AUGUSTEO
Il mausoleo, eretto nel 28 a. C. da Augusto per sé e per la sua famiglia, fu costruito fuori del pomerio, nella parte più settentrionale del Campo Marzio. Strabone descrive efficacemente il monumento come "un grande tumulo... su alta base di pietra bianca, coperto fino alla sommità da alberi sempre verdi; sul vertice è il simulacro bronzeo di Augusto e sotto il tumulo sono le sepolture di lui, dei parenti e dei familiari; dietro è un grande bosco con mirabili passeggi". Oltre ad Augusto furono sepolti nel mausoleo Ottavia e il figlio Marcello, Agrippina Maggiore, Agrippa, Gaio e Lucio Cesari, Druso Maggiore, Germanico, Tiberio, Caligola, Claudio, Vespasiano (temporaneamente), Nerva e infine Giulia Domna. Trasformato nel Medioevo in fortezza, poi in ameno giardino pensile e successivamente in luogo di spettacoli e di audizioni musicali, l'Augusteo fu dapprima sistematicamente esplorato (1926-30) e infine isolato e ridotto nella forma attuale (1930 e seguenti). È un grande tumulo di 300 piedi di diametro (m 89 circa) con basamento che sostiene un cumulo di terra fertile, come le tombe etrusche a tumulo. Nelle recenti ricerche è stato accertato che l'ossatura del monumento era costituita da una serie di cinque muri anulari di opera reticolata che racchiudevano, al centro, un nucleo cilindrico che doveva formare la spina dell'edificio, giungendo fino alla sommità del tumulo a sostenere la statua bronzea di Augusto menzionata da Strabone. Questa spina ricorda il pilastro centrale di alcune tombe etrusche (tumulo della Pietrera di Vetulonia, Tomba di Casal Marittimo, ecc.). Il primo muro, fasciato di blocchi di travertino, costituisce la cella a pianta anulare con tre nicchie per le deposizioni disposte in croce. Segue un muro di forte spessore (m 5,70), anch'esso fasciato di blocchi, poi un terzo muro di circa 3 metri di spessore, collegato con speroni radiali al quarto. Entrambi questi muri sono rivestiti di opera reticolata. Il quinto muro, il cui nucleo cementizio era spesso m 4,35, costituiva il tamburo esterno del monumento; fra questo muro e il precedente si inserivano dodici grandi nicchie con speroni radiali.
Fondamentali per la ricostruzione dell'architettura esterna del monumento sono alcune schede di Baldassarre Peruzzi, nel Gabinetto di disegni degli Uffizî, con appunti misurati, presi durante gli scavi del 1519.
Da esse risulta che il basamento aveva il plinto spiccante su un basso zoccolo; in alto l'ordine era coronato da una semplice fascia. L'altezza era di circa m 6,90, il che coincide con le misure date dal Peruzzi (Gatti). Una cornice dorica disegnata dallo stesso Peruzzi doveva essere impiegata nel coronamento di un secondo ordine architettonico sostenuto dal secondo muro anulare, che è di spessore maggiore degli altri. In tal modo l'A., oltre che alle tombe etrusche, si richiama a modelli greci e specialmente ellenistici (Mausoleo di Alicarnasso, Arsinoèion di Samotracia, ecc.). La porta del mausoleo era fiancheggiata da pilastri su cui erano incise le Res gestae Divi Augusti e da due obelischi di imitazione egizia (rialzati sull'Esquilino e sul Quirinale); l'area circostante, limitata da cippi, era lastricata e intorno si estendevano le silvae et ambulationes in usum populi ricordate da Svetonio.
Provengono dagli scavi del mausoleo alcuni frammenti di statue iconiche di membri della casa Giulia, le urne di Agrippina Maggiore (Campidoglio), di Nerone figlio di Germanico (perduta), di Ottavia, di Tiberio (perduta), iscrizioni di Marcello e di Ottavia, di uno dei principes iuventutis, di Germanico, di Vespasiano, di Nerva e, infine, frammenti di iscrizioni che ripetevano all'esterno del basamento il testo di quelle esistenti nella cella sepolcrale.
Bibl.: R. Lanciani, in Not. Scavi, VII, 1882, pp. 152-155; V. Gardthausen, in Röm. Mitt., XXXVI-XXXVII, 1921-22, pp. 111-144; E. Kornemann, Mausoleum und Totenbericht des Augustus, Lipsia-Berlino 1921; A. M. Colini-G. Q. Giglioli, in Bull. Com., LIV, 1926, pp. 191-234; R. A. Cordingley-A. Richmond, in Pap. Brit. Sch., X, 1927, pp. 23-35; A. Bartoli, in Boll. d'Arte, VII, 1927-28, pp. 30-46; S. B. Platner-T. Ashby, Topogr. Dict. Anc. Rome, Oxford 1929, s. v.; G. Q. Giglioli, in Capitolium, VI, 1930, pp. 532-567; G. Gatti, in Capitolium, X, 1934, pp. 457-464; id., in L'Urbe, III, 1938, n. 8, p. 1 ss.