BARISANO da Trani
Fonditore in bronzo della seconda metà del sec. XII, famoso in tutto il Mezzogiorno, a giudicare dalle tre opere che si conservano di lui a Trani, a Ravello e a Monreale, tre porte adorne di pannelli e di cornici di bronzo applicate all'ossatura di quercia.
La porta di Trani (la più antica, del 1175 circa) che chiude il portale maggiore del Duomo, è centinata e divisa in trentatré scomparti con bassorilievi recanti draghi e leoni, figure di guerrieri e di santi, gli apostoli, la vergine col Bambino e scene religiose come il Pantocratore entro una aureola ellittica coi simboli degli evangelisti, la Deposizione dalla croce e la Discesa al Limbo, figure e scene talora ripetute.
Rettangolari e più ampie, di cinquantaquattro scomparti, sono le imposte che decorano la cattedrale di Ravello, col nome del committente Sergio Muschetola e la data 1179, con molte delle figurazioni stesse notate a Trani e con ripetizioni anche maggiori: dodici formelle hanno i draghi e i leoni, e due volte sono ripetute alcune delle immagini nonché tutte le scene surricordate. La traccia di curvatura nelle formelle finali c0n angeli adoranti è prova che il loro modello aveva prima servito a qualche porta centinata e che l'artista riutilizzava gli stampi di cui era provvista la sua bottega.
Procedimento non diverso egli seguì nella porta del duomo di Monreale, a lato di quella maggiore fusa da Bonanno Pisano nel 1186. Nelle imposte, di soli ventotto scomparti, B. omette le ricche fasce di contorno delle opere precedenti; ma colloca otto degli apostoli, simili a quelli di Trani, sotto edicole arcuate di carattere pugliese, ripete due volte la Maiestas Domini, tutte le altre scene e alcune delle figure delle porte precedenti (due formelle furono sostituite nel sec. XVI dagli stemmi in bronzo di un arcivescovo Roano).
Nel complesso B. è soprattutto un decoratore fastoso che trovò le sue fonti nella scultura di Terra di Bari, in avorî saraceni e bizantini, e che unisce, senza alcun concetto organico, elementi sacri e profani. Nelle composizioni religiose egli segue l'iconografia bizantina valendosi di stampi tratti probabilmente da avorî, con un fare morbido e pittorico. Negli ornati s'indugia con gustosa minuzia in particolari mirabili ed è più netto e preciso, ha tendenze plastiche le quali accentuano, nel contrasto delle luci e delle ombre, il rilievo delle cornici, ha cioè qualità di tecnico attento, e, per il suo tempo, ammirevole. (V. Tav. XXI e XXII).
Bibl.: A. Muñoz, in Thieme Becker, Künstler-Lexikon, III, Lipsia 1909 (con la bibl. precedente); P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I (Il Medioevo), Torino 1927, pp. 1108-09.