Vaticano 1937, pp. 200-204; G. Cammelli, I dotti bizantini e le origini dell'Umanesimo. I. Manuele Crisolora, Firenze 1941, pp. 155, 157, 171, 174; C. Leonardi, I codici di Marziano Capella, in Aevum, XXXIII(1960), pp. 479, 480; XXXIV (1960). pp. 40 s.; B. L. Ullman, The origin and development of humanistic script, Roma 1960, p. 65.