GUARNIERI OTTONI, Aurelio
Nacque a Osimo, presso Ancona, il 25 apr. 1737, primogenito del conte Guarniero e della patrizia maceratese Caterina Compagnoni, sorella dell'erudito Pompeo, vescovo di Osimo dal 1740, prelato che ebbe sulla formazione culturale del G. un'influenza decisiva.
La famiglia, una delle più illustri e doviziose del patriziato osimano, aveva avuto molti membri illustri, fra i quali Guarniero, vescovo di Osimo tra i secoli XII e XIII; Stefano, nel secolo XV ricercatore e trascrittore di antichi codici; Marco Antonio, giurista autore di dotte opere (Clausolarum tractatus, 1613; Repertorium variarum resolutionum, 1614); Guarniero, vescovo di Segni (1655-81), Recanati (1681-89) e Loreto (1689); Francesco, cavaliere di Malta che il 22 sett. 1723 nel Tirreno, al comando della galea pontificia "S. Pietro", sconfisse una flotta di corsari turchi, il cui stendardo portò a Osimo, dove è tuttora conservato nel duomo.
Il G. venne affidato per gli studi di grammatica e retorica agli abati P. e G. Roni, insegnanti nel collegio Campana di Osimo, e per quelli di filosofia al servita A. Signorili, sotto il quale mostrò grande passione per lo studio, divenendo un latinista forbito, con buone conoscenze di letteratura e storia sacra, e un vero esperto di storia ed epigrafia. Apprese anche il greco con il senese A. Bandiera, anch'egli servita, professore nel locale seminario vescovile. Tuttavia la maggiore palestra culturale fu per lui certamente l'Accademia ecclesiastica fondata nel 1748 dallo zio Compagnoni con sede nel palazzo vescovile, molto attiva e nella quale convenivano tutti i dotti locali. Il G. ne trasse occasione per intessere rapporti di studio con altri eruditi.
Nel 1756, spinto dal padre, si trasferì a Roma per intraprendere gli studi giuridici, continuando nel tempo libero a coltivare interessi eruditi. Il suo primo impegno in tal senso fu la trascrizione delle lapidi antiche relative al Piceno, edite e inedite, per confrontarle ed eventualmente emendarne le interpretazioni, con l'obiettivo principale di evidenziare gli errori che rilevava nei lavori di Pirro Ligorio. In quel periodo il G., grazie anche alle proprie larghe disponibilità finanziarie, iniziò l'attività di collezionista di libri.
Quando il suo unico fratello divenne cavaliere dell'Ordine di Malta, egli rimase l'unico in grado di assicurare la continuità della sua famiglia; sebbene non avesse completato i corsi di diritto, fu richiamato in patria perché prendesse moglie. Egli tuttavia rifiutò il matrimonio, provocando così l'estinzione della famiglia.
A Osimo riprese con zelo l'attività nell'Accademia, nella quale operavano allora veri eruditi (principalissimo lo zio Compagnoni) come l'arcidiacono G. Bellini, distinto archeologo e collezionista, il canonico L. Fanciulli, l'abate F. Vecchietti, P. Roni, l'abate D. Pannelli, lo storico M.A. Talleoni e altri. In quella sede si distinse con alcuni qualificati interventi sulle raccolte di lapidi romane esistenti nel territorio osimano o a lui segnalate altrove dai suoi corrispondenti; inoltre lavorò a lungo nell'archivio del Comune, ricco di illustri cimeli, e in quelli delle famiglie patrizie locali, sulle origini e sulla storia delle quali ha lasciato gran numero di manoscritti. Particolarmente interessanti quelli relativi a Buccolino Guzzoni, il condottiero che sullo scorcio del secolo XV si era impadronito di Osimo e aveva chiesto aiuto al sultano Bāyazīd II contro Innocenzo VIII.
Svolta decisiva nella vita del G. fu la morte del padre, seguita poco dopo (1774) da quella dello zio Pompeo: entrato in possesso di un ricchissimo patrimonio prese a viaggiare. Sua prima meta fu Bologna, seguita da Ferrara e da Venezia, dove trovò l'ambiente più congeniale ai suoi gusti. Vi rinnovò legami intrapresi per corrispondenza e finì per radicarvisi definitivamente, divenendo un personaggio di spicco nell'erudizione locale. Qui, libero e ricchissimo, poté dare sfogo alla passione di bibliofilo con acquisti continui e importanti, anche di intere biblioteche, come fece aggiudicandosi il meglio di quella del defunto vescovo di Ceneda G.A. Gradenigo. Seguitò inoltre le ricerche nelle biblioteche pubbliche: consultò a lungo il materiale che A. Zeno aveva legato in morte (1750) ai domenicani "delle Zattere", presso cui si recò quotidianamente per oltre un anno, continuando la frequentazione assidua delle biblioteche Marciana e Naniana.
Dell'apprezzamento di cui godeva tale sua indefessa attività (anche se priva di pubblicazioni) testimoniano le dediche a lui indirizzate in quel periodo: le Epistole eroiche di P. Quatrini (Osimo 1777), gli Elogi del signor di Voltaire, nella traduzione di L.A. Loschi (Venezia 1779, che gli creò qualche imbarazzo), le Rime pastorali di G.B. Vicini (Venezia 1780), le Orazioni in morte di alcuni signori di Pesaro della casa Malatesta, del suo procugino A. Olivieri (Pesaro 1784), lavoro al quale aveva largamente contribuito con ricerche nella Marciana. Il G. fu ascritto a numerose accademie, ma nel periodo veneziano la sua partecipazione più attiva fu a quella fondata dal patrizio veneto Francesco Donà, storiografo della Serenissima, affiancato dal più caro amico e sodale del G. a Venezia, G.A. Molin, inquisitore di Stato. Il G. conservò però sempre memoria della patria marchigiana, occupandosi dei marmi romani predati a Osimo e portati a Milano nel secolo XV da G.G. Trivulzio.
Molti suoi lavori (conservati con tutto l'archivio Guarnieri nell'Archivio storico comunale di Osimo), che si proponeva di pubblicare una volta perfezionati, rimasero inediti per la sua morte repentina e precoce avvenuta il 31 maggio 1788 a Venezia.
Aveva più volte manifestato l'intenzione di legare a Osimo i suoi ingenti e preziosi beni librari, ma essendosi aperta la successione prima che potesse farlo, essi furono trasportati a Osimo insieme con i manoscritti e posti sotto sigillo a causa di controversie sorte per l'eredità. In seguito furono in vario modo dispersi da lontani eredi di altre famiglie, mentre i manoscritti, con l'intero archivio Guarnieri, vennero acquistati nel 1991 dal Comune di Osimo, che li ha sistemati nel proprio Archivio storico. Ben poco fu pubblicato della vasta produzione del G.: Dissertazione epistolare sopra un'antica ara marmorea esistente nel veneto museo Nani, Venezia 1785; e, postume, Dissertazione del conte A. G.O. patrizio osimano intorno al corso dell'antica via Claudia dalla città di Altino sino al fiume Danubio…, Bassano 1789 e Lettera del conte A. G.O. a mons. Compagnoni suo zio in data 15 giugno 1761, intorno a una lapide ritrovata presso Roccacontrada, in cui si parla di Nocera Camelaria (in G. Colucci, Delle antichità picene, XI, Fermo 1793, pp. 128 ss.). Degli inediti, tutti conservati nell'Archivio Guarnieri, si ricordano: Consolati, tribunizie potestà ed appellazioni imperatorie di Augusto, di Tiberio etc. fino ad Alessandro Severo (9 voll.); Il Ligorio, o sia le imposture epigrammatiche di Pirro Ligorio discoperte; Prefetti del pretorio d'Oriente; Dissertazione sopra l'iscrizione di Cajo Etrio scoperta nelle vicinanze di Sassoferrato, ov'era l'antica Sentino; Osservazioni critiche sopra un marmo di Pozzuolo…; Dissertazione epistolare sulla iscrizione di Sesto Valerio Marcello…; Illustrazione di un'antica lapide del palazzo Oddi presso Monselice…; Dissertazione epistolare sopra un antico sigillo…; Dissertazione epistolare sopra il significato del motto "Stetit elpis in urna", che leggesi in una superior fascia dell'arma gentilizia dei Guarnieri; Dissertazione sulla base di Cajo Oppio Sabino che si conserva nel palazzo Priorale di Osimo; Dissertazione sulla lapide di Pompeo Magno…; Memorie istoriche della vita di Boccolino Gozzone con l'appendice di documenti…; Dissertazione epistolare sopra un'antica moneta ritrovata nelle vicinanze di Appignano; Itinerario lapidario (ingente raccolta di iscrizioni di Bologna, Brescia, Mantova, Verona, Trento, Vicenza, Venezia, Imola, Rimini, Modena, Fano e Senigallia, nonché di altre in musei privati, come quelli di J. Nani e F. Grimani a Venezia, G. Marsili a Padova, A. Olivieri a Pesaro e altri). Lo stesso G., attraverso continui acquisti di reperti archeologici, si era costituito un piccolo museo. Dalla giovinezza aveva manifestato qualche velleità poetica, stroncata però con una certa spietatezza da una lettera del Metastasio, al quale aveva inviato per un giudizio delle composizioni (pubblicata in P. Metastasio, Tutte le opere, a cura di B. Brunelli, Milano 1943-54, IV, Lettere, p. 985).
Fonti e Bibl.: Osimo, Arch. stor. comunale, Archivio Guarnieri: relative al G. le bb. 15-43, e particolarmente la 15 (opere), la 17 (misc. di epigrafia e archeologia), la 23 (epistolario), e le 33-43 (carteggi 1785-86); Mss., b. 10, t. 2: F. Lancellotti, Memorie degli scrittori e uomini celebri per letteratura dell'antichissima città di Osimo, cc. n.n., s.v.; Ibid., Biblioteca comunale F. Cini, Mss.: L. Spada, Bibliografia…, s.v.; Pesaro, Biblioteca Oliveriana, Mss., 328 (lettera da Osimo, 28 luglio 1774, sulla morte dello zio Pompeo); 330 (contiene lettere del G. dal 23 febbr. 1760 al 1787, una lettera non firmata del 12 [genn.?] 1788 e una lettera post mortem del nipote del G.; dobbiamo alla gentile comunicazione della dott.ssa M.G. Alberini della Biblioteca Oliveriana questa precisazione, che corregge Inventari dei manoscritti delle Biblioteche d'Italia, XXXIII, pp. 111 s.); 1528 bis (altre lettere all'Olivieri dal 1753); Bassano del Grappa, Biblioteca civica, Mss., 1051 [VI.A.31]: Epistolario raccolto da B. Gamba (lettera a C. Scapin, Venezia, 31 maggio 1782).
Novelle letterarie (Firenze), n.s., XVII (1786), col. 693; G. Colucci, Elogio storico del conte A. G.O. patrizio osimano, in Delle antichità picene, VIII, Fermo 1790, pp. 97-113; F. Vecchietti - T. Moro, Biblioteca picena, V, Osimo 1796, pp. 175-200; M.A. Talleoni, Istoria dell'antichissima città di Osimo, I, Osimo 1807, pp. 39, 184, 247; II, ibid. 1808, pp. 34, 37, 55, 80 s., 134, 258; B. Gamba, Alcune operette…, Milano 1827, p. 159; C. Grillantini, Storia di Osimo, Pinerolo 1957, pp. 471 s.; A. Corradini, La biblioteca di A. G.O. ricostruita attraverso carteggi e manoscritti, in Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le Marche, XCVIII (1993), pp. 253-279; R. Bigliardi Parlapiano, Le librerie della nobile famiglia Baldeschi Balleani, ibid., CII (1997), pp. 612-618; Nouvelle Biographie générale, XXII, p. 329; Biografia universale antica e moderna, XXVI, p. 435; G. Casati, Diz. degli scrittori d'Italia, III, Milano 1934, sub voce.