ATESSA (A. T., 24-25-26)
Piccola città della provincia di Chieti, posta nella regione subappenninica fra il Sangro e il Sinello e precisamente su un dosso (450 m.) foggiato quasi a semicerchio, lambito a S. da un profondo burrone che si apre verso l'Osento, a N. dalle testate di alcuni valloncelli che formano l'Apello (Sangro); il dosso termina ad E., presso la piazza Garibaldi, con uno sprone alto 475 m., che forma un magnifico belvedere con vasto panorama su tutta la regione subappenninica fino al mare (distante circa 16 km.) da un lato, sull'Appennino (Gran Sasso, Majella) dall'altro. La città è famosa per la sua cattedrale di S. Leucio con portale del'300 adorno d'un ricco rosone di tipo pugliese, e con interno a cinque navate; nella Chiesa si conserva un magnifico ostensorio in argento di Nicola da Guardiagrele (1418) con elegante piede, che sorregge un tempietto gotico sormontato da un angelo.
Il territorio comunale, di gran lunga il più ampio di tutta la provincia di Chieti (kmq. 99,8), esteso a N. fino al Sangro, è nelle zone migliori coltivato a uliveto (nella collina stessa ove sorge la città e nelle vicine), inoltre a vigneto, a grano, a mais. Estesi sono i pascoli, che alimentano molto bestiame ovino e dànno vita all'industria delle pelli (conceria) e dei latticinî (caciocavalli). Alcune cave di buona argilla favoriscono anche la fabbricazione di stoviglie e mattoni.
Per la ricchezza dei suoi prodotti e per la posizione centrale nella provincia di Chieti, Atessa era in passato centro di fiorenti fiere. Nel 1545 contava circa 2600 ab., nel 1669, dopo un triste periodo di pestilenze, torbidi e terremoti, circa 2300 ab. Alla fine del sec. XVIII ne aveva 5500, cresciuti a 9171 nel 1861, a 10.100 nel 1881, a 10.233 nel 1901. L'aumento assai lento dell'ultimo ventennio ha poi ceduto il posto, qui come in altri comuni del Chietino, a una lieve diminuzione: 9654 ab. nel 1911 e 9430 nel 1921, dei quali 3370 nel centro, 6060 nel territorio, che si segnala per l'alto contingente di popolazione sparsa. Atessa è dal 1913 collegata per mezzo di un breve tronco ferroviario alla stazione di Archi della ferrovia sangritana; un servizio automobilistico la unisce a Torino di Sangro.