WASSERMANN, August von
Medico, nato il 21 febbraio 1866 a Bamberga, morto il 16 marzo 1925 a Berlino. Si laureò a Strasburgo nel 1888; nel 1890 divenne assistente nell'Istituto per le malattie infettive R. Koch, nel 1901 libero docente, nel 1902 professore straordinario, nel 1911 ordinario; fino dal 1906 ebbe la direzione della sezione di terapia sperimentale e di biochimica in detto istituto donde nel 1913 passò al nuovo istituto di terapia sperimentale alla Kaiser Wilhelm-Gesellschaft in Berlino-Dahlem. Collaborò con R. Pfeiffer, L. Brieger, C. Bruck, J. Citron nello studio dei più importanti problemi della moderna immunologia. È particolarmente noto per avere indicato un metodo largamente applicato per la diagnosi della sifilide: la cosiddetta reazione di Wassermann (Deut. med. Wochenschr., 1906, XXXII; v. appresso).
Scrisse: Hämolysine, Cytotoxine, und Präzipitine, in Slg. Klin. Vortr., Lipsia 1902; Wesen der Infektion, Misch- und sekundärinfection, Erbliche Übertragung von Infectionskrankheiten, in Handb. d. Mikroorg., I, Jena 1903; Bacillus pyocyaneus, III, ivi 1903; Antitoxische Sera, IV,1, ivi 1904; Immunität bei Bacillus pyocyaneus, IV, ivi 1904; Die Bedeutung der Bakterien für die Gesundheitspflege, in Veröff. Volkshyg., 8, Monaco 1905; Serodiagnostik der syphilis in Handb. d. path. Mikroorg., 2ª ed., VII, Jena 1913; insieme con V. Kolle ha pubblicato la seconda edizione del Handbuch der pathogenen Mikroorganismen.
Sieroreazione di Wassermann. - Serve per la diagnosi della sifilide. Per praticare la reazione di Wassermann occorrono i seguenti reagenti: 1. Antigene che può essere costituito: a) da un estratto acquoso o alcoolico di fegato sifilitico; b) da un estratto alcoolico di cuore di cavia o di bue; c) da antigeni artificiali preparati secondo il metodo di Sachs-Rondoni. L'antigene che s'adopera per la reazione, prima dell'uso deve essere titolato, ossia deve essere calcolata quale ne è la quantità minima ma sufficiente necessaria per la reazione. 2. Siero sospetto da esaminare, inattivato ossia scaldato a 56° per 30′. 3. Siero sicuramente sifilitico inattivato. 4. Siero sicuramente normale inattivato. 5. Complemento fresco (siero di cavia). 6. Siero emolitico per globuli di bue o di montone di titolo conosciuto e inattivato. 7. Emulsione al 5% di globuli rossi, lavati, o di bue o di montone a seconda del siero che si adopera. 8. Soluzione fisiologica sterile al 9%.
Prima di procedere alla sieroreazione è necessario praticare la titoìazione del complemento, ossia valutare a quale diluizione deve essere usato il siero di cavia fresco per avere un'emolisi totale nel sistema indicatore.
Per la titolazione del complemento. si procede secondo il seguente schema:
Si mettono le provette ancora per due ore in termostato a 37°. La dose di complemento (siero di cavia diluito 1/10) da usarsi sarà quella dose minima che avrà dato completa emolisi. Titolato il complemento si dispone la reazione secondo il seguente schema (tecnica in uso presso l'Istituto sieroterapico milanese).
Ammettendo: antigene titolo = 1 + 7; complemento di cavia (diluizione 1 : 10) titolo = 0,8; siero emolitico (antimontone o antibue) titolo =1/300:
Risultato: se il siero in esame è sifilitico nella provetta 1, non si ha emolisi, se esso non è sifilitico, si ha emolisi completa. Le provette 2, 3, 5, 6, servono come controllo; nella 2 non si deve avere emolisi, nelle 3, 4, 5, 6, si deve avere emolisi completa; nelle provette 4, 5, 6, al posto dei reagenti mancanti va messa una quantità corrispondente di soluzione fisiologica. Se nella provetta 5 si ha arresto dell'emolisi significa che il siero in esame è dotato di potere autodeviante o anticomplementare, quindi la reazione è dubbia. Tra l'emolisi totale e la mancanza di emolisi si possono avere emolisi parziali che sono indicate con (+ + −) o (+ − −) a seconda del grado di emolisi ottenuta.
Questa tecnica, che sostanzialmente si avvicina a quella originale del Wassermann, è stata alquanto modificata da L. Philipson che imposta la reazione sul concetto del tempo necessario a ottenere l'emolisi mediante una quantità di complemento preventivamente stabilita. Supponendo, per es., che con una quantità x di complemento si abbia l'emolisi in 5 minuti, la prova è considerata come positiva allorquando aggiungendo nella provetta il sistema antigene + siero in esame, s'ottiene l'emolisi oltre quel tempo, ossia oltre i 10 minuti. Con siffatto procedimento la prova sarebbe resa più sensibile e più rapida.
Interpretazione dei risultati. - Una reazione fortemente positiva (+ + +) o parzialmente positiva (+ + −) è indice di un'infezione luetica. Una emolisi non completa (+ − −) rende il risultato della prova dubbio, anche perché si può verificare sia in individui normali (raramente) sia e più frequentemente in diverse míalattie infettive (tifo, morbillo, scarlattina, lebbra, malaria, tumori). È pure da ricordare che il siero degl'itterici e degli alcoolisti non luetici può dare reazione positiva. In luetici sottoposti a cure specifiche la reazione deve essere praticata dopo un intervallo di almeno tre mesi dalla fine della cura. Si dànno casi di luetici accertati in cui la reazione di Wassermann si presenta negativa; in tali casi si suole procedere alla riattivazione biologica della Wassermann mediante una iniezione di arsenobenzolo (gr. 0,45) o di bismuto o di mercurio. La sieroreazione del Wassermann in questo caso va ripetuta dopo 10, 15, 30 giorni dall'iniezione riattivante.
Meccanismo della reazione. - Il concetto in primo tempo seguito che cioè nel siero luetico fossero contenuti anticorpi specifici, provocati dalla spirocheta, che in contatto con un antigene luetico si fissassero su questa deviando il complemento, è attualmente abbandonato. Oggidì s'ammette che la reazione sia dovuta a un cambiamento di equilibrî nel plasma provocato dalla presenza del virus sifilitico: i colloidi contenuti nel sangue sifilitico allo stato di equilibrio instabile, in presenza di un lipoide precipiterebbero e il complemento verrebbe fissato dal precipitato.