MORI, Attilio
MORI, Attilio. – Nacque a Firenze il 12 settembre 1865, da Ferdinando, negoziante, e da Carlotta Bocci, e fu battezzato con i nomi di Attilio Giuseppe Angiolo.
Insieme ai genitori si stabilì in Napoli, dove frequentò la locale sezione fisico-matematica del Reale Istituto tecnico e nautico, orientata a quella formazione generale nelle materie umanistiche, matematiche, fisiche e naturali, che caratterizzò tutta la sua futura attività. Il suo interesse per la geografia iniziò nello stesso periodo, quando assistette alla nascita della Società africana d’Italia, nel 1882, e subì le lusinghe della propaganda coloniale. Rientrato con la famiglia a Firenze nel 1883, fu ammesso alla terza classe della stessa sezione fisico-matematica del locale Istituto tecnico. Sull’onda emozionale dell’esperienza napoletana, «fu all’avanguardia del piccolo nucleo di studiosi» (A. M., 1938, p. 2), artefici, già nel 1884, della fondazione della Sezione fiorentina della Società africana d’Italia, della quale fu eletto vicesegretario. Continuò gli studi regolari, non sempre coronati da successi, e giunse non senza difficoltà all’esame di maturità, che superò in due riprese, confermando la sua particolare predilezione per la geografia; ottenne il diploma tecnico nel 1885, senza speciali riconoscimenti di merito – contrariamente a quanto fu generosamente riportato subito dopo la sua morte (Assunto Mori, 1938, p. 211) – ma con una votazione di 80/110.
Proseguì gli studi a livello universitario, con l’iscrizione all’Istituto superiore di studi pratici e di perfezionamento di Firenze, dove ricevette un’impronta formativa di tipo positivista, prima dalle lezioni di Bartolomeo Malfatti e poi dalla frequentazione assidua del geografo Giovanni Marinelli, che subentrò a Malfatti (A. M., Giovanni Marinelli. Cenni necrologici, in La Nazione, n. 126-128 [6-8 maggio 1900], p. 5) e con il quale Mori poi strinse un’amicizia improntata da una collaborazione assidua e da «un’affezione sinceramente filiale” (ibid., p. 3).
All’età di 21 anni interruppe gli studi universitari, dopo aver vinto, classificandosi primo fra 35 candidati, un concorso per aspirante aiuto topografo dell’Istituto geografico militare (Igm), dove fu immesso in ruolo nel 1888. Assegnato alla direzione geodetica dell’Igm dal 1888 fino al 1895, fu impegnato in lavori di livellazione geometrica di precisione, meritando apprezzamenti «superiori ad ogni elogio» (A. M., 1939, p. 75) dal tenente generale Biagio De Benedictis, direttore pro tempore dell’Igm dall’ottobre 1894 al dicembre 1897; nel 1896 fu affiancato al professor Giovanni Celoria per l’esecuzione di una stazione astronomica a Crea; partecipò poi all’elaborazione dei calcoli di compensazione della prima rete trigonometrica italiana, al collegamento altimetrico tra l’Italia e la Svizzera, al Sempione, e quello tra l’Italia e l’Austria, allo Stelvio e allo Spluga.
Nella sua permanenza nell’ente cartografico dello Stato, lasciò una prova tangibile di quella fruttuosa fusione di conoscenze tecnico-scientifiche e umanistiche che caratterizzava la sua formazione culturale nella direzione della biblioteca dell’ente, che trasformò in un centro di eccellenza, sicuro riferimento per gli studi geografici e geotopocartografici. Dal 1899 fu redattore della Rivista geografica italiana e Bollettino della Società di studi geografici e coloniali, per assumerne, dopo la morte di Marinelli, la condirezione con il figlio di quest’ultimo, Olinto, conservata ancora negli anni successivi, con Roberto Almagià prima e con Renato Biasutti dopo.
Agli inizi del nuovo secolo, conseguì la libera docenza nell’Istituto di studi superiori di Firenze, dove tenne un corso di cartografia e topografia nell’anno accademico 1902-1903.
Nel 1910 risultò vincitore del concorso «Sulla emigrazione dalla Toscana», bandito dall’Accademia dei georgofili (Atti dell’Accademia dei Georgofili, serie V, t. VII, pp. XXIX-XXXVIII), della quale entrò a far parte , in qualità di Accademico corrispondente, nel 1915.
Con l’inizio della guerra italo-turca, giunse per lui il coronamento dei suoi interessi per la geografia coloniale: nella primavera del 1912 fu prima inviato in Libia per attività di rilevamento e poi incaricato della direzione dell’Ufficio coloniale dell’Igm. Nel 1915 lasciò l’ente cartografico dello Stato, a seguito della nomina a professore straordinario di Geografia presso la regia Università di Messina, città nella quale rimase fino al 1922, quando fu trasferito nell’analogo regio Istituto superiore di magistero di Firenze. Qui riprese i rapporti di collaborazione esterna con l’Igm, grazie soprattutto all’intesa e alla reciproca considerazione che si svilupparono con il generale Nicola Vacchelli, direttore dell'Igm dal 1919 (Caraci Luzzana, 1982, p. 165), che lo incaricò spesso di rappresentare l’Istituto in vari consessi scientifici nazionali e internazionali.
Nella collaborazione esterna con l’Igm Mori mostrò una dedizione e una convinta adesione a quel progetto di ampliamento degli obiettivi dell'istituto verso un più vasto orizzonte geografico al servizio del paese, al quale si conformava l’attività di Vacchelli, realizzando la prospettiva già adombrata nel 1882 quando la denominazione dell’ente era stata cambiata da Istituto topografico militare (ITM) a Istituto geografico militare. Mori fu partecipe di questo progetto al punto di assumere un ruolo di intellettuale organico e di velare con un dubbio di falso storico (Cantile, 2007, p. 41) la prima storia 'ufficiale' dell’Igm e delle principali operazioni geotopocartografiche nazionali di quegli anni (A.M., La cartografia ufficiale in Italia e l'Istituto geografico militare: notizie storiche raccolte e ordinate da A. M., Roma 1922.).
Raggiunti i limiti di età nel 1934, lasciò la cattedra all’Università di Firenze, pur non ritirandosi completamente dagli impegni scientifici. Nel 1935 fu nominato socio corrispondente della Società geografica italiana e nel 1936 membro della reale Commissione per la revisione toponomastica della Carta d’Italia.
Morì a Firenze il 16 dicembre 1937.
Nei suoi interessi scientifici Mori predilesse principalmente i campi della cartografia storica, della storia della cartografia e della geografia coloniale, ma i suoi cimenti non si limitarono solo a tali ambiti, estendendosi anche a quelli della geografia fisica e antropica, economica e politica, sicché «la bibliografia dei suoi scritti comprende più centinaia di numeri, ed anche restringendosi […] a ciò che porta un qualche segno di elaborazione originale, appar subito quanta più varia e versatile fosse diventata col tempo la produzione scientifica» (Caraci, 1938, p. 1). Lasciò in coloro che lo conobbero un vivo senso di apprezzamento per i molteplici meriti di studioso e per le grandi doti di umanità, di bontà e di equilibrio (A.M., 1938, p. 4). Nel 2002 l’Igm ha intitolato alla sua memoria la propria biblioteca, cartoteca ed emeroteca scientifica.
Opere: si ricordano in particolare gli Scritti geografici scelti e ordinati da Giuseppe Caraci a cura del Comitato nazionale per la geografia del CNR, Bologna 1939.
Fonti e Bibl.: Arch. storico dell’Opera di Santa Maria del Fiore di Firenze, Registro battesimale n. 188, maschi, 1865 Settembre 10-Settembre 16, f. 155; Arch. storico dell’ISIS Galileo Galilei di Firenze, Registro degli Alunni distinti per Sezioni e per anni di corso - Sezione Fisico-Matematica, anni scolastici 1882-’83, n. 81; 1883-’84, n. 69; 1884-’85, n. 90; Arch. della Sezione matricola dell’Igm, Registro dello stato matricolare dei dipendenti civili dell’Igm, n. 242 Serie del ruolo e Numero di matricola del Ministero. Assunto Mori, A. M. Necrologio, in Bollettino della R. Società geografica Italiana, serie VII, vol. III, n. 2-3, 1938, pp. 211-214; [s. a.], A. M., in Rivista geografica italiana, XLV (1938), pp. 1-8; [s. a.], La solenne commemorazione di A. M., ibid., XLVI (1939), pp. 73-81; G. Caraci, Introduzione, in A. M., Scritti geografici scelti ..., cit., pp. 1-11; I. Caraci Luzzana, La Geografia italiana tra ‘800 e ‘900 (dall’Unità a Olinto Marinelli), Genova 1982, p. 165; A. Cantile, A. M. (12 settembre 1865 - 16 dicembre 1937), in L’Universo, LXXXII (2002), n. 3, pp. 421-423; Id., Sulla nascita della cartografia ufficiale italiana: gesuiti, scolopi, scienziati laici e militari, tra le esigenze della polemologia, le occorrenze dell’amministrazione e le necessità della scienza, in Id. (a cura di), La cartografia in Italia. Nuovi metodi e nuovi strumenti dal Settecento ad oggi, Firenze, 2007, pp. 31-57.