BAHĀ'I, BAHĀ'ISMO
. Con l'aggettivo relativo arabo-persiano babahā'ī si designano i seguaci della religione fondata nel 1866-67 dal bābī Ḥusein ‛Alī detto Bahā' Ullāh "la bellezza data da Dio"; ramo dunque del bābismo (v.), dal quale tuttavia s'è profondamente differenziato. Il suo fondatore, figlio d'un impiegato di finanza nella provincia del Māzandarān (Persia settentrionale), nacque il 2 muḥarram 1233 èg. (12 novembre 1817); in età di 27 anni riconobbe la missione del Bāb non appena questi l'ebbe iniziata. Morto il Bāb nel 1850, riconobbe l'autorità del proprio fratello minore Subḥ-i Ezel e con questo si rifugiò a Baghdād nel 1852, quando il bābismo fu proscritto dalla Persia; nella Mesopotamia fece attivissima propaganda coronata da buon successo, tanto che il governo persiano chiese e ottenne da quello turco l'allontanamento dei due fratelli da Baghdād nel maggio 1863 (1279 èg.). Nel dicembre 1863 (1280 èg.) i due fratelli furono internati in Adrianopoli, ove il conflitto latente da tempo fra loro scoppiò nel 1866-67, quando Bahā' Ullāh affermò d'essere il personaggio previsto dal Bāb per un'epoca remotissima, quale apportatore d'una rivelazione nuova e più perfetta e quindi iniziante un nuovo ciclo profetico, nel quale il libro arabo al-Aqdas "il santissimo", composto da Bahā' Ullāh in sūre e versetti sul modello del Corano e contenente la teologia, il rituale e il diritto di Bahā' Ullāh, doveva abrogare il Bayān del Bāb, così come il Bayān aveva abrogato il Corano e questo aveva abrogato i precedenti libri sacri. Il Bāb era stato una manifestazione dell'Intelligenza universale; invece Bahā' Ullāh affermò di essere la manifestazione dell'essenza stessa di Dio, la sua incarnazione. Inoltre il Bāb si era creduto il Mahdī (v.) atteso dai musulmani anche sunniti e quindi voleva anche un dominio temporale da conquistare mediante la guerra santa, qualora i potentati della terra non si fossero spontaneamente sottomessi; invece Bahā' Ullāh escludeva l'uso della forza materiale e predicava un umanitarismo e pacifismo universali. Cercava anche di provare la verità della sua missione ricorrendo a fantasiose interpretazioni di passi del Vecchio e Nuovo Testamento, le quali più tardi furono assai utili alla propaganda bahā'ī in America.
I turbamenti prodotti da queste agitazioni mossero il governo turco a separare i due fratelli e relegarli in luoghi diversi; nell'agosto 1868 Ṣubḥ-i Ezel fu confinato a Famagosta nell'isola di Cipro e Bahā' Ullāad ‛Akkā (S. Giovanni d'Acri) in Palestina, ove morì nella notte fra il 28 e il 29 maggio 1892, dopo avere svolto dal suo esilio una propaganda attivissima, sia oralmente sia mediante missive in varie lingue (inclusa l'inglese), non più soltanto fra orientali musulmani, ma anche fra cristiani ed ebrei occidentali. In queste missive egli usa un linguaggio che varia secondo le convinzioni religiose dei destinatarî. A lui successe nella direzione del movimento il figlio ‛Abbās, che assunse il nome di ‛Abd ul-Bahā' "il servo di Bahā' (Ullāh)"; nato nel 1844, dovette rimanere ad ‛Akkā sino a che la rivoluzione dei Giovani Turchi venne a liberarlo nel 1909 dall'obbligo di tale residenza. Sotto la sua direzione il bahā'ismo prese sempre più un aspetto di teoria umanitaria e di utopistica aspirazione a una completa fusione delle razze e delle varie credenze religiose e alla pace universale. Particolarmente notevole la propaganda nell'America settentrionale, iniziatasi mediante emissarî di ‛Abd ul-Bahā' e poi da questo direttamente ed efficacemente svolta dopo la libertà di movimento acquistata nel predetto anno 1909; infatti egli compì lunghi viaggi in Europa e negli Stati Uniti, tenendo ovunque conferenze in chiese protestanti e in pubbliche riunioni, e anzi acquistando il 1° maggio 1912 un terreno a nord del lago Michigan, per farvi sorgere un luogo di riunione dei bahā'ī. Tornato in Palestina, si stabilì a Caiffa (Ḥaifā), ove, circondato da molto rispetto, morì nella notte dal 27 al 28 novembre 1921. Il 6 gennaio successivo, mentre nel frattempo il bahā'ismo era stato diretto da un consiglio di dodici membri, un gruppo di Bahā'ī proclamò successore del defunto Shawqī Rabbānī, figlio d'una sua figlia e studente a Oxford; ciò suscitò molto malumore fra i partigiani di Muḥammad ‛Alī, fratello di ‛Abd ul-Bahā'. Con ‛Abd ul-Bahā' il bahā'ismo è divenuto una miscela di fantasie orientali e d'idee occidentali, e inoltre è spesso una semplice maschera d'indifferenza religiosa. Per favorire l'unione di tutta l'umanità ‛Abd ul-Bahā' inculcava, fra l'altro, ai suoi seguaci lo studio dell'esperanto (v.).
Bibl.: E. G. Browne, Materials for the study of the Bábi religion, Cambridge 1918 (specialmente pp. 1-244); H. Dreyfus, Essai sur le Béhaïsme, son histoire, sa portée sociale, Parigi 1909; H. Römer, Die Bābī-Behā'ī, die jüngste mohammedanische Sekte, Potsdam 1912; Myron W. Phelps, Life and teachings of Abbas Efendi, New York 1903; V. Rosen, Les manuscrits arabes de l'Institut des langues orientales, fasc. 2°, Pietroburgo 1891, pp. 141-255 (copiosissimi estratti di testi originali arabi e persiani). Il Kitāb-i Aqdas fu edito in persiano con traduzione russa da A. H. Tumansky (1899); altri scritti di Bahā' Illāh furono tradotti da H. Dreyfus con Ḥabib Ullāh Shīrazī (Le livre de la certitude, 1904; Les paroles cachées, 1905; Les préceptes du Béhaïsme, 1906). L'an-Nūr al-Abhà di ‛Abd ul-Bahā' fu tradotto sul testo persiano da H. Dreyfus (Abd-oul-Béha, Les leçons de Saint-Jean-d'Acre recueillies par L. Clifford Barney, traduit du persan, ecc., Parigi 1908).